Tutti noi prima o dopo ci imbattiamo nel senso della vita ponendoci delle domande “che cosa faccio al mondo?” “ che senso ha tutto questo?” “cosa faccio delle mie giornate?”
La maggior parte delle persone non riesce a darsi una risposta mentre qualcuna sì, realizzando così quello che era il proprio destino.
James Hillmann sostiene che ciascun individuo viene al mondo con un’immagine innata che lo definisce, una forma unica ed irripetibile, chiamata daimon, che chiede di essere realizzata per portare felicità ed equilibrio nella propria vita.
Quest’immagine è quella particolarità che dentro di noi chiamiamo “me” ed è determinata dalle caratteristiche individuali, i talenti, le inclinazioni, le preferenze, i gusti, le attitudini, diverse in ogni persona.
Hillman paragona il daimon ad una ghianda:
Secondo Hillman infatti proprio come la ghianda prima o poi diventerà una quercia con caratteristiche proprie, poiché ne racchiude fin dal principio tutto il potenziale, così l’individuo è destinato a realizzare la sua unica e vera natura, il suo daimon appunto, presente ancor prima di essere vissuto.
Dentro ogniuno di noi già alla nascita vi è un seme unico e distinto che ci chiama a realizzare qualcosa di altrettanto unico e distinto: è la ghianda che racchiude in se il potenziale destino della quercia
La ghianda può fare solo la quercia e nient’altro.
Diventare una quercia significa allora compiere in questa vita esattamente ciò per cui si è nati, in base alle caratteristiche e alle peculiarità personali.
Anche platone nel mito di Er narra di come l’anima, prima della nascita, scelga il proprio destino: un disegno da vivere sulla terra, un’immagine primordiale da seguire. Per onorare questa scelta, le viene donato un genio tutelare che la possa guidare: il daimon appunto. Questo compagno è partner solo dell’anima a cui è stato assegnato e ha la funzione di ricordarle il suo destino e di assicurarsi che venga realizzato.
Il daimon così ci permette di arrivare a realizzare il nostro destino è l’indole dell’uomo, una sorta di modello da seguire per poter realizzare la propria moira, cioè la parte di destino assegnata all’uomo.
l daimon ci motiva, ci protegge. Si oppone alla ragionevolezza facile, ai compromessi e spesso porta alla malattia o alla follia se trascurato o ancor peggio contrastato.
Non sopporta il tradimento.
Per chi lo fa la crisi sarà inevitabile.
Lo stesso socrate ne parla così: “ c’è dentro di me non so che spirito divino e demonico ed è come una voce che io ho dentro fin da fanciullo, la quale, ogni volta che si fa sentire, sempre mi dissuade da qualcosa che sto per compiere e non mi fa mai proposte”
Socrate morì pur di ascoltare il suo daimon.
Oppure prendiamo Van Gogh. Il suo daimon fu molto esigente, tirannico, crudele, non gli diede scampo: cerca la luce, perchè ne hai bisogno come le piante, i tuoi amati girasole, gli disse, e poi travasala nei tuoi quadri. Dipingi fino alla morte perchè il mondo ha bisogno della tua opera. Non ti prometto il successo gratificante, i riconoscimenti, il denaro; anzi, finchè sarai vivo, non riceverai proprio niente. Finirai pazzo, ti taglierai un orecchio, finirai per spararti, non riuscirai a vendere un solo tuo quadro. Però sarai Vincent Van Gogh. Se avesse scelto di fare il bancario o il falegname, forse sarebbe stato più felice, o perlomeno sereno. Ma dentro di sè, nel profondo, avrebbe sempre saputo di aver tradito sè stesso, il proprio destino.
Per adempiere alla missione della nostra anima, e dunque, raggiungere la felicità, ci attende un cammino verso la conoscenza di noi stessi che deve avere inizio con la scoperta del nostro daimon, poichè senza la guida interiore la ricerca di sè rischia di essere vana.
Il lavoro del Coach è quindi indispensabile per le persone che non riescono ad ascoltare o trovare il proprio daimon, mettendole nuovamente in contatto con esso. Questo avviene con la ricerca dei valori che stanno alla base di ognuno di noi. Trovare i valori, quindi, è un po’ la mappa per capire chi siamo veramente e qual’ è il destino a noi assegnato.
Il daimon non comunica attraverso le parole nè per mezzo della mente: i suoi veicoli sono l’emozione, il cuore, la passione e l’immaginazione.
E’ chiaro quindi che il Coach dovrà stimolrae il coachee alla meditazione, al contatto con la natura e tutte le discipline spirituali ed artistiche che ci liberano dall’ansia e dalla paura, così da raggiungere uno stato di non-mente, che è la condizione in cui il daimon si ode pienamente.
