Salvador Dali “Mulini a Vento” Metropolitan, New York, 1939
Creatività e blocchi creativi
Un giorno mi sono recata a scuola di mia figlia più grande, che frequenta il secondo anno della primaria, per gli ordinari colloqui con le insegnanti. Nell’attesa del mio turno, non ho potuto fare a meno di soffermarmi ad “ammirare” i disegni e i cartelloni che i bambini avevano realizzato e appeso nel corridoio della scuola.
Da un comune soggetto, i piccoli avevano sviluppato creazioni diverse e ricchissime, nelle quali parlavano del loro mondo, in una lingua originale e meravigliosa a noi, ormai, piuttosto sconosciuta. In quel momento, gioendo degli stimoli che questa piccola “galleria d’arte” mi forniva, ho pensato “ma che cosa ci fanno o ci facciamo per perdere tutto questo, quando diventiamo adulti?”.
Da qui è partito il mio viaggio di riflessione sul mondo della creatività e in particolare su che cosa la impoverisce o la blocca nel corso della nostra vita.
Ho pensato di presentare qui un’idea di creatività come facoltà “quotidiana” e accessibile a tutti. Come elemento che ci fa sentire vivi, ci gratifica, ci permette di esprimere la nostra parte più autentica; ora elemento distintivo nel lavoro, ora quello che ci fa dire “ci sono! Ecco la soluzione”.
Ecco perché la nostra vita può essere sicuramente piatta quando, particolari condizioni percettive, emozionali, intellettuali, culturali e ambientali, “ imbavagliano” la nostra creatività e rendono la nostra esistenza, meno soddisfacente e un po’ “sterile”.
Secondo Donald Winnicot la creatività è una “spinta vitale”, che nell’adulto ha come effetto il “sentirsi vivi” e generativi. La Creatività ha un ruolo fondamentale soprattutto nello sviluppo del bambino, che tenta attraverso di essa di affermare il suo “senso di onnipotenza”. Nella crescita il bambino sarà progressivamente indotto verso una sorta di "conformità o compiacenza", soggiogato dall’onnipotenza altrui. La creatività rimane per il bambino l’occasione di uscire da questa omologazione e ottenere una propria visione delle cose..
La "conformità", la cosiddetta “normalità” sono vicoli insidiosi se finiscono per condurre l'individuo a sentirsi vuoto e non trovare, nella vita, motivazioni valide per cui valga la pena di essere vissuta. Un po’ la differenza che potremmo trovare tra la dimensione del “ vivere” e quella del “ sopravvivere”.
“Si rovina un ragazzino nel modo più sicuro, se gli si insegna a considerare il “pensare allo stesso modo” più alto del “pensare in un altro modo” (Friedrich Nietzsche)
Creatività e blocchi creativi
Un giorno mi sono recata a scuola di mia figlia più grande, che frequenta il secondo anno della primaria, per gli ordinari colloqui con le insegnanti. Nell’attesa del mio turno, non ho potuto fare a meno di soffermarmi ad “ammirare” i disegni e i cartelloni che i bambini avevano realizzato e appeso nel corridoio della scuola.
Da un comune soggetto, i piccoli avevano sviluppato creazioni diverse e ricchissime, nelle quali parlavano del loro mondo, in una lingua originale e meravigliosa a noi, ormai, piuttosto sconosciuta. In quel momento, gioendo degli stimoli che questa piccola “galleria d’arte” mi forniva, ho pensato “ma che cosa ci fanno o ci facciamo per perdere tutto questo, quando diventiamo adulti?”.
Da qui è partito il mio viaggio di riflessione sul mondo della creatività e in particolare su che cosa la impoverisce o la blocca nel corso della nostra vita.
Ho pensato di presentare qui un’idea di creatività come facoltà “quotidiana” e accessibile a tutti. Come elemento che ci fa sentire vivi, ci gratifica, ci permette di esprimere la nostra parte più autentica; ora elemento distintivo nel lavoro, ora quello che ci fa dire “ci sono! Ecco la soluzione”.
Ecco perché la nostra vita può essere sicuramente piatta quando, particolari condizioni percettive, emozionali, intellettuali, culturali e ambientali, “ imbavagliano” la nostra creatività e rendono la nostra esistenza, meno soddisfacente e un po’ “sterile”.
Secondo Donald Winnicot la creatività è una “spinta vitale”, che nell’adulto ha come effetto il “sentirsi vivi” e generativi. La Creatività ha un ruolo fondamentale soprattutto nello sviluppo del bambino, che tenta attraverso di essa di affermare il suo “senso di onnipotenza”. Nella crescita il bambino sarà progressivamente indotto verso una sorta di "conformità o compiacenza", soggiogato dall’onnipotenza altrui. La creatività rimane per il bambino l’occasione di uscire da questa omologazione e ottenere una propria visione delle cose..
La "conformità", la cosiddetta “normalità” sono vicoli insidiosi se finiscono per condurre l'individuo a sentirsi vuoto e non trovare, nella vita, motivazioni valide per cui valga la pena di essere vissuta. Un po’ la differenza che potremmo trovare tra la dimensione del “ vivere” e quella del “ sopravvivere”.
“Si rovina un ragazzino nel modo più sicuro, se gli si insegna a considerare il “pensare allo stesso modo” più alto del “pensare in un altro modo” (Friedrich Nietzsche)
Mia figlia Giulia alle prese con gli impasti.
Cos’è la “Creatività”
Secondo l’accezione stereotipica, del senso comune la creatività è una caratteristica dell’individuo-artista, che grazie all’ispirazione “crea” qualcosa di nuovo e originale.
Mentre secondo gli studi, in particolare psicologici e filosofici, il concetto ha assunto una valenza più allargata, riferendosi a quelle proposte che, anche in ambito tecnico, professionale e scientifico, oltre che artistico, hanno prodotto e producono cambiamenti significativi. Tali cambiamenti possono andare dalla risoluzione di un problema, al modo di considerare interi mondi della conoscenza, proponendo un “salto di qualità” rispetto allo stato precedente. Un piccolo o grande contributo alla crescita e allo sviluppo dell’uomo.
Ma per essere creativi e godere della propria creatività, non occorre necessariamente essere Leonardo da Vinci, Vincent Van Gogh o Isaac Newton, c’è molta spinta creativa, anche nell’uomo comune e nella vita di tutti i giorni.
“La capacità di creare prodotti utili o belli e di trovare il modo di risolvere questioni, non si limita alle persone dotate di talenti superiori, ma è un diritto che ciascun uomo di intelligenza media porta con se dalla nascita” (Ernest Hilgard .)
Trovo molto interessante la distinzione proposta dallo psicoanalista Silvano Arieti (1976) che parla di “creatività straordinaria”, come capacità di grande valore, in grado incidere sullo sviluppo umano e migliorare la vita di tutti e “creatività ordinaria”, come possibilità “quotidiana” di migliorare, appagando l’attore, e permettendogli di affrontare più positivamente la vita.
E infine, Gianni Rodari sintetizza così questi concetti: “La funzione creatrice dell'immaginazione appartiene all'uomo comune, allo scienziato, al tecnico; è essenziale alle scoperte scientifiche come alla nascita dell'opera d'arte; è addirittura condizione necessaria alla vita quotidiana... [...] Se una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà – fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà – vuol dire che è fatta male e che bisogna cambiarla. Per cambiarla, occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione. (Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, 1971, Ed. Einaudi, p. 171)
Perché è importante la creatività
Possiamo ritenere che la creatività favorisca l’evoluzione della personalità e sicuramente influenzi, in senso positivo, il nostro apprendimento. È Lev Vigotsky, uno dei primi studiosi a rivelarci con i suoi studi (tra gli anni ‘20 e gli anni ‘30) che la creatività è una competenza che deve essere stimolata per un corretto sviluppo dell’individuo. L’interazione con l’ambiente è fondamentale perché può favorire o ostacolare le modalità di pensiero creativo.
È attraverso la creatività che vengono risolti problemi quotidiani e sicuramente, nei momenti storici di grande difficoltà è necessario “aguzzare l’ingegno” e quindi le sfide future necessitano di grandi capacità di immaginare un futuro diverso.
Abbiamo più sopra esposto quanto l’atto creativo ci renda soddisfatti, appagati e ci faccia sentire vivi e capaci di generare idee e soluzioni. Sperimentiamo attraverso questa abilità, la possibilità di realizzare qualcosa o risolvere situazioni di stallo con conseguenze positive sull’autostima.
