Voglio dare pubblico riconoscimento di merito a tutti i partecipanti all’ultima assemblea, per aver reso le armi del giudizio. Anche il signore del secondo piano, che solitamente delega per poi lamentarsi, ha onorato tutti noi della sua presenza.
Devo dire che la disposizione della maggioranza ad ascoltare le istanze minoritarie poste dell’usciere, ha permesso di sentire ed assaporare quest’aria nuova per le scale. Un bel flusso di corrente che entra, sta ed esce a scandire il nuovo stare, nell’arte antica del porsi, dell’opporsi e del superarsi.
La signora del quarto piano poi, invitata sobriamente dal vicino timido, più che dal buoncostume, del suo sciorinare in pubblico la lingerie, si è chiesta il come mai. Sospesa, senza nette risposte al petto e con gusto, si sente meno sola e tra le sue stanze c’è un grande andirivieni.
Sono lieto di comunicare che i signori dell’attico hanno deciso che è meglio non intasare gli scarichi piuttosto che ricorrere così spesso all’autospurgo. E che il gran seduttore del piano terzo, ottimo consolatore, l’ho visto stare nudo, in silenzio, abbracciato al vicino predicatore, ottimo manipolatore.
Voglio inoltre ringraziare i bambini che animano la nostra casa con le immagini del desiderio. E gli anziani di questo consiglio nel ricordarci che ormai, ormai, ogni autentico progetto di ristrutturazione creativo, è possibile a partire da una decostruzione dello stabile: vani, scale, impianti e reti.
Quanto a me stesso, che mi vergogno ancora di vergognarmi, vostro nominato in qualità di testimone, e balbuziente voce narrante del nostro dialogare, vorrei re-innovare la responsabilità verso tutti noi di rivelare le trame di nostra difesa, gli orditi dell’azione e della compensazione. E di tutte le altre arti del velare e dello svelare.
Ed infine, i nostri artisti che dal piano terra muovono di giorno per strada a ri-conoscere e scambiare i pesci pescati di notte, quando muovono, nelle segreta immersi, là dove terra accoglie ed acqua smotta fondamenta. E da poeti fanno, di pietra d’inciampo, trampolino al salto. Quello nuovo. Di paradigma.
E all’eco di un maestro che risuona: “la risposta è nel tuo domandare” continuiamo a chiederci: “ ma io, in questa casa so stare?”
Devo dire che la disposizione della maggioranza ad ascoltare le istanze minoritarie poste dell’usciere, ha permesso di sentire ed assaporare quest’aria nuova per le scale. Un bel flusso di corrente che entra, sta ed esce a scandire il nuovo stare, nell’arte antica del porsi, dell’opporsi e del superarsi.
La signora del quarto piano poi, invitata sobriamente dal vicino timido, più che dal buoncostume, del suo sciorinare in pubblico la lingerie, si è chiesta il come mai. Sospesa, senza nette risposte al petto e con gusto, si sente meno sola e tra le sue stanze c’è un grande andirivieni.
Sono lieto di comunicare che i signori dell’attico hanno deciso che è meglio non intasare gli scarichi piuttosto che ricorrere così spesso all’autospurgo. E che il gran seduttore del piano terzo, ottimo consolatore, l’ho visto stare nudo, in silenzio, abbracciato al vicino predicatore, ottimo manipolatore.
Voglio inoltre ringraziare i bambini che animano la nostra casa con le immagini del desiderio. E gli anziani di questo consiglio nel ricordarci che ormai, ormai, ogni autentico progetto di ristrutturazione creativo, è possibile a partire da una decostruzione dello stabile: vani, scale, impianti e reti.
Quanto a me stesso, che mi vergogno ancora di vergognarmi, vostro nominato in qualità di testimone, e balbuziente voce narrante del nostro dialogare, vorrei re-innovare la responsabilità verso tutti noi di rivelare le trame di nostra difesa, gli orditi dell’azione e della compensazione. E di tutte le altre arti del velare e dello svelare.
Ed infine, i nostri artisti che dal piano terra muovono di giorno per strada a ri-conoscere e scambiare i pesci pescati di notte, quando muovono, nelle segreta immersi, là dove terra accoglie ed acqua smotta fondamenta. E da poeti fanno, di pietra d’inciampo, trampolino al salto. Quello nuovo. Di paradigma.
E all’eco di un maestro che risuona: “la risposta è nel tuo domandare” continuiamo a chiederci: “ ma io, in questa casa so stare?”