Penso che tutti, chi più chi meno, abbiano armadi, cassetti, cantine, piene di cose inutilizzate ma conservate solo perché ”non si sa mai che servano” oppure come ricordo di viaggi, persone, momenti.
Nel caso ”che servano” è dimostrato che c’è una bassissima possibilità che ciò avvenga, e che se non servissero entro 1-2 anni ,nella maggior parte dei casi non lo saranno mai più. Se riguardano viaggi, prima le si mettono lì, perché stanno bene con l’arredamento, poi vengono spostate per far posto ad altre e, prima o poi, finiscono in armadio o in cantina; Il regalo del tuo matrimonio, della tua ex, della suocera…direttamente in cantina.
Sono veramente poche le cose che amiamo tenere, sono tantissime quelle inutili. Il bello è che non ce ne rendiamo conto, compriamo, accatastiamo, buttiamo una quantità infinita di cose, come fosse una ricetta per sentirsi vivi e vegeti. Diamo un’importanza tale agli oggetti che a volte i superlativi si sprecano, manca loro solo la parola e poi…li dimentichiamo, come è giusto che sia, oggetti, nient’altro che “cose”.
Tempo fa un giornalista brasiliano aveva notato che molti senzatetto risparmiavano l’elemosina perché avevano un gran desiderio: comprarsi il telefonino!!! Incuriosito dal fenomeno (innescato dalla pubblicità cartellonistica) fece un’indagine e scoprì che il telefonino se l’erano fatto, ma non sapevano chi chiamare!
E’ una vita normale, piatta, stereotipata, quasi con il dovere di avere, possedere, ostentare, credere di averne bisogno; cose, questo è l’unico nome che riesco a dire pensando alle cose, inanimate, sterili, e non è vero che “da cosa nasce cosa”, da una cosa non nasce niente.
Teniamoci stretto il desiderio di crescere, di esplorare, di condividere e di aiutare, nasceranno riflessioni sincere e coerenti con il nostro sé, un modo di essere “ecologico”, dove le emozioni e le loro interpretazioni diventano maestre di vita, un contenitore da cui attingere, non solo nei momenti dove il dubbio e l’incertezza vorrebbero metterti al tappeto, ma anche per il semplice desiderio di apprendere.
Non ricordo cos’ho in cantina,ma quel che ho nella mente, nell’anima e nei visceri, sì, ed è quello che non si dimentica mai di me.
Nel caso ”che servano” è dimostrato che c’è una bassissima possibilità che ciò avvenga, e che se non servissero entro 1-2 anni ,nella maggior parte dei casi non lo saranno mai più. Se riguardano viaggi, prima le si mettono lì, perché stanno bene con l’arredamento, poi vengono spostate per far posto ad altre e, prima o poi, finiscono in armadio o in cantina; Il regalo del tuo matrimonio, della tua ex, della suocera…direttamente in cantina.
Sono veramente poche le cose che amiamo tenere, sono tantissime quelle inutili. Il bello è che non ce ne rendiamo conto, compriamo, accatastiamo, buttiamo una quantità infinita di cose, come fosse una ricetta per sentirsi vivi e vegeti. Diamo un’importanza tale agli oggetti che a volte i superlativi si sprecano, manca loro solo la parola e poi…li dimentichiamo, come è giusto che sia, oggetti, nient’altro che “cose”.
Tempo fa un giornalista brasiliano aveva notato che molti senzatetto risparmiavano l’elemosina perché avevano un gran desiderio: comprarsi il telefonino!!! Incuriosito dal fenomeno (innescato dalla pubblicità cartellonistica) fece un’indagine e scoprì che il telefonino se l’erano fatto, ma non sapevano chi chiamare!
E’ una vita normale, piatta, stereotipata, quasi con il dovere di avere, possedere, ostentare, credere di averne bisogno; cose, questo è l’unico nome che riesco a dire pensando alle cose, inanimate, sterili, e non è vero che “da cosa nasce cosa”, da una cosa non nasce niente.
Teniamoci stretto il desiderio di crescere, di esplorare, di condividere e di aiutare, nasceranno riflessioni sincere e coerenti con il nostro sé, un modo di essere “ecologico”, dove le emozioni e le loro interpretazioni diventano maestre di vita, un contenitore da cui attingere, non solo nei momenti dove il dubbio e l’incertezza vorrebbero metterti al tappeto, ma anche per il semplice desiderio di apprendere.
Non ricordo cos’ho in cantina,ma quel che ho nella mente, nell’anima e nei visceri, sì, ed è quello che non si dimentica mai di me.