“È colpa tua, sua, loro…. è colpa della Cina, è colpa dei pipistrelli, del governo, del podista, della Regione, della Provincia, del vicino di casa. …”
Spesso il linguaggio che utilizziamo è lo specchio della cultura dominante e, in questo momento di crisi, emergono tutti i “bias” della nostra cultura a livello sociale e personale.
La cultura è un insieme di valori, convinzioni e credenze dalle quali discendono poi costumi, comportamenti e modi di fare che caratterizzano un determinato gruppo.
La cultura è un forte aggregante, definisce un’identità, regolamenta i rapporti all’interno del gruppo e con la realtà esterna.
La cultura fornisce sicurezza; fintanto che si rispetta quella determinata cultura si è riconosciuti, accettati, coinvolti, dal momento che se ne dissente ci si trova isolati, ripudiati, estranei.
Una cultura, al pari di una persona, nasce, cresce, evolve, degenera, cambia e talvolta può anche morire.
A volte però si assiste ad una involuzione della cultura; da una cultura potenziante che valorizza la persona, si passa ad una cultura depotenziante che sminuisce l’individuo.
Il valore, la condivisione, la crescita lasciano spazio alle accuse, alle giustificazioni e infine alle colpe e ai colpevoli.
Il linguaggio quotidianamente utilizzato è un indicatore sintomatico di questa involuzione, e diventa uno specchio della cultura stessa.
In questo momento di crisi e pandemia la ricerca del “colpevole” dei nostri mali ci aiuta a scaricare il peso nonché la responsabilità psicologica della situazione in cui siamo.
Questa "crisi" odierna ha cambiato e cambierà i paradigmi sociali del nostro mondo e ha messo in luce i controsensi e debolezze di una società dedita all'iper-produttività dove l'Uomo trovava posto in quanto risorsa utile ai fini del sistema stesso. La parola più stesso sentita oltra a “morti” è “economia” ultimamente.
In questo periodo ci stupiamo della trasparenza delle acque dei fiumi, della limpidezza del cielo che permette di vedere le montagne dalla città, del minore inquinamento visibile dalle foto satellitari, degli animali che passeggiano indisturbati per le strade.
Uno spaccato di una realtà idilliaca tanto sognata quanto discussa e combattuta fino all'altro ieri che ora è realtà vera e propria.
Madre Natura ci manda ancora una volta un grande insegnamento. Come sempre la differenza la possiamo fare noi, ognuno di noi con i suoi piccoli gesti quotidiani.
La cultura dominante cerca sempre di “esternalizzare” il Soggetto dei nostri mali, trasponendo il tutto in terza persona in modo da non sentirci colpevoli: la plastica inquina, lo smog causa danni alle persone, il traffico causa stress, la società vuole così, etc etc.
Questo modo di fare porta ad una spirale degenerativa nella quale si rimane intrappolati alla costante ricerca di un qualcosa che non è e che mai sarà senza renderci conto che forse, per trovare il Colpevole basta semplicemente guardarci allo specchio con un minimo di senso critico.
Come uscire da questa spirale degenerativa?
Cosa fare?
Quello su cui ci focalizziamo determina le nostre azioni.
Se ci focalizziamo sulla ricerca del colpevole troveremo un colpevole; se ci focalizziamo sul raggiungimento dell’obiettivo raggiungeremo l’obiettivo prefissato.
La cultura della colpa e del colpevole va innanzitutto ristrutturata, riequilibrata, reinquadrata in una ottica più grande e completa, volta al miglioramento continuo e alla crescita e valorizzazione del singolo individuo e del gruppo a favore della cultura stessa.
La cultura esiste perché esistono le persone, la società stessa esiste perché esistono le persone.
Si può quindi scegliere se restare passivi e a volte “vittime” di quella che è la cultura o si può diventare parte attiva e contribuire a coltivarla.
Piccoli miglioramenti quotidiani sommati giorno dopo giorno diventano un grande miglioramento.
In questo periodo siamo a volte spaesati perché improvvisamente abbiamo dovuto cambiare in nostri valori sulla base dei quali avevamo impostato vita privata e lavorativa.
Il cambiamento è un processo che necessita di energia fisica e mentale, richiede di abbattere i muri che abbiamo eretto e di costruire nuove solide fondamenta.
Siamo davanti ad una grande potenziale svolta ed è giunto il momento di ristabilire il vero Soggetto di tutto e prenderci veramente la responsabilità di voler costruire un futuro migliore senza sempre aspettare che sia un altro a farlo per noi.
