Da bambino la priorità è giocare ed imparare. La spontaneità stimola la curiosità che ti spinge ad andare oltre, verso nuove scoperte.
Poi cresci, e nel tuo viaggio nel mondo cominci ad esplorare, incontrare luoghi e persone. Inizi così a fare dei confronti, a chiederti se vai bene o se devi migliorarti, ad esprimere giudizi e a soffrire se ti rendi conto che non soddisfi quei modelli stereotipati che dettano le regole di una presunta normalità.
E di solito il giudizio più severo lo riservi a te stesso, per come ti vedi o per come pensi ti vedano gli altri.
Mi soffermo a riflettere e mi chiedo, cos’è la normalità? Il dizionario italiano la definisce come una condizione riconducibile alla consuetudine, interpretata come ‘regolarità’ o anche ‘ordine’, ma non spiega come vengono stabiliti i parametri di questa consuetudine.
Chi decide cosa è normale e cosa no? Se sia giusto o meno conformarsi a certi modelli o regole?
Il primo nucleo con cui ci confrontiamo è la famiglia d’origine. Qui apprendiamo le “regole di vita” di questa comunità, che costituiranno la base delle nostre abitudini e convinzioni, da cui trarremo anche le prime limitazioni alla nostra libertà di essere.
Passiamo tutta la vita a cercare di soddisfare qualcuno, i nostri genitori, gli amici, il partner, i colleghi, i superiori, e a rincorrere un ideale di normalità che rasenta la perfezione.
E in questa rincorsa alla prestazione, ci dimentichiamo di ascoltare i nostri veri bisogni.
Hai mai fatto caso a quante volte in una giornata ti chiedi come stai o se provi piacere nel fare qualcosa, semplicemente perché è normale farla?
Se ci soffermassimo per un momento ad ascoltarci, scopriremmo che siamo parte integrante di un sistema che ci condiziona, continuamente, e che ci induce a creare processi autosabotanti.
Basterebbe concedersi qualche minuto e fermarsi ad osservare la natura, che nella sua meravigliosa semplicità ed armonia è la vera maestra che insegna le regole basiche di vita.
A cosa serve quindi ricercare una normalità conformante, performante o straordinaria?
È tempo di lasciar cadere le maschere e assaporare la propria libertà, perché ogni essere umano è unico ed è straordinariamente perfetto così com’è.
“Amare sé stessi non è vanità, ma sanità mentale” cit. Andrè Gide
Poi cresci, e nel tuo viaggio nel mondo cominci ad esplorare, incontrare luoghi e persone. Inizi così a fare dei confronti, a chiederti se vai bene o se devi migliorarti, ad esprimere giudizi e a soffrire se ti rendi conto che non soddisfi quei modelli stereotipati che dettano le regole di una presunta normalità.
E di solito il giudizio più severo lo riservi a te stesso, per come ti vedi o per come pensi ti vedano gli altri.
Mi soffermo a riflettere e mi chiedo, cos’è la normalità? Il dizionario italiano la definisce come una condizione riconducibile alla consuetudine, interpretata come ‘regolarità’ o anche ‘ordine’, ma non spiega come vengono stabiliti i parametri di questa consuetudine.
Chi decide cosa è normale e cosa no? Se sia giusto o meno conformarsi a certi modelli o regole?
Il primo nucleo con cui ci confrontiamo è la famiglia d’origine. Qui apprendiamo le “regole di vita” di questa comunità, che costituiranno la base delle nostre abitudini e convinzioni, da cui trarremo anche le prime limitazioni alla nostra libertà di essere.
Passiamo tutta la vita a cercare di soddisfare qualcuno, i nostri genitori, gli amici, il partner, i colleghi, i superiori, e a rincorrere un ideale di normalità che rasenta la perfezione.
E in questa rincorsa alla prestazione, ci dimentichiamo di ascoltare i nostri veri bisogni.
Hai mai fatto caso a quante volte in una giornata ti chiedi come stai o se provi piacere nel fare qualcosa, semplicemente perché è normale farla?
Se ci soffermassimo per un momento ad ascoltarci, scopriremmo che siamo parte integrante di un sistema che ci condiziona, continuamente, e che ci induce a creare processi autosabotanti.
Basterebbe concedersi qualche minuto e fermarsi ad osservare la natura, che nella sua meravigliosa semplicità ed armonia è la vera maestra che insegna le regole basiche di vita.
A cosa serve quindi ricercare una normalità conformante, performante o straordinaria?
È tempo di lasciar cadere le maschere e assaporare la propria libertà, perché ogni essere umano è unico ed è straordinariamente perfetto così com’è.
“Amare sé stessi non è vanità, ma sanità mentale” cit. Andrè Gide