La fiducia è la misura delle nostre aspettative nei confronti dei comportamenti degli altri.
Valorizzarla significa affrontarla da tre punti di vista. Una è l’affermazione ‘come valuto il comportamento altrui?’. La seconda è un obiettivo: ‘come posso fidarmi di più?’. La terza è un compito: ‘come posso ricostruire la fiducia negli altri?’
Vediamo come un'affermazione, un obiettivo e un compito possano aiutarci a valutare la fiducia nelle persone e nelle loro azioni.
L’affermazione ‘ho fiducia negli altri?’, ci invita a chiederci, "Nel fare cosa?". Ed è una domanda pratica. Di buon senso. Nella vita quotidiana riponiamo fiducia in modi diversi. Il livello di fiducia che abbiamo in ogni momento in un certo tipo ruolo o tipo di persona non è uniforme. Per esempio potrei dire che certamente ho fiducia in un determinato formatore che conosco nel creare un team collaborativo, ma magari non per guidare il gruppo ad attività di laboratorio complesse. Potrei sapere che non ha competenze specifiche. Potrei fidarmi dei miei amici più loquaci nel tenere viva la conversazione ma forse non per mantenere un segreto. Fin qui tutto semplice se si riesce a differenziare i comportamenti, le competenze, i ruoli. Le prove nella vita di tutti i giorni ci indicano che la fiducia va differenziata, che si basa sull’esperienza diretta e che quando viene affrontata in modo astratto (o emotivo) si rischia di cancellare dalla nostra consapevolezza le corrette valutazioni o gli aspetti propositivi degli altri.
Secondo: l'obiettivo. L'obiettivo è avere più fiducia nelle persone più affidabili rispetto a quelle che non lo sono. Se guardiamo le cronache il mondo è pieno di persone che sono state truffate nell’aver dato troppa fiducia all’altro, a persone o istituzioni che siano. Più fiducia non è un obiettivo intelligente in questa vita. La fiducia riposta in maniera intelligente e rifiutata in maniera intelligente è l'obiettivo giusto. Detto questo, si può dire che quello che conta innanzitutto non è la fiducia, ma l'affidabilità. Si tratta di giudicare quanto siano affidabili le persone da certi punti di vista. Credo che questa riflessione richieda di tener conto di tre cose. Sono competenti? Sono oneste? Sono affidabili? Se scopriamo che una persona è competente in questioni rilevanti, e affidabile e onesta, avremo un buon motivo per fidarci, perché sarà attendibile.
Probabilmente è questo che cerchiamo: affidabilità prima della fiducia. La fiducia è la risposta. L’affidabilità è quello che dobbiamo giudicare. E ovviamente, è difficile.
Negli ultimi decenni le nostre comunità hanno cercato di costruire sistemi di responsabilizzazione per qualunque tipo di istituzione, professione e incarichi per rendere più facile giudicare la loro affidabilità. Molti di questi sistemi hanno l'effetto opposto. Non funzionano come dovrebbero. Ricordiamo l’esempio di di quei genitori che si separano e che per vedere una o due ora alla settimana il proprio figlio debbono parlare prima con l’avvocato, i servizi sociali, i periti di parte, i giudici e i mesi intanto passano e le relazioni si deteriorano. E in tutta la nostra vita pubblica, la nostra vita istituzionale, troviamo questo problema: che il sistema di responsabilizzazione che dovrebbe garantire l'affidabilità e darne prova, in realtà fa l'opposto. Distrae le persone con compiti difficili o burocratici. Tutti ne abbiamo provato le conseguenze: il problema o il compito viene burocratizzato, e burocrazia diventa esperienza. Un’esperienza tragica.
Credo che lo scopo sia avere più affidabilità, e sarà diversa se cerchiamo di essere affidabili, se comunichiamo la nostra affidabilità agli altri, e se cerchiamo di valutare gli altri nella loro affidabilità. Non è facile. È un giudizio. Ma è meglio di una semplice reazione agli atteggiamenti che non vanno bene.
In terzo luogo, il compito. Secondo me il compito di ricostruire la fiducia fa regredire le cose. Suggerisce che io e voi dovremmo ricostruire la fiducia. Bene, possiamo farlo da soli. Possiamo ristabilire un po' di fiducia. Lo possono fare due persone insieme: migliorare la fiducia. Ma la fiducia, alla fine, è un elemento distintivo perché viene attribuita da altre persone. Non si può ricostruire quello che gli altri ci danno. Bisogna fornire le basi perché ripongano fiducia. Quindi credo che dobbiate essere per primi affidabili. E questo, ovviamente, perché di solito non possiamo ingannare tutti costantemente. Ma dobbiamo anche fornire prove certe che siamo attendibili. Come fare? Un esempio può essere di chiarimento. Se faccio un acquisto online e l’azienda mi dice che posso restituirlo senza che facciano domande. Lo riprendono e mi rimborsano o mi danno un articolo alternativo. Questa è affidabilità. Mi fido perché si sono resi attenti nei miei confronti. Credo che sia una lezione importante. Se ci rendiamo vulnerabili nei confronti degli altri, è una prova che siamo affidabili e abbiamo fiducia in quello che viene detto.
La morale di tutto questo è che dobbiamo pensare meno alla fiducia e molto di più all'affidabilità, e come dare alle persone prove adeguate, utili e semplici che siamo persone coscienziose.
