“L’uomo ha assolutamente bisogno di idee e convinzioni generali che diano significato alla sua vita e che gli permettano di individuare il suo posto nell’universo”
Carl G. Jung
Il bisogno di “certezze” è un aspetto intrinseco della realtà umana; permette di gettare solide basi per interagire nel nostro mondo fisico e psicologico, supporta nello sviluppo di relazioni sane e costruttive.
Le convinzioni che abbiamo su come “vanno” le cose nel mondo rientrano nel più generale concetto di “sicurezza”, bisogno basilare da cui nasce lo sviluppo del nostro “Io”. Sapere “come andrà” un qualcosa ci fornisce il senso del controllo, ci fa sentire padroni della situazione e ci fa interagire al meglio con gli altri.
Sulla base delle nostre esperienze costruiamo e radichiamo in noi determinate convinzioni che col tempo ci guidano nella vita, nelle scelte e spesso determinano anche il nostro futuro.
Tanto più profonde tanto più diventano un aspetto essenziale del nostro essere.
La capacità di saper riconoscere le nostre convinzioni e periodicamente valutarne l’efficacia è la caratteristica di quelle persone “vincenti”, quelle a cui sembra andare tutto bene, che sanno muoversi in molteplici ambiti e trovare soluzioni produttive alle problematiche.
Il malessere nonché senso di inadeguatezza nasce quando invece rimaniamo vittima delle nostre stesse convinzioni e iniziamo a vivere per essere e non sulla base di esse.
La nostra stessa creazione diventa scolpita nella pietra e quasi viene percepita come una imposizione esterna, una legge universale a cui dover rendere conto o sulla base della quale essere in costante giudizio di noi stessi.
A volte, incapaci di agire, restiamo intrappolati in una sorta di fatalismo e\o vittimismo che rende la nostra vita in bianco e nero.
La dinamicità lascia spazio all’immobilità; l’energia fisica e psicologica viene trasformata in una sorta di buco nero che tutto risucchia e nulla lascia scappare lasciandoci impotenti.
Come uscirne?
La capacità di saper riconoscere le nostre convinzioni è la chiave per gestire al meglio e in modo autonomo questi aspetti strutturali del nostro essere.
Il supporto di un coach e/o uno psicologo è sicuramente utile al fine di affiancarci in questo percorso e permetterci di sondare il nostro subconscio in modo attivo e consapevole.
Infine concedersi l’opportunità di avvicinarsi, scavalcare, rompere il muro che a volte costruiamo per proteggerci da noi stessi e dagli altri diventa il primo passo e forse quello più importante per costruire consapevolmente quello che vogliamo essere, cogliendo e valorizzando la nostra unicità.
Copyright Lorenzo Savioli anteprima editoriale riservata
Carl G. Jung
Il bisogno di “certezze” è un aspetto intrinseco della realtà umana; permette di gettare solide basi per interagire nel nostro mondo fisico e psicologico, supporta nello sviluppo di relazioni sane e costruttive.
Le convinzioni che abbiamo su come “vanno” le cose nel mondo rientrano nel più generale concetto di “sicurezza”, bisogno basilare da cui nasce lo sviluppo del nostro “Io”. Sapere “come andrà” un qualcosa ci fornisce il senso del controllo, ci fa sentire padroni della situazione e ci fa interagire al meglio con gli altri.
Sulla base delle nostre esperienze costruiamo e radichiamo in noi determinate convinzioni che col tempo ci guidano nella vita, nelle scelte e spesso determinano anche il nostro futuro.
Tanto più profonde tanto più diventano un aspetto essenziale del nostro essere.
La capacità di saper riconoscere le nostre convinzioni e periodicamente valutarne l’efficacia è la caratteristica di quelle persone “vincenti”, quelle a cui sembra andare tutto bene, che sanno muoversi in molteplici ambiti e trovare soluzioni produttive alle problematiche.
Il malessere nonché senso di inadeguatezza nasce quando invece rimaniamo vittima delle nostre stesse convinzioni e iniziamo a vivere per essere e non sulla base di esse.
La nostra stessa creazione diventa scolpita nella pietra e quasi viene percepita come una imposizione esterna, una legge universale a cui dover rendere conto o sulla base della quale essere in costante giudizio di noi stessi.
A volte, incapaci di agire, restiamo intrappolati in una sorta di fatalismo e\o vittimismo che rende la nostra vita in bianco e nero.
La dinamicità lascia spazio all’immobilità; l’energia fisica e psicologica viene trasformata in una sorta di buco nero che tutto risucchia e nulla lascia scappare lasciandoci impotenti.
Come uscirne?
La capacità di saper riconoscere le nostre convinzioni è la chiave per gestire al meglio e in modo autonomo questi aspetti strutturali del nostro essere.
Il supporto di un coach e/o uno psicologo è sicuramente utile al fine di affiancarci in questo percorso e permetterci di sondare il nostro subconscio in modo attivo e consapevole.
Infