Mi trovo sempre più spesso in situazioni che presentano un istintivo collegamento con il concetto di “rispetto” o, meglio, con la mancanza dello stesso.
C’è un agire superficiale che non considera i potenziali effetti delle nostre azioni non solo in relazione agli altri ma anche verso noi stessi.
Sembra quasi che la necessità di fare tanto, di essere presenti in una pluralità di situazioni comunque e dovunque, in modo sempre più veloce, connesso, multimediale ci spinga più ad apparire che ad essere.
Ci resta poco tempo per ascoltare, riflettere e capire. Arriviamo ad esternare senza grande consapevolezza ciò che vogliamo comunicare.
Forse si reputa che la prima cosa che ci viene in mente sia quella giusta per noi, che faccia il nostro bene e che tutto sommato ciò che provoca negli altri conti relativamente.
In realtà penso che in tutte le cose sia necessario un equilibrio, anzi sia auspicabile la ricerca del miglior equilibrio possibile.
Nel percorso di realizzazione personale orientato ad un fine positivo, ci troveremo in costante relazione con gli altri e con noi stessi. Tutti in continua evoluzione. Tutti espressione di un tesoro di esperienze di inestimabile valore che può continuare a crescere grazie ad un attento, accurato inserimento di tante tessere di un delicato mosaico proiettato a divenire una vera e propria opera d’arte.
Esiste quindi ambivalenza relazionale nel senso di avere la possibilità di dare ma anche di ricevere. Ma ci sarà ambivalenza anche nell’avere rispetto verso di noi e verso gli altri.
“Ama il prossimo tuo come te stesso” è secondo me da intendersi: “ama allo stesso modo te stesso e il prossimo tuo”, considerando il rispetto come una delle dimensioni dell’amore.
Attenzione a non confondere rispetto con debolezza, per timore di provocare emozioni negative (sconforto, tristezza, rabbia). Il rispetto si esprime anche prendendosi la responsabilità di dirci e di dire quando le cose non vanno bene, di dire o fare cose che temiamo feriscano ma che siamo convinti possano fare bene; di superare la paura di essere fraintesi.
Ritorna il concetto della ricerca di equilibrio che si sovrappone al concetto della ricerca dei limiti, ma che si basa sulla consapevolezza risultante dal percorso di conoscenza effettuato con costante rispetto.
Un circolo assolutamente virtuoso.
E avremo crescita potente. Potremo sfidare i nostri limiti, sorprendendoci nel superarli e nell’immaginarne di nuovi.
C’è un agire superficiale che non considera i potenziali effetti delle nostre azioni non solo in relazione agli altri ma anche verso noi stessi.
Sembra quasi che la necessità di fare tanto, di essere presenti in una pluralità di situazioni comunque e dovunque, in modo sempre più veloce, connesso, multimediale ci spinga più ad apparire che ad essere.
Ci resta poco tempo per ascoltare, riflettere e capire. Arriviamo ad esternare senza grande consapevolezza ciò che vogliamo comunicare.
Forse si reputa che la prima cosa che ci viene in mente sia quella giusta per noi, che faccia il nostro bene e che tutto sommato ciò che provoca negli altri conti relativamente.
In realtà penso che in tutte le cose sia necessario un equilibrio, anzi sia auspicabile la ricerca del miglior equilibrio possibile.
Nel percorso di realizzazione personale orientato ad un fine positivo, ci troveremo in costante relazione con gli altri e con noi stessi. Tutti in continua evoluzione. Tutti espressione di un tesoro di esperienze di inestimabile valore che può continuare a crescere grazie ad un attento, accurato inserimento di tante tessere di un delicato mosaico proiettato a divenire una vera e propria opera d’arte.
Esiste quindi ambivalenza relazionale nel senso di avere la possibilità di dare ma anche di ricevere. Ma ci sarà ambivalenza anche nell’avere rispetto verso di noi e verso gli altri.
“Ama il prossimo tuo come te stesso” è secondo me da intendersi: “ama allo stesso modo te stesso e il prossimo tuo”, considerando il rispetto come una delle dimensioni dell’amore.
Attenzione a non confondere rispetto con debolezza, per timore di provocare emozioni negative (sconforto, tristezza, rabbia). Il rispetto si esprime anche prendendosi la responsabilità di dirci e di dire quando le cose non vanno bene, di dire o fare cose che temiamo feriscano ma che siamo convinti possano fare bene; di superare la paura di essere fraintesi.
Ritorna il concetto della ricerca di equilibrio che si sovrappone al concetto della ricerca dei limiti, ma che si basa sulla consapevolezza risultante dal percorso di conoscenza effettuato con costante rispetto.
Un circolo assolutamente virtuoso.
E avremo crescita potente. Potremo sfidare i nostri limiti, sorprendendoci nel superarli e nell’immaginarne di nuovi.