Valorizzarla significa affrontarla da tre punti di vista. Una è l’affermazione ‘come valuto il comportamento altrui?’. La seconda è un obiettivo: ‘come posso fidarmi di più?’. La terza è un compito: ‘come posso ricostruire la fiducia negli altri?’
Vediamo come un'affermazione, un obiettivo e un compito possano aiutarci a valutare la fiducia nelle persone e nelle loro azioni.
L’affermazione ‘ho fiducia negli altri?’, ci invita a chiederci, "Nel fare cosa?". Ed è una domanda pratica. Di buon senso. Nella vita quotidiana riponiamo fiducia in modi diversi. Il livello di fiducia che abbiamo in ogni momento in un certo tipo ruolo o tipo di persona non è uniforme. Per esempio potrei dire che certamente ho fiducia in un determinato formatore che conosco nel creare un team collaborativo, ma magari non per guidare il gruppo ad attività di laboratorio complesse. Potrei sapere che non ha competenze specifiche. Potrei fidarmi dei miei amici più loquaci nel tenere viva la conversazione ma forse non per mantenere un segreto. Fin qui tutto semplice se si riesce a differenziare i comportamenti, le competenze, i ruoli. Le prove nella vita di tutti i giorni ci indicano che la fiducia va differenziata, che si basa sull’esperienza diretta e che quando viene affrontata in modo astratto (o emotivo) si rischia di cancellare dalla nostra consapevolezza le corrette valutazioni o gli aspetti propositivi degli altri.
Secondo: l'obiettivo. L'obiettivo è avere più fiducia nelle persone più affidabili rispetto a quelle che non lo sono. Se guardiamo le cronache il mondo è pieno di persone che sono state truffate nell’aver dato troppa fiducia all’altro, a persone o istituzioni che siano. Più fiducia non è un obiettivo intelligente in questa vita. La fiducia riposta in maniera intelligente e rifiutata in maniera intelligente è l'obiettivo giusto. Detto questo, si può dire che quello che conta innanzitutto non è la fiducia, ma l'affidabilità. Si tratta di giudicare quanto siano affidabili le persone da certi punti di vista. Credo che questa riflessione richieda di tener conto di tre cose. Sono competenti? Sono oneste? Sono affidabili? Se scopriamo che una persona è competente in questioni rilevanti, e affidabile e onesta, avremo un buon motivo per fidarci, perché sarà attendibile.
Probabilmente è questo che cerchiamo: affidabilità prima della fiducia. La fiducia è la risposta. L’affidabilità è quello che dobbiamo giudicare. E ovviamente, è difficile.
Negli ultimi decenni le nostre comunità hanno cercato di costruire sistemi di responsabilizzazione per qualunque tipo di istituzione, professione e incarichi per rendere più facile giudicare la loro affidabilità. Molti di questi sistemi hanno l'effetto opposto. Non funzionano come dovrebbero. Ricordiamo l’esempio di di quei genitori che si separano e che per vedere una o due ora alla settimana il proprio figlio debbono parlare prima con l’avvocato, i servizi sociali, i periti di parte, i giudici e i mesi intanto passano e le relazioni si deteriorano. E in tutta la nostra vita pubblica, la nostra vita istituzionale, troviamo questo problema: che il sistema di responsabilizzazione che dovrebbe garantire l'affidabilità e darne prova, in realtà fa l'opposto. Distrae le persone con compiti difficili o burocratici. Tutti ne abbiamo provato le conseguenze: il problema o il compito viene burocratizzato, e burocrazia diventa esperienza. Un’esperienza tragica.
Credo che lo scopo sia avere più affidabilità, e sarà diversa se cerchiamo di essere affidabili, se comunichiamo la nostra affidabilità agli altri, e se cerchiamo di valutare gli altri nella loro affidabilità. Non è facile. È un giudizio. Ma è meglio di una semplice reazione agli atteggiamenti che non vanno bene.
In terzo luogo, il compito. Secondo me il compito di ricostruire la fiducia fa regredire le cose. Suggerisce che io e voi dovremmo ricostruire la fiducia. Bene, possiamo farlo da soli. Possiamo ristabilire un po' di fiducia. Lo possono fare due persone insieme: migliorare la fiducia. Ma la fiducia, alla fine, è un elemento distintivo perché viene attribuita da altre persone. Non si può ricostruire quello che gli altri ci danno. Bisogna fornire le basi perché ripongano fiducia. Quindi credo che dobbiate essere per primi affidabili. E questo, ovviamente, perché di solito non possiamo ingannare tutti costantemente. Ma dobbiamo anche fornire prove certe che siamo attendibili. Come fare? Un esempio può essere di chiarimento. Se faccio un acquisto online e l’azienda mi dice che posso restituirlo senza che facciano domande. Lo riprendono e mi rimborsano o mi danno un articolo alternativo. Questa è affidabilità. Mi fido perché si sono resi attenti nei miei confronti. Credo che sia una lezione importante. Se ci rendiamo vulnerabili nei confronti degli altri, è una prova che siamo affidabili e abbiamo fiducia in quello che viene detto.
La morale di tutto questo è che dobbiamo pensare meno alla fiducia e molto di più all'affidabilità, e come dare alle persone prove adeguate, utili e semplici che siamo persone coscienziose.