Emancipazione + pazienza: una formula di vita che sto sperimentando su me stesso in questa mezza età particolarmente fitta di sfide familiari, lavorative e più in generale emotive. Proprio mentre scrivo queste parole mi accorgo dei buoni frutti che incominciano a maturare, e mi sto convincendo sempre più che col tempo sto riuscendo a liberarmi da condizionamenti del passato, non tramite rimozione bensì tramite l’accettazione, cambiando prospettiva, e godendomi la vita in maniera più serena rispetto a prima. È una serenità che sblocca le emozioni e di conseguenza la chiarezza dei nostri veri valori. Quindi a cascata, ne conseguono effetti pratici come un aumento di produttività, migliore presenza nei rapporti e così via.
Qualunque sia la fonte di problemi, ad esempio se siamo frustrati dalla disubbidienza dei nostri figli o da conflitti col vicino chiassoso, dalla poca produttività al lavoro o da insuccessi in ambito amoroso.. non siamo sempre noi stessi a vivere le situazioni e ad interpretarle in modo soggettivo prima di subirne le conseguenze? E come mai la nostra mente ed il nostro corpo reagiscono negativamente, talvolta con problemi di salute cronici? Forse perché spesso, da specie animale quale siamo, ci manca il vero libero arbitrio: siamo schiavi dei nostri istinti derivanti da un subconscio poco conosciuto e di conseguenza poco controllabile. Risulta sicuramente più semplice lamentarsi ed incolpare eventi o persone, ma così facendo non ci diamo nemmeno l’occasione di migliorare le situazioni, a partire dalla nostra percezione degli eventi.
Ora che ne comprendo meglio l’essenza, non mi stuferò mai di rileggere il celebre testo dell’Oracolo di Delfi:
“Ti avverto, chiunque tu sia. Oh tu che desideri sondare gli Arcani della Natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi non potrai trovarlo nemmeno fuori. Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre meraviglie? In te si trova occulto il tesoro degli Dei. Oh Uomo, conosci te stesso e conoscerai l'Universo degli Dei.”
Questa perla di saggezza durata nei millenni ci regala la chiave ottimale per affrontare le sfide che ci presenta continuamente la vita. Facendo un paziente percorso di lavoro interiore per conoscerci meglio, possiamo imparare ad ascoltare, riavvicinarci ai bisogni del nostro subconscio, liberarci dai condizionamenti esterni e trovare la nostra via di emancipazione ideale; quella che ci fa sentire più vivi e da luogo alla formazione della nostra personalità; quella in cui esprimiamo al meglio il nostro potenziale. Il fatto che il concetto sia noto sin dall'antichità non deve ridurne l’importanza, anzi: più la vita occidentale diventa caotica, più il lavoro interiore sarà un aspetto vitale per la sopravvivenza. Qualunque sia la fonte del conflitto, siamo noi che lo rendiamo tale. Come già anticipato, non riuscire ad esprimerci liberamente implica inevitabilmente degli effetti collaterali, sia a livello mentale che fisico, che possono cronicizzarsi col passare del tempo.
Da cosa esattamente abbiamo la necessità di emancipazione quindi? Dagli aspetti interni che non ci permettono di essere noi stessi. In particolare:
In poche parole, diventa una missione personale evitare di tradire noi stessi e la nostra identità, liberandoci da schemi ereditati e da pressioni insensate, o comunque non in linea con i nostri veri valori. Solo tramite l'abreazione di questi nodi mentali e ascoltando i proprio bisogni, è possibile raggiungere la propria individualità, uno dei pilastri per la formazione di una personalità sana, come affermato dal celebre psicologo statunitense May Rollo, il quale scrisse “Coloro che cercano di inaridire i propri bisogni istintuali svuotano la vita di contenuto; il loro fiume è prosciugato”.
E quando si impara a dare più ascolto alle emozioni, è del tutto umano percepire la vita come una montagna russa, quindi avere fasi di paura/insicurezza estrema, non vedere la luce in fondo al tunnel. Vale la pena in quei momenti focalizzarsi sulle gioie del presente e dare ascolto alle necessità di riposo, sapendo che ci saranno giorni molto migliori. Si tratta di un lavoro di liberazione interna che richiede pazienza e possibilmente percorsi di coaching, counseling o terapia. Ma la vita è una e merita di essere vissuta a pieno.
Qualunque sia la fonte di problemi, ad esempio se siamo frustrati dalla disubbidienza dei nostri figli o da conflitti col vicino chiassoso, dalla poca produttività al lavoro o da insuccessi in ambito amoroso.. non siamo sempre noi stessi a vivere le situazioni e ad interpretarle in modo soggettivo prima di subirne le conseguenze? E come mai la nostra mente ed il nostro corpo reagiscono negativamente, talvolta con problemi di salute cronici? Forse perché spesso, da specie animale quale siamo, ci manca il vero libero arbitrio: siamo schiavi dei nostri istinti derivanti da un subconscio poco conosciuto e di conseguenza poco controllabile. Risulta sicuramente più semplice lamentarsi ed incolpare eventi o persone, ma così facendo non ci diamo nemmeno l’occasione di migliorare le situazioni, a partire dalla nostra percezione degli eventi.