Copyright Lorenzo Savioli anteprima editoriale riservata
Spesso il linguaggio che utilizziamo è lo specchio della cultura dominante e, in questo momento di crisi, emergono tutti i “bias” della nostra cultura a livello sociale e personale.
La cultura è un insieme di valori, convinzioni e credenze dalle quali discendono poi costumi, comportamenti e modi di fare che caratterizzano un determinato gruppo.
La cultura è un forte aggregante, definisce un’identità, regolamenta i rapporti all’interno del gruppo e con la realtà esterna.
La cultura fornisce sicurezza; fintanto che si rispetta quella determinata cultura si è riconosciuti, accettati, coinvolti, dal momento che se ne dissente ci si trova isolati, ripudiati, estranei.
Una cultura, al pari di una persona, nasce, cresce, evolve, degenera, cambia e talvolta può anche morire.
A volte però si assiste ad una involuzione della cultura; da una cultura potenziante che valorizza la persona, si passa ad una cultura depotenziante che sminuisce l’individuo.
Il valore, la condivisione, la crescita lasciano spazio alle accuse, alle giustificazioni e infine alle colpe e ai colpevoli.
Il linguaggio quotidianamente utilizzato è un indicatore sintomatico di questa involuzione, e diventa uno specchio della cultura stessa.
In questo momento di crisi e pandemia la ricerca del “colpevole” dei nostri mali ci aiuta a scaricare il peso nonché la responsabilità psicologica della situazione in cui siamo.
Questa "crisi" odierna ha cambiato e cambierà i paradigmi sociali del nostro mondo e ha messo in luce i controsensi e debolezze di una società dedita all'iper-produttività dove l'Uomo trovava posto in quanto risorsa utile ai fini del sistema stesso. La parola più stesso sentita oltra a “morti” è “economia” ultimamente.
In questo periodo ci stupiamo della trasparenza delle acque dei fiumi, della limpidezza del cielo che permette di vedere le montagne dalla città, del minore inquinamento visibile dalle foto satellitari, degli animali che passeggiano indisturbati per le strade.
Uno spaccato di una realtà idilliaca tanto sognata quanto discussa e combattuta fino all'altro ieri che ora è realtà vera e propria.
Madre Natura ci manda ancora una volta un grande insegnamento. Come sempre la differenza la possiamo fare noi, ognuno di noi con i suoi piccoli gesti quotidiani.
La cultura dominante cerca sempre di “esternalizzare” il Soggetto dei nostri mali, trasponendo il tutto in terza persona in modo da non sentirci colpevoli: la plastica inquina, lo smog causa danni alle persone, il traffico causa stress, la società vuole così, etc etc.
Questo modo di fare porta ad una spirale degenerativa nella quale si rimane intrappolati alla costante ricerca di un qualcosa che non è e che mai sarà senza renderci conto che forse, per trovare il Colpevole basta semplicemente guardarci allo specchio con un minimo di senso critico.
Come uscire da questa spirale degenerativa?
Cosa fare?
Quello su cui ci focalizziamo determina le nostre azioni.
Se ci focalizziamo sulla ricerca del colpevole troveremo un colpevole; se ci focalizziamo sul raggiungimento dell’obiettivo raggiungeremo l’obiettivo prefissato.
La cultura della colpa e del colpevole va innanzitutto ristrutturata, riequilibrata, reinquadrata in una ottica più grande e completa, volta al miglioramento continuo e alla crescita e valorizzazione del singolo individuo e del gruppo a favore della cultura stessa.
La cultura esiste perché esistono le persone, la società stessa esiste perché esistono le persone.
Si può quindi scegliere se restare passivi e a volte “vittime” di quella che è la cultura o si può diventare parte attiva e contribuire a coltivarla.
Piccoli miglioramenti quotidiani sommati giorno dopo giorno diventano un grande miglioramento.
In questo periodo siamo a volte spaesati perché improvvisamente abbiamo dovuto cambiare in nostri valori sulla base dei quali avevamo impostato vita privata e lavorativa.
Il cambiamento è un processo che necessita di energia fisica e mentale, richiede di abbattere i muri che abbiamo eretto e di costruire nuove solide fondamenta.
Siamo davanti ad una grande potenziale svolta ed è giunto il momento di ristabilire il vero Soggetto di tutto e prenderci veramente la responsabilità di voler costruire un futuro migliore senza sempre aspettare che sia un altro a farlo per noi.
Copyright Lorenzo Savioli anteprima editoriale riservata