È la creatività che ci spinge ad andare oltre i nostri limiti e a raggiungere obiettivi sempre più sfidanti. La logica talvolta, non è sufficiente a trovare soluzioni.
La capacità di giungere a nuove soluzioni spesso, è un percorso non logico, che deriva dalla possibilità di “ ristrutturare” in modo nuovo, ciò che è già disponibile e rivisitarlo in chiave alternativa, trovando nuove connessioni tra le cose.
Lo psicologo gestaltista Wolfgang Köhler già nei primi del ‘900 chiama “insight” (intuizione, ristrutturazione cognitiva) questo processo. Egli aveva notato, dall’osservazione di comportamenti di problem solving nei primati, che ad un certo punto avviene una “rilettura”, quasi improvvisa, del rapporto tra stimoli, tale da permettere di “indovinare” il raggiungimento dell’obiettivo.
Parlando di visione alternativa delle cose, non si può non chiamare in campo Edward De Bono, che distingue tra pensiero lineare e pensiero laterale. Egli suggerisce di osservare il problema da diverse angolazioni e di integrare la logica del pensare lineare con la “non logica” del pensare in modo divergente. Per ciascun problema è possibile che vi siano più soluzioni. Noi possiamo dunque generare in modo creativo più ipotesi, da combinare e ricombinare con le conoscenze già note. Questo psicologo e autore di numerosi testi sulla creatività, propone diverse tecniche, per svilupparla e allenarla, una su tutte “Sei cappelli per pensare”, (Rizzoli 1999.)
A questo punto emerge un altro elemento intrigante, rispetto alla creatività e cioè, che al di la di una dotazione innata, per cui una persona è più incline di un’altra, c’è un buon margine di possibilità di apprenderla e stimolarla.
Non ci sono dubbi che la creatività sia utile, importante e ci faccia stare meglio. Vediamo nel mio prossimo post, quali sono i suoi nemici.
Bibliografia
D.W.Winnicott, (1995) Esplorazioni psicoanalitiche, Cortina Editore, pp.228–229
Atkinson William W.; Hilgard Ernest R., (2011) Introduzione alla psicologia, Nuova Libraria
L. Vigotsky Lo sviluppo psichico del bambino, Roma, Editori Riuniti, 1973.
Köler W., (1917) L'intelligenza delle scimmie antropoidi Giunti-Barbera, Firenze, 1961
Rodari G., (1973) Grammatica della fantasia, Einaudi, Torino,
De Bono E., (1969) Il pensiero laterale, Rizzoli, Milano,
De Bono E., ( 1991) Sei cappelli per pensare, Rizzoli, Milano,
http://nuovoeutile.it/222-frammenti-sulla-creativita-a-cura-di-annamaria-testa
Cos’è la “Creatività”
Secondo l’accezione stereotipica, del senso comune la creatività è una caratteristica dell’individuo-artista, che grazie all’ispirazione “crea” qualcosa di nuovo e originale.
Mentre secondo gli studi, in particolare psicologici e filosofici, il concetto ha assunto una valenza più allargata, riferendosi a quelle proposte che, anche in ambito tecnico, professionale e scientifico, oltre che artistico, hanno prodotto e producono cambiamenti significativi. Tali cambiamenti possono andare dalla risoluzione di un problema, al modo di considerare interi mondi della conoscenza, proponendo un “salto di qualità” rispetto allo stato precedente. Un piccolo o grande contributo alla crescita e allo sviluppo dell’uomo.
Ma per essere creativi e godere della propria creatività, non occorre necessariamente essere Leonardo da Vinci, Vincent Van Gogh o Isaac Newton, c’è molta spinta creativa, anche nell’uomo comune e nella vita di tutti i giorni.
“La capacità di creare prodotti utili o belli e di trovare il modo di risolvere questioni, non si limita alle persone dotate di talenti superiori, ma è un diritto che ciascun uomo di intelligenza media porta con se dalla nascita” (Ernest Hilgard .)
Trovo molto interessante la distinzione proposta dallo psicoanalista Silvano Arieti (1976) che parla di “creatività straordinaria”, come capacità di grande valore, in grado incidere sullo sviluppo umano e migliorare la vita di tutti e “creatività ordinaria”, come possibilità “quotidiana” di migliorare, appagando l’attore, e permettendogli di affrontare più positivamente la vita.
