In psicologia, l’evolversi del ciclo vitale si muove di pari passo con i mutamenti e i bisogni di ogni singolo individuo.
Siamo nell’epoca della famiglie che implodono, di genitori che si chiamano in causa, di figli che diventano merce di scambio tra i giorni del mese e un assegno a contributo, sempre che questo arrivi.
In questi giorni in particolare, mi sono chiesta come facciano coppie della mia generazione ancora a reggere e che caratteristiche si devono unire perché eventi critici durante la vita di una famiglia permettano il passaggio allo stadio successivo.
Sarebbe troppo banale dire che il problema è esistenziale e che la gente si unisce e fa figli perché ci hanno insegnato che se questo non accade allora una vera realizzazione non la si potrà mai ottenere, ma invece un fondo di verità in tutto questo c’è.
È chiaro che nella nostra era abbiamo agito per contrasto, molto spesso imponendoci di rappresentare un esempio all’opposto, lavorando duramente per una proiezione del se’ che vertesse altrove rispetto a tutto quello che abbiamo visto fin da bambini.
Le donne hanno iniziato a pretendere spazi, autonomia e cultura e gli uomini, molto spesso cresciuti da madri che non li hanno mai svezzati sono rimasti ancorati ai miti della loro infanzia.
Il punto centrale è l’insieme delle micro oscillazioni. Costantemente siamo sottoposti a situazioni che comportano un cambiamento nelle modalità di relazione con una precisa rinegoziazione dei ruoli e delle regole e se questo coinvolge soggetti rigidi o irrisolti emotivamente la sconfitta è assicurata.
Sarebbe auspicabile, per uno sviluppo adeguato, che ognuno dei membri si muova secondo un appropriato livello di competenza in cui siano il sostegno e l’autonomia a prevalere.
Figli ancora dipendenti dalle proprie famiglie di origine, nella praticità come nei comportamenti, saranno solo padri e madri che prima o poi si arrenderanno inconsapevolmente e che per una intera esistenza porteranno la colpa verso l’altro senza pensare che essere una coppia non significa sopportassi con educazione.
Siamo nell’epoca della famiglie che implodono, di genitori che si chiamano in causa, di figli che diventano merce di scambio tra i giorni del mese e un assegno a contributo, sempre che questo arrivi.
In questi giorni in particolare, mi sono chiesta come facciano coppie della mia generazione ancora a reggere e che caratteristiche si devono unire perché eventi critici durante la vita di una famiglia permettano il passaggio allo stadio successivo.
Sarebbe troppo banale dire che il problema è esistenziale e che la gente si unisce e fa figli perché ci hanno insegnato che se questo non accade allora una vera realizzazione non la si potrà mai ottenere, ma invece un fondo di verità in tutto questo c’è.
È chiaro che nella nostra era abbiamo agito per contrasto, molto spesso imponendoci di rappresentare un esempio all’opposto, lavorando duramente per una proiezione del se’ che vertesse altrove rispetto a tutto quello che abbiamo visto fin da bambini.
Le donne hanno iniziato a pretendere spazi, autonomia e cultura e gli uomini, molto spesso cresciuti da madri che non li hanno mai svezzati sono rimasti ancorati ai miti della loro infanzia.
Il punto centrale è l’insieme delle micro oscillazioni. Costantemente siamo sottoposti a situazioni che comportano un cambiamento nelle modalità di relazione con una precisa rinegoziazione dei ruoli e delle regole e se questo coinvolge soggetti rigidi o irrisolti emotivamente la sconfitta è assicurata.
Sarebbe auspicabile, per uno sviluppo adeguato, che ognuno dei membri si muova secondo un appropriato livello di competenza in cui siano il sostegno e l’autonomia a prevalere.
Figli ancora dipendenti dalle proprie famiglie di origine, nella praticità come nei comportamenti, saranno solo padri e madri che prima o poi si arrenderanno inconsapevolmente e che per una intera esistenza porteranno la colpa verso l’altro senza pensare che essere una coppia non significa sopportassi con educazione.