Recentemente mi è capitato di partecipare ad un affascinante ed interessantissimo workshop di retablos con l’artista Barbara Capponi. Cosa sono? I retablos nascono come pale di altare in Spagna e hanno grande successo e diffusione in Sud America. Si chiamano anche retablos, o nichos, delle piccole scatole di legno e vetro all’interno delle quali sono rappresentate scene religiose, mitologiche o della vita di tutti i giorni. I retablos di Barbara si ispirano a quelli sudamericani e sono la rappresentazione di veri e propri micromondi fantastici con in più una piccola cosa che fa una grande differenza: un titolo. Durante il workshop ogni partecipante sotto la sua guida deve ideare e realizzare il proprio retablo, un piccolo diorama che contenga un messaggio personale, intimo tanto importante da essere ideato, realizzato, chiuso e immortalato dentro una teca da tenere poi a casa. Si parte dall’idea per poi arrivare all’immagine e infine al titolo. Sembra semplice ma non lo è.
Dopo sette ore di lavoro il mio retablo ha preso finalmente forma e ho deciso di intitolarlo: “Quando volava troppo via le spuntava una radice” (vedi foto). Ho voluto rappresentare nella mia “opera”, seppur semplice, tutta l’importanza che do’ alle radici, intese come contatto, connessione con la terra, con la natura.
“ Radici - Radicamento”.La prima volta che ho sentito pronunciare questa parola è stato circa quattro anni fa ad una delle prime lezioni di bioenergetica. La mia insegnante, passando tra noi, neofiti allievi, mi diede una lieve spinta e io persi l’equilibrio: “non sei radicata” mi disse. Lì per lì rimasi perplessa, mi sembrava davvero impossibile poter rimanere ferma a fronte di una spinta, concentrandomi semplicemente su un’immagine di radici che fuoriuscivano dai miei piedi. E invece…
“Noi esseri umani siamo come gli alberi” diceva Alexander Lowen, padre della bioenergetica, “radicati al suolo con un’estremità, protesi verso il cielo con l’altra, e tanto più possiamo protenderci quanto più forti sono le nostre radici terrene. Se sradichiamo un albero, le foglie muoiono; se sradichiamo una persona, la sua spiritualità diventa un’astrazione senza vita”.
Il grounding o radicamento, che letteralmente significa “avere i piedi ben piantati a terra” è il primo obiettivo della bioenergetica ed è rappresentato dalla posizione con gambe aperte tanto quanto il bacino, piedi leggermente orientati verso l’interno e ginocchia leggermente flesse. Le ginocchia infatti sono degli ammortizzatori, se fossero rigide non lascerebbero scorrere l’energia e non assorbirebbero il peso del corpo che si fermerebbe a livello lombare. Respirazione più addominale che toracica.
Per come lo vivo io, il radicamento significa portare a terra l’energia troppo concentrata nella testa, significa scaricare la tensione, l’ansia, svuotare la testa dai pensieri opprimenti. E’ una modalità per entrare dentro me stessa per ottenere più consapevolezza, più lucidità e giusto distacco nel “leggere” le persone, le parole, gli avvenimenti.
Per una come me, numero uno indiscussa nel lanciarsi in voli pindarici, nel costruire castelli in aria, nel credere più alle parole che ai fatti, nel seguire illusioni e aspettative anziché la realtà, pensare ad un abete con radici poderose, magari abbracciato ad un masso in un una cengia dolomitica in balia del vento e delle intemperie, o ben ancorato a terra in un sottobosco, rappresenta un risorsa preziosa a cui attingere quando mi rendo conto “di volare troppo via”.
In quel momento in quella posizione e pensando al mio abete con le radici, cerco di connettermi al reale con più obiettività possibile, di concentrarmi sul presente, accettando me stessa i miei difetti e il mio vissuto anche se scomodo. Avere radici mi fa pensare di più al sentirmi centrata, presente e vitale nel “qui e ora”. Dalle nuvole ritorno sulla terra, dalla testa vado ai piedi. Le gambe diventano più forti fino a tremare a volte, ma mi sostengono: sono stabile sulle mie gambe. A volte ma non sempre mi immagino radici che escono dai piedi e che bucano il pavimento e che arrivano giù fino alla terra.
In Bioenergetica lo scopo del grounding è quello di dare alla persona la possibilità di identificarsi con la propria natura animale e cioè con la metà inferiore del proprio corpo, sede delle pulsioni e degli istinti. E’ nel ventre che veniamo concepiti e dal ventre scendiamo verso il basso e verso la luce. La mancanza di “contatto” con questo centro vitale è causa di squilibrio in tutto il corpo. Quanto più profondamente siamo radicati alla terra, tanto più siamo spinti ad allinearci verso l'alto, verso un più elevato livello di consapevolezza. ll grounding implica che la persona sia capace di “lasciarsi andare” di “lasciarsi cadere “ di abbassare e far scendere la propria energia nei propri piedi e non farla rimanere nella testa.