Ora che ne comprendo meglio l’essenza, non mi stuferò mai di rileggere il celebre testo dell’Oracolo di Delfi:
“Ti avverto, chiunque tu sia. Oh tu che desideri sondare gli Arcani della Natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi non potrai trovarlo nemmeno fuori. Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre meraviglie? In te si trova occulto il tesoro degli Dei. Oh Uomo, conosci te stesso e conoscerai l'Universo degli Dei.”
Questa perla di saggezza durata nei millenni ci regala la chiave ottimale per affrontare le sfide che ci presenta continuamente la vita. Facendo un paziente percorso di lavoro interiore per conoscerci meglio, possiamo imparare ad ascoltare, riavvicinarci ai bisogni del nostro subconscio, liberarci dai condizionamenti esterni e trovare la nostra via di emancipazione ideale; quella che ci fa sentire più vivi e da luogo alla formazione della nostra personalità; quella in cui esprimiamo al meglio il nostro potenziale. Il fatto che il concetto sia noto sin dall'antichità non deve ridurne l’importanza, anzi: più la vita occidentale diventa caotica, più il lavoro interiore sarà un aspetto vitale per la sopravvivenza. Qualunque sia la fonte del conflitto, siamo noi che lo rendiamo tale. Come già anticipato, non riuscire ad esprimerci liberamente implica inevitabilmente degli effetti collaterali, sia a livello mentale che fisico, che possono cronicizzarsi col passare del tempo.
Da cosa esattamente abbiamo la necessità di emancipazione quindi? Dagli aspetti interni che non ci permettono di essere noi stessi. In particolare:
- da schemi familiari rigidi ereditati più o meno inconsapevolmente - i vari “stai attento”, “non piangere”, “non si fa” subiti da piccoli, che possono perseguitarci con conseguenti blocchi e timori anche in età matura
- talvolta legato al punto precedente, da sensi di colpa eccessivi, ad esempio quando decidiamo di concederci dovute pause dal lavoro, ma da stacanovisti non ci sentiamo di meritarle; oppure quando non ci comportiamo secondo criteri di buonismo e moralismo perfetto (ancora più accentuato per mia esperienza personale nei paesi anglosassoni, reduci del galateo vittoriano..)
- da condizionamenti in ambito religioso che possono influenzare un eccesso di moralismo artificiale, bloccare la libertà di espressione, o addirittura castrare il pensiero e la creatività, restringendo il nostro campo di azione e quindi di evoluzione
- da pressioni sociali a livello di micro o macro cultura, e da parte dei media che ci influenzano sempre più con l'avanzamento tecnologico, occupando la nostra mente con pensieri ansiogeni; per evitare la nevrosi in questa società che punta costantemente al top della classifica, prima di trovare la proprio via del successo serve trovare prima il coraggio dell'imperfezione e l’accettazione dei propri limiti nel presente
- dalla pigrizia fisica e mentale, e dalla comfort zone, che risulta all’apparenza la via della tranquillità, ma in realtà si tratta di una gabbia dorata caratterizzata dalla paura del cambiamento, e da una graduale di stimoli e vitalità
- dal non saper dire di no, per una scarsa attenzione ai propri bisogni, messi in secondo piano rispetto a richieste altrui
In poche parole, diventa una missione personale evitare di tradire noi stessi e la nostra identità, liberandoci da schemi ereditati e da pressioni insensate, o comunque non in linea con i nostri veri valori. Solo tramite l'abreazione di questi nodi mentali e ascoltando i proprio bisogni, è possibile raggiungere la propria individualità, uno dei pilastri per la formazione di una personalità sana, come affermato dal celebre psicologo statunitense May Rollo, il quale scrisse “Coloro che cercano di inaridire i propri bisogni istintuali svuotano la vita di contenuto; il loro fiume è prosciugato”.
E quando si impara a dare più ascolto alle emozioni, è del tutto umano percepire la vita come una montagna russa, quindi avere fasi di paura/insicurezza estrema, non vedere la luce in fondo al tunnel. Vale la pena in quei momenti focalizzarsi sulle gioie del presente e dare ascolto alle necessità di riposo, sapendo che ci saranno giorni molto migliori. Si tratta di un lavoro di liberazione interna che richiede pazienza e possibilmente percorsi di coaching, counseling o terapia. Ma la vita è una e merita di essere vissuta a pieno.