Nel counseling, il colloquio tra due soggetti è lo strumento fondamentale con il quale, attraverso l’ascolto e la parola, si cerca di incontrare una persona, il suo vissuto, i suoi sentimenti, l’essere che è.
Ogni giorno sperimentiamo questa cosa. Che si tratti di una conversazione, un dialogo, una chiacchierata, uno scambio di idee o una discussione, in una visione ottimistica, incontriamo il prossimo con lo scopo di essere noi stessi, di affidarci, arricchirci e crescere insieme ad un altro essere umano.
La cosa però non è per niente agevole perché siamo tutti portatori di pensieri, teorie, concezioni, convinzioni e credenze che riempiono gli scambi comunicativi di luoghi comuni, equivoci, errori di interpretazione, abbagli, proiezioni... filtri.
Questo non aiuta le relazioni, anche nelle cose più ovvie della vita quotidiana. Dal professore che trasmette informazioni dall’alto del suo sapere, all’operatore sanitario che non lascia buone consegne, al medico attento al sintomo ma non al vissuto del paziente, allo psicologo che non gestisce il transfert del cliente, alla moglie che non si sente ascoltata dal marito, al dipendente che non si sente capito, etc.
L’incontro con un altro individuo è oggettivamente un’opportunità: serve per aprire un varco sulla realtà della propria esistenza. E' una occasione per sentirsi centrati, radicati, con lo sguardo rivolto alle proprie fondamenta.
Il colloquio di counseling viene realizzato con il metodo della centratura ed è come un balsamo. Serve per evitare i condizionamenti e le distorsioni di immagini, emozioni, proiezioni, desideri o speranze. Ha lo scopo di facilitare la conoscenza di se stessi senza intermediari e rappresentazioni esterne.
Il counselor sostiene questa esplorazione con l’ascolto e domande appropriate e svolge un compito cruciale: creare un laboratorio esperienziale per far emergere, dai silenzi e dai dettagli, il vissuto personale e le vere esigenze del cliente. E’ interessato a offrire uno stimolo esistenziale, che va oltre l’autoidentificazione e l’alienazione, per far emergere ciò che è reale per la persona.
Chi opera con esperienza e profondo rispetto, sincronicità e armonia verso il cliente, può fregiarsi del titolo di counselor professionale.
Questo titolo, vuole dire tutto e niente. In fondo, tutti crediamo di fare del nostro meglio quando comunichiamo.
In realtà, un percorso di formazione in counseling riguarda una modalità d'incontro che è, più estesamente, una conquista esperienziale della maturità personale.
Le tecniche del colloquio riguardano il ‘come’ si esplorano le potenzialità e gli elementi positivi della vita, ma il prodotto finale è un rapporto umano basato sulla crescita, la maestria, l’arte.
Ogni giorno sperimentiamo questa cosa. Che si tratti di una conversazione, un dialogo, una chiacchierata, uno scambio di idee o una discussione, in una visione ottimistica, incontriamo il prossimo con lo scopo di essere noi stessi, di affidarci, arricchirci e crescere insieme ad un altro essere umano.
La cosa però non è per niente agevole perché siamo tutti portatori di pensieri, teorie, concezioni, convinzioni e credenze che riempiono gli scambi comunicativi di luoghi comuni, equivoci, errori di interpretazione, abbagli, proiezioni... filtri.
Questo non aiuta le relazioni, anche nelle cose più ovvie della vita quotidiana. Dal professore che trasmette informazioni dall’alto del suo sapere, all’operatore sanitario che non lascia buone consegne, al medico attento al sintomo ma non al vissuto del paziente, allo psicologo che non gestisce il transfert del cliente, alla moglie che non si sente ascoltata dal marito, al dipendente che non si sente capito, etc.
L’incontro con un altro individuo è oggettivamente un’opportunità: serve per aprire un varco sulla realtà della propria esistenza. E' una occasione per sentirsi centrati, radicati, con lo sguardo rivolto alle proprie fondamenta.
Il colloquio di counseling viene realizzato con il metodo della centratura ed è come un balsamo. Serve per evitare i condizionamenti e le distorsioni di immagini, emozioni, proiezioni, desideri o speranze. Ha lo scopo di facilitare la conoscenza di se stessi senza intermediari e rappresentazioni esterne.
Il counselor sostiene questa esplorazione con l’ascolto e domande appropriate e svolge un compito cruciale: creare un laboratorio esperienziale per far emergere, dai silenzi e dai dettagli, il vissuto personale e le vere esigenze del cliente. E’ interessato a offrire uno stimolo esistenziale, che va oltre l’autoidentificazione e l’alienazione, per far emergere ciò che è reale per la persona.
Chi opera con esperienza e profondo rispetto, sincronicità e armonia verso il cliente, può fregiarsi del titolo di counselor professionale.
Questo titolo, vuole dire tutto e niente. In fondo, tutti crediamo di fare del nostro meglio quando comunichiamo.
In realtà, un percorso di formazione in counseling riguarda una modalità d'incontro che è, più estesamente, una conquista esperienziale della maturità personale.
Le tecniche del colloquio riguardano il ‘come’ si esplorano le potenzialità e gli elementi positivi della vita, ma il prodotto finale è un rapporto umano basato sulla crescita, la maestria, l’arte.