Nella relazione d’aiuto sono fondamentali tre aspetti: il distacco emotivo, l’assenza di giudizio e la non interpretazione delle parole/azioni della persona.
In particolare il distacco emotivo permette di affrontare le situazioni senza coinvolgimento personale, evitando così di dare un significato a ciò che accade solo attraverso la propria esperienza.
Se non si attiva il distacco il rischio è che chi esegue il colloquio proietta sull’altro proprie situazioni irrisolte. Si vede nella persona che si ha di fronte una caratteristica simile o opposta, una polarità magari rinnegata che viene chiamata ad esprimersi, uscire. Così facendo si perde il significato vero della relazione d’aiuto, si creano situazioni di dipendenza, mentre è fondamentale riuscire a dare strumenti e un cambio di prospettiva, un significato nuovo che non viene interpretato, perché è soggettivo, relativo al mondo interno della persona.
“Mi piace dire ai miei studenti: Guardate la persona che avete di fronte nello stesso modo in cui guardereste un tramonto o una montagna. Accogliete questa visione con piacere. Prendetela per quello che è. Dopo tutto, è quello che fate anche con un tramonto". Infatti non dite: "Questo tramonto “dovrebbe essere più rosso" oppure "Queste montagne dovrebbero essere più alte al centro". Rimanete semplicemente a guardare stupiti. Cosi avviene con l’altra persona. La guardo senza dire "La sua pelle dovrebbe essere più rosea " oppure "I suoi capelli dovrebbero essere più corti". La persona è.”
In particolare il distacco emotivo permette di affrontare le situazioni senza coinvolgimento personale, evitando così di dare un significato a ciò che accade solo attraverso la propria esperienza.
Se non si attiva il distacco il rischio è che chi esegue il colloquio proietta sull’altro proprie situazioni irrisolte. Si vede nella persona che si ha di fronte una caratteristica simile o opposta, una polarità magari rinnegata che viene chiamata ad esprimersi, uscire. Così facendo si perde il significato vero della relazione d’aiuto, si creano situazioni di dipendenza, mentre è fondamentale riuscire a dare strumenti e un cambio di prospettiva, un significato nuovo che non viene interpretato, perché è soggettivo, relativo al mondo interno della persona.
“Mi piace dire ai miei studenti: Guardate la persona che avete di fronte nello stesso modo in cui guardereste un tramonto o una montagna. Accogliete questa visione con piacere. Prendetela per quello che è. Dopo tutto, è quello che fate anche con un tramonto". Infatti non dite: "Questo tramonto “dovrebbe essere più rosso" oppure "Queste montagne dovrebbero essere più alte al centro". Rimanete semplicemente a guardare stupiti. Cosi avviene con l’altra persona. La guardo senza dire "La sua pelle dovrebbe essere più rosea " oppure "I suoi capelli dovrebbero essere più corti". La persona è.”