La maggior parte delle persone non riesce a darsi una risposta mentre qualcuna sì, realizzando così quello che era il proprio destino.
James Hillmann sostiene che ciascun individuo viene al mondo con un’immagine innata che lo definisce, una forma unica ed irripetibile, chiamata daimon, che chiede di essere realizzata per portare felicità ed equilibrio nella propria vita.
Quest’immagine è quella particolarità che dentro di noi chiamiamo “me” ed è determinata dalle caratteristiche individuali, i talenti, le inclinazioni, le preferenze, i gusti, le attitudini, diverse in ogni persona.
Hillman paragona il daimon ad una ghianda:
Secondo Hillman infatti proprio come la ghianda prima o poi diventerà una quercia con caratteristiche proprie, poiché ne racchiude fin dal principio tutto il potenziale, così l’individuo è destinato a realizzare la sua unica e vera natura, il suo daimon appunto, presente ancor prima di essere vissuto.
Dentro ogniuno di noi già alla nascita vi è un seme unico e distinto che ci chiama a realizzare qualcosa di altrettanto unico e distinto: è la ghianda che racchiude in se il potenziale destino della quercia
La ghianda può fare solo la quercia e nient’altro.
Diventare una quercia significa allora compiere in questa vita esattamente ciò per cui si è nati, in base alle caratteristiche e alle peculiarità personali.
Anche platone nel mito di Er narra di come l’anima, prima della nascita, scelga il proprio destino: un disegno da vivere sulla terra, un’immagine primordiale da seguire. Per onorare questa scelta, le viene donato un genio tutelare che la possa guidare: il daimon appunto. Questo compagno è partner solo dell’anima a cui è stato assegnato e ha la funzione di ricordarle il suo destino e di assicurarsi che venga realizzato.
Il daimon così ci permette di arrivare a realizzare il nostro destino è l’indole dell’uomo, una sorta di modello da seguire per poter realizzare la propria moira, cioè la parte di destino assegnata all’uomo.
l daimon ci motiva, ci protegge. Si oppone alla ragionevolezza facile, ai compromessi e spesso porta alla malattia o alla follia se trascurato o ancor peggio contrastato.
Non sopporta il tradimento.
Per chi lo fa la crisi sarà inevitabile.
Lo stesso socrate ne parla così: “ c’è dentro di me non so che spirito divino e demonico ed è come una voce che io ho dentro fin da fanciullo, la quale, ogni volta che si fa sentire, sempre mi dissuade da qualcosa che sto per compiere e non mi fa mai proposte”
Socrate morì pur di ascoltare il suo daimon.
Oppure prendiamo Van Gogh. Il suo daimon fu molto esigente, tirannico, crudele, non gli diede scampo: cerca la luce, perchè ne hai bisogno come le piante, i tuoi amati girasole, gli disse, e poi travasala nei tuoi quadri. Dipingi fino alla morte perchè il mondo ha bisogno della tua opera. Non ti prometto il successo gratificante, i riconoscimenti, il denaro; anzi, finchè sarai vivo, non riceverai proprio niente. Finirai pazzo, ti taglierai un orecchio, finirai per spararti, non riuscirai a vendere un solo tuo quadro. Però sarai Vincent Van Gogh. Se avesse scelto di fare il bancario o il falegname, forse sarebbe stato più felice, o perlomeno sereno. Ma dentro di sè, nel profondo, avrebbe sempre saputo di aver tradito sè stesso, il proprio destino.
Per adempiere alla missione della nostra anima, e dunque, raggiungere la felicità, ci attende un cammino verso la conoscenza di noi stessi che deve avere inizio con la scoperta del nostro daimon, poichè senza la guida interiore la ricerca di sè rischia di essere vana.
Il lavoro del Coach è quindi indispensabile per le persone che non riescono ad ascoltare o trovare il proprio daimon, mettendole nuovamente in contatto con esso. Questo avviene con la ricerca dei valori che stanno alla base di ognuno di noi. Trovare i valori, quindi, è un po’ la mappa per capire chi siamo veramente e qual’ è il destino a noi assegnato.
Il daimon non comunica attraverso le parole nè per mezzo della mente: i suoi veicoli sono l’emozione, il cuore, la passione e l’immaginazione.
E’ chiaro quindi che il Coach dovrà stimolrae il coachee alla meditazione, al contatto con la natura e tutte le discipline spirituali ed artistiche che ci liberano dall’ansia e dalla paura, così da raggiungere uno stato di non-mente, che è la condizione in cui il daimon si ode pienamente.