"Non c'è cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente" (V. Woolf)
Sono seduta davanti a un piccolo palco dove fra pochi minuti si esibirà un giovane artista.
Mi sento molto stanca. Sono stanca dentro! Quel genere di stanchezza che mi fa urlare "basta per favore", con tutta l'anima, con tutto il fiato che mi resta nei polmoni.
Voglio solo che finisca presto. Voglio solo che finisca questa giornata (questa settimana; questi mesi; questo tempo!!!), voglio che cessi il dolore, quel dolore che mi stringe la schiena fino ai denti come una morsa.
Questa notte ho "i blues" nell'anima...sarò in linea con la serata!.
Faccio un check delle persone che mi circondano, che bevono e sorridono e mi parlano: mi appaiono vicine eppure così distanti!
Io guardo nel mio bicchiere forse con troppa insistenza, i cubetti di ghiaccio che si assottigliano e penso che la vita qualche volta sia un po' così; si può stare come un pezzo di ghiaccio in un cocktail alcolico, divertente e anestetizzante! Girato e rigirato nel bicchiere senza mai far parte del bicchiere, n'è del drink!
Mi accorgo che le mie riflessioni mi fanno sorridere.
Mi accorgo che vorrei comprendere, vorrei risolvere qui, adesso le mie istanze.
Bevo la mia bibita scarlatta prestando molta attenzione a quei cubetti di ghiaccio con i quali ho familiarizzato (siamo amici ora!), quando inizia lo spettacolo.
Sono scomodamente seduta sulla mia vita e anche sulla mia sedia quando sento la sua voce, solo quella e in un attimo tutto si trasforma!
La musica ha il potere della vibrazione, dell'emozione che viaggia su un'altra frequenza.
Non si può descrivere ma ha l'effetto di una scarica, come se ogni cellula in quel momento si ridestasse! Guardo l'artista sul palco e mi chiedo cos'abbia dentro! Cosa c'è dentro di lui che lo trasporta al di fuori. E' trasfigurato nel volto, come se fosse rapito da qualcosa che lo tiene in basso, che si impossessa delle sue dita che adesso danzano senza fatica sui tasti della chitarra. Cresce la voce, cresce l'espressione, sale il volume dell'esperienza e del mio cuore disgelato sento che questa è la soluzione. Sento una sensazione di gioia pura e totale, di fusione. Come se anche nella mia anima ci fosse un ingresso per il jack della chitarra...sono elettrica anch'io, sono una cassa risonante e le mie corde hanno qualcosa da dire.
Mi slego, mi slego dalla sedia dove mi ero imbalsamata durante il documentario sulla riproduzione sessuale dei cubetti di ghiaccio nelle miscele a base di campari e vermut rosso!
Mi slego da me stessa. Scopro che so andare oltre lo sguardo, dentro a quelle note che mi dicono qualcosa di più del ritmo e del sound. Non è una canzone quella che sento...diciamo che la posso vedere.
Finisce lo spettacolo. E il miracolo.
Per molti il significato di un momento di svago.
Per me la comprensione che ho bisogno di risonanza.
Adesso rivoglio la mia chitarra per imparare a suonare i blues della mia vita. Sulle note che risuonano nei miei sogni e nei varchi di libertà!
Sono seduta davanti a un piccolo palco dove fra pochi minuti si esibirà un giovane artista.
Mi sento molto stanca. Sono stanca dentro! Quel genere di stanchezza che mi fa urlare "basta per favore", con tutta l'anima, con tutto il fiato che mi resta nei polmoni.
Voglio solo che finisca presto. Voglio solo che finisca questa giornata (questa settimana; questi mesi; questo tempo!!!), voglio che cessi il dolore, quel dolore che mi stringe la schiena fino ai denti come una morsa.
Questa notte ho "i blues" nell'anima...sarò in linea con la serata!.
Faccio un check delle persone che mi circondano, che bevono e sorridono e mi parlano: mi appaiono vicine eppure così distanti!
Io guardo nel mio bicchiere forse con troppa insistenza, i cubetti di ghiaccio che si assottigliano e penso che la vita qualche volta sia un po' così; si può stare come un pezzo di ghiaccio in un cocktail alcolico, divertente e anestetizzante! Girato e rigirato nel bicchiere senza mai far parte del bicchiere, n'è del drink!
Mi accorgo che le mie riflessioni mi fanno sorridere.
Mi accorgo che vorrei comprendere, vorrei risolvere qui, adesso le mie istanze.
Bevo la mia bibita scarlatta prestando molta attenzione a quei cubetti di ghiaccio con i quali ho familiarizzato (siamo amici ora!), quando inizia lo spettacolo.
Sono scomodamente seduta sulla mia vita e anche sulla mia sedia quando sento la sua voce, solo quella e in un attimo tutto si trasforma!
La musica ha il potere della vibrazione, dell'emozione che viaggia su un'altra frequenza.
Non si può descrivere ma ha l'effetto di una scarica, come se ogni cellula in quel momento si ridestasse! Guardo l'artista sul palco e mi chiedo cos'abbia dentro! Cosa c'è dentro di lui che lo trasporta al di fuori. E' trasfigurato nel volto, come se fosse rapito da qualcosa che lo tiene in basso, che si impossessa delle sue dita che adesso danzano senza fatica sui tasti della chitarra. Cresce la voce, cresce l'espressione, sale il volume dell'esperienza e del mio cuore disgelato sento che questa è la soluzione. Sento una sensazione di gioia pura e totale, di fusione. Come se anche nella mia anima ci fosse un ingresso per il jack della chitarra...sono elettrica anch'io, sono una cassa risonante e le mie corde hanno qualcosa da dire.
Mi slego, mi slego dalla sedia dove mi ero imbalsamata durante il documentario sulla riproduzione sessuale dei cubetti di ghiaccio nelle miscele a base di campari e vermut rosso!
Mi slego da me stessa. Scopro che so andare oltre lo sguardo, dentro a quelle note che mi dicono qualcosa di più del ritmo e del sound. Non è una canzone quella che sento...diciamo che la posso vedere.
Finisce lo spettacolo. E il miracolo.
Per molti il significato di un momento di svago.
Per me la comprensione che ho bisogno di risonanza.
Adesso rivoglio la mia chitarra per imparare a suonare i blues della mia vita. Sulle note che risuonano nei miei sogni e nei varchi di libertà!