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'Dalla geografia alla parabola dei talenti' di Susanna Cancelli

2/9/2013

1 Comment

 
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Un Paese piccolo, senza risorse minerarie, senza fonti di energia,
con un territorio poco adatto alle attività umane
e con suoli di ridotta fertilità,
ha certamente maggiori difficoltà sulla via del progresso economico
di quante non ne possa avere un Paese in cui queste condizioni negative non si verificano.
Le condizioni naturali sfavorevoli non sono però mai una condanna assoluta,
in quanto con opportune  scelte operative è sempre possibile
trovare un equilibrio conveniente fra gruppo umano e risorse dell’ambiente.
Guido Barbina, Il piatto vuoto. Geografia del sottosviluppo. Carocci, 1998.



Trovo arricchente spaziare da un campo esperienziale ad un altro.
Ed eccomi nella geografia.
Cito una frase del geografo Guido Barbina perché per parlare di sviluppo voglio capire a quali condizioni di vita mi rimandi il concetto di sottosviluppo e nel libro di Barbina trovo diversi spunti di riflessione.

La prima riflessione è che nelle diverse situazioni sia possibile pensare ad uno sviluppo, cioè ad un’evoluzione che “tolga dal viluppo”(ww.etimo.it), come dice il vocabolario, dalla confusione, dal groviglio, dal non chiaro, consentendo una crescita, un cambiamento; la successiva riflessione è che dall’assenza di tale crescita si possono immaginare le condizioni di un mancato sviluppo, sotto la linea immaginaria delle condizioni attuali di uno stato di cose.

Insomma esiste una situazione di partenza da cui è possibile aprire uno sguardo sul potenziale, sul “di più” e da cui si può percepire un indietreggiare verso un “di meno”.

Una linea di confine che, come tale, da limite può diventare passaggio.

Per la persona come individuo orientato ad una crescita, ritengo quindi fattibile una lettura del potenziale soggettivo accompagnata da un’organizzazione del proprio stato attuale, che viene aiutata da una griglia che metta in luce un’ipotesi di sviluppo o di mancato utilizzo di tale potenziale. La lettura che ne segue evidenzia il grado di responsabilità individuale nella scelta.

Ora sto facendo e mi sento….potrei fare e sentirmi…potrei non fare e non avere la possibilità di…

Propongo una tabella che aiuti in un’analisi personale rispetto ai concetti esposti.

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Insomma si può “sottovivere” o si può “vivere pienamente”.

Non risparmiarti!

“Dipende, da che dipende,
da che punto guardi il mondo tutto dipende”
Jarabe De Palo


Per vivere pienamente, però, occorre utilizzare tutte le risorse possibili.

Posso godere di una passeggiata in bicicletta risparmiando il consumo delle ruote? Ricordo di essere entrata nella casa di una cliente dove ogni sedia era stata coperta con un foglio di plastica per non rovinare il pellame…praticamente le sedie non venivano usate!

Con nostalgia, rammento, invece mio nonno che diceva a noi nipotine:-“ Scrivete pure sul muro, se vi è utile…la casa serve a noi, non noi alla casa! Se vi piace …usatelo! Non vorrà solo sostenere la casa…facciamogli fare anche altro! “.Grande nonno, maestro di positività.

Dipende, da che dipende….”da che punto” guardi la situazione e la scelta di “quel punto” è determinata dall’assetto delle vele della tua anima (Cancelli, 2013 articolo Sinfonie per veleggiare con l’anima- www.stepconsapevole.it)

Ri-conoscere i pezzi sé

Usare non significa sprecare o mal-utilizzare. Vuol dire dare senso alle risorse facendole vivere.

Per fare questo bisogna saper leggere le potenzialità di ogni singola risorsa di noi, fisica, mentale, attitudinale.

I giacimenti petroliferi, ad esempio, sono divenuti una risorsa solo a partire dal momento in cui si è avuta la capacità di raggiungerli e di trasformarli in fonte energetica.

Con il termine risorse naturali, mi dice il vocabolario, si intendono le energie, i mezzi, le forze ambientali e biologiche che sono proprie del nostro pianeta e che opportunamente valorizzate sono in grado di produrre ricchezza.

Opportunamente valorizzate…dare il giusto valore.

Le condizioni naturali sfavorevoli a qualcosa…possono diventare favorevoli a qualcosa d’altro?

Se non mi metto in cucina davanti ai fornelli non saprò mai se sono capace di preparare un piatto. Questo vale per noi come singole persone che dobbiamo dare a noi stessi occasioni per provare a fare le cose e vale per le organizzazioni che devono dare alle persone la praticabilità dei talenti.

L’insieme delle risorse funziona come un’orchestra e la nostra musica è sempre unica.

I doni ricevuti

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Quali sono le “opportune scelte operative” per la geografia del territorio del sé? Come pensare questo “opportune”? Significa che ci si deve allenare anche a saper scegliere.

Tanti popoli hanno dato risposte diverse a problemi diversi, il determinismo ambientale ha condizionato le loro scelte ma l’uomo ha saputo intervenire sull’ambiente per vivere meglio.

Pensiamo ai terrazzamenti, alle bonifiche…l’uomo ha saputo intervenire per migliorare.

Il coach può contribuire a rendere più scorrevole ed organizzato il percorso che conduce ad una lettura della situazione e a rendersi conto che dobbiamo solo morire…il resto è sempre frutto di una scelta, più o meno consapevole ed esplicitata agli altri e a noi stessi.

Susanna Cancelli, 2013

Per leggere un po’…
Guido Barbina, Il piatto vuoto. Geografia del sottosviluppo. Carocci, 1998

1 Comment
Michele Fanti Ciupi
12/9/2013 12:42:04 am

Un articolo che si legge bene, che fa riflettere sul fatto che non dobbiamo sentirci bruscoli o piccoli in un mondo, ma che possiamo fare e sviluppare per noi stessi e per gli altri.
Leggerlo di mattina, prima di una giornata lavorativa, fa diventare più effervescenti

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