Il tema del dovere è interessante e molto ampio.
Se devo (e non lo dico a caso..) identificare quando ci viene proposto, posso pensare che questo accada nella ns. prima età, direi entro i primi 2/3 anni di vita.
E’ un periodo pieno di scoperte si, ma anche di “devi !” ben definiti.
“Devi !” che accettiamo perché ancora non abbiamo conoscenza del fatto che ognuno possiede capacità per sviluppare diverse e proprie modalità nello svolgere un compito, nel relazionarsi con gli altri, nel giocare, nello stare insieme, nel condurre le proprie responsabilità, etc.
In quel momento, lo “scegli tu”, il “vuoi” non sono contemplati.
Schemi mentali di altri vengono a noi proposti come assiomi inattaccabili.
E tendiamo a nostra volta a volerli proiettare sugli altri.
Superare questi memi è cosa non da poco.
Richiede un grande lavoro sulla propria capacità di comprensione di se stesso e dell’altro.
Anche in questo caso il “cambiamento” è un passo che provoca turbamenti ai più.
Ma… vi sono sempre diversi modi nel fare, nell’affrontare, nel condividere, nell’amare e nell’essere amati, nel lasciare e nell’essere lasciati, nel gestire le gioie e i dolori e si potrebbe proseguire..
Noi tendiamo ad applicare quello che nel nostro inconscio troviamo come un modello già esistente. Quello che ci da “meno da fare” in quanto già pronto, gia servito. Fornito in modalità “copia” da chi ce l’ha trasmesso senza essere noi e senza chiederci nessun via libera…
E noi siamo portati ad usarlo senza neppure modificare la forma né la sostanza. Siamo pigri. Prendiamo quanto è di più facile e vicino.
Ma perché non provare invece a comprendere che esistono anche altri modelli oltre a quelli già preconfezionati e forniti da altri e essere consci che noi abbiamo la piena capacità di realizzarli in autonomia, modelli che ci fanno stare bene, modelli che rimangono a noi, modelli che rispettano i nostri principi, modelli che vivono le nostre emozioni, modelli che in base alle nostre evoluzioni interne si modificano e diventano sempre più evoluti e leggeri anch’essi.
Modelli che possono portare a chiederci perché “Deve” sempre essere così ? E non invece “può” essere anche così o ancora meglio “Voglio che sia così”?
Mettersi in tale condizione ci permette di rispondere a noi stessi e agli altri abbandonando quelle forme precostituite e lasciando maggiore spazio all’esplorazione per arrivare a riconoscere le proprie esigenze e di conseguenza arrivare a trovare anche quelle necessarie per rispondere all’ambiente in cui ci muoviamo e per fare ricerca sull’altro.
Muoviamoci e troviamo quell’azione, quella chiave di volta per trasformare quel “devo” in “posso” e ancora meglio in “voglio”!! Scegliamo di “volere” !
Se devo (e non lo dico a caso..) identificare quando ci viene proposto, posso pensare che questo accada nella ns. prima età, direi entro i primi 2/3 anni di vita.
E’ un periodo pieno di scoperte si, ma anche di “devi !” ben definiti.
“Devi !” che accettiamo perché ancora non abbiamo conoscenza del fatto che ognuno possiede capacità per sviluppare diverse e proprie modalità nello svolgere un compito, nel relazionarsi con gli altri, nel giocare, nello stare insieme, nel condurre le proprie responsabilità, etc.
In quel momento, lo “scegli tu”, il “vuoi” non sono contemplati.
Schemi mentali di altri vengono a noi proposti come assiomi inattaccabili.
E tendiamo a nostra volta a volerli proiettare sugli altri.
Superare questi memi è cosa non da poco.
Richiede un grande lavoro sulla propria capacità di comprensione di se stesso e dell’altro.
Anche in questo caso il “cambiamento” è un passo che provoca turbamenti ai più.
Ma… vi sono sempre diversi modi nel fare, nell’affrontare, nel condividere, nell’amare e nell’essere amati, nel lasciare e nell’essere lasciati, nel gestire le gioie e i dolori e si potrebbe proseguire..
Noi tendiamo ad applicare quello che nel nostro inconscio troviamo come un modello già esistente. Quello che ci da “meno da fare” in quanto già pronto, gia servito. Fornito in modalità “copia” da chi ce l’ha trasmesso senza essere noi e senza chiederci nessun via libera…
E noi siamo portati ad usarlo senza neppure modificare la forma né la sostanza. Siamo pigri. Prendiamo quanto è di più facile e vicino.
Ma perché non provare invece a comprendere che esistono anche altri modelli oltre a quelli già preconfezionati e forniti da altri e essere consci che noi abbiamo la piena capacità di realizzarli in autonomia, modelli che ci fanno stare bene, modelli che rimangono a noi, modelli che rispettano i nostri principi, modelli che vivono le nostre emozioni, modelli che in base alle nostre evoluzioni interne si modificano e diventano sempre più evoluti e leggeri anch’essi.
Modelli che possono portare a chiederci perché “Deve” sempre essere così ? E non invece “può” essere anche così o ancora meglio “Voglio che sia così”?
Mettersi in tale condizione ci permette di rispondere a noi stessi e agli altri abbandonando quelle forme precostituite e lasciando maggiore spazio all’esplorazione per arrivare a riconoscere le proprie esigenze e di conseguenza arrivare a trovare anche quelle necessarie per rispondere all’ambiente in cui ci muoviamo e per fare ricerca sull’altro.
Muoviamoci e troviamo quell’azione, quella chiave di volta per trasformare quel “devo” in “posso” e ancora meglio in “voglio”!! Scegliamo di “volere” !