E infine, Gianni Rodari sintetizza così questi concetti: “La funzione creatrice dell'immaginazione appartiene all'uomo comune, allo scienziato, al tecnico; è essenziale alle scoperte scientifiche come alla nascita dell'opera d'arte; è addirittura condizione necessaria alla vita quotidiana... [...] Se una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà – fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà – vuol dire che è fatta male e che bisogna cambiarla. Per cambiarla, occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione. (Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, 1971, Ed. Einaudi, p. 171)
Perché è importante la creatività
Possiamo ritenere che la creatività favorisca l’evoluzione della personalità e sicuramente influenzi, in senso positivo, il nostro apprendimento. È Lev Vigotsky, uno dei primi studiosi a rivelarci con i suoi studi (tra gli anni ‘20 e gli anni ‘30) che la creatività è una competenza che deve essere stimolata per un corretto sviluppo dell’individuo. L’interazione con l’ambiente è fondamentale perché può favorire o ostacolare le modalità di pensiero creativo.
È attraverso la creatività che vengono risolti problemi quotidiani e sicuramente, nei momenti storici di grande difficoltà è necessario “aguzzare l’ingegno” e quindi le sfide future necessitano di grandi capacità di immaginare un futuro diverso.
Abbiamo più sopra esposto quanto l’atto creativo ci renda soddisfatti, appagati e ci faccia sentire vivi e capaci di generare idee e soluzioni. Sperimentiamo attraverso questa abilità, la possibilità di realizzare qualcosa o risolvere situazioni di stallo con conseguenze positive sull’autostima.
È la creatività che ci spinge ad andare oltre i nostri limiti e a raggiungere obiettivi sempre più sfidanti. La logica talvolta, non è sufficiente a trovare soluzioni.
La capacità di giungere a nuove soluzioni spesso, è un percorso non logico, che deriva dalla possibilità di “ ristrutturare” in modo nuovo, ciò che è già disponibile e rivisitarlo in chiave alternativa, trovando nuove connessioni tra le cose.
Lo psicologo gestaltista Wolfgang Köhler già nei primi del ‘900 chiama “insight” (intuizione, ristrutturazione cognitiva) questo processo. Egli aveva notato, dall’osservazione di comportamenti di problem solving nei primati, che ad un certo punto avviene una “rilettura”, quasi improvvisa, del rapporto tra stimoli, tale da permettere di “indovinare” il raggiungimento dell’obiettivo.
Parlando di visione alternativa delle cose, non si può non chiamare in campo Edward De Bono, che distingue tra pensiero lineare e pensiero laterale. Egli suggerisce di osservare il problema da diverse angolazioni e di integrare la logica del pensare lineare con la “non logica” del pensare in modo divergente. Per ciascun problema è possibile che vi siano più soluzioni. Noi possiamo dunque generare in modo creativo più ipotesi, da combinare e ricombinare con le conoscenze già note. Questo psicologo e autore di numerosi testi sulla creatività, propone diverse tecniche, per svilupparla e allenarla, una su tutte “Sei cappelli per pensare”, (Rizzoli 1999.)
A questo punto emerge un altro elemento intrigante, rispetto alla creatività e cioè, che al di la di una dotazione innata, per cui una persona è più incline di un’altra, c’è un buon margine di possibilità di apprenderla e stimolarla.
Non ci sono dubbi che la creatività sia utile, importante e ci faccia stare meglio. Vediamo nel mio prossimo post, quali sono i suoi nemici.
Bibliografia
D.W.Winnicott, (1995) Esplorazioni psicoanalitiche, Cortina Editore, pp.228–229
Atkinson William W.; Hilgard Ernest R., (2011) Introduzione alla psicologia, Nuova Libraria
L. Vigotsky Lo sviluppo psichico del bambino, Roma, Editori Riuniti, 1973.
Köler W., (1917) L'intelligenza delle scimmie antropoidi Giunti-Barbera, Firenze, 1961
Rodari G., (1973) Grammatica della fantasia, Einaudi, Torino,
De Bono E., (1969) Il pensiero laterale, Rizzoli, Milano,
De Bono E., ( 1991) Sei cappelli per pensare, Rizzoli, Milano,
http://nuovoeutile.it/222-frammenti-sulla-creativita-a-cura-di-annamaria-testa