Penso che gli esercizi di grounding possano rappresentare un valido strumento nell’attività di coaching, sia per aiutare il cliente a liberare il respiro e sciogliere le tensioni addominali, sia per il coach stesso perché può essere usato come tecnica di centratura personale e di carica energetica pre colloquio.
Non è difficile: lasciate libero il ventre, flettete le ginocchia e radicate i piedi e non ci sarà spinta che tenga.
Dopo sette ore di lavoro il mio retablo ha preso finalmente forma e ho deciso di intitolarlo: “Quando volava troppo via le spuntava una radice” (vedi foto). Ho voluto rappresentare nella mia “opera”, seppur semplice, tutta l’importanza che do’ alle radici, intese come contatto, connessione con la terra, con la natura.
“ Radici - Radicamento”.La prima volta che ho sentito pronunciare questa parola è stato circa quattro anni fa ad una delle prime lezioni di bioenergetica. La mia insegnante, passando tra noi, neofiti allievi, mi diede una lieve spinta e io persi l’equilibrio: “non sei radicata” mi disse. Lì per lì rimasi perplessa, mi sembrava davvero impossibile poter rimanere ferma a fronte di una spinta, concentrandomi semplicemente su un’immagine di radici che fuoriuscivano dai miei piedi. E invece…
“Noi esseri umani siamo come gli alberi” diceva Alexander Lowen, padre della bioenergetica, “radicati al suolo con un’estremità, protesi verso il cielo con l’altra, e tanto più possiamo protenderci quanto più forti sono le nostre radici terrene. Se sradichiamo un albero, le foglie muoiono; se sradichiamo una persona, la sua spiritualità diventa un’astrazione senza vita”.
Il grounding o radicamento, che letteralmente significa “avere i piedi ben piantati a terra” è il primo obiettivo della bioenergetica ed è rappresentato dalla posizione con gambe aperte tanto quanto il bacino, piedi leggermente orientati verso l’interno e ginocchia leggermente flesse. Le ginocchia infatti sono degli ammortizzatori, se fossero rigide non lascerebbero scorrere l’energia e non assorbirebbero il peso del corpo che si fermerebbe a livello lombare. Respirazione più addominale che toracica.
Per come lo vivo io, il radicamento significa portare a terra l’energia troppo concentrata nella testa, significa scaricare la tensione, l’ansia, svuotare la testa dai pensieri opprimenti. E’ una modalità per entrare dentro me stessa per ottenere più consapevolezza, più lucidità e giusto distacco nel “leggere” le persone, le parole, gli avvenimenti.
Per una come me, numero uno indiscussa nel lanciarsi in voli pindarici, nel costruire castelli in aria, nel credere più alle parole che ai fatti, nel seguire illusioni e aspettative anziché la realtà, pensare ad un abete con radici poderose, magari abbracciato ad un masso in un una cengia dolomitica in balia del vento e delle intemperie, o ben ancorato a terra in un sottobosco, rappresenta un risorsa preziosa a cui attingere quando mi rendo conto “di volare troppo via”.
In quel momento in quella posizione e pensando al mio abete con le radici, cerco di connettermi al reale con più obiettività possibile, di concentrarmi sul presente, accettando me stessa i miei difetti e il mio vissuto anche se scomodo. Avere radici mi fa pensare di più al sentirmi centrata, presente e vitale nel “qui e ora”. Dalle nuvole ritorno sulla terra, dalla testa vado ai piedi. Le gambe diventano più forti fino a tremare a volte, ma mi sostengono: sono stabile sulle mie gambe. A volte ma non sempre mi immagino radici che escono dai piedi e che bucano il pavimento e che arrivano giù fino alla terra.
In Bioenergetica lo scopo del grounding è quello di dare alla persona la possibilità di identificarsi con la propria natura animale e cioè con la metà inferiore del proprio corpo, sede delle pulsioni e degli istinti. E’ nel ventre che veniamo concepiti e dal ventre scendiamo verso il basso e verso la luce. La mancanza di “contatto” con questo centro vitale è causa di squilibrio in tutto il corpo. Quanto più profondamente siamo radicati alla terra, tanto più siamo spinti ad allinearci verso l'alto, verso un più elevato livello di consapevolezza. ll grounding implica che la persona sia capace di “lasciarsi andare” di “lasciarsi cadere “ di abbassare e far scendere la propria energia nei propri piedi e non farla rimanere nella testa.
Penso che gli esercizi di grounding possano rappresentare un valido strumento nell’attività di coaching, sia per aiutare il cliente a liberare il respiro e sciogliere le tensioni addominali, sia per il coach stesso perché può essere usato come tecnica di centratura personale e di carica energetica pre colloquio.
Non è difficile: lasciate libero il ventre, flettete le ginocchia e radicate i piedi e non ci sarà spinta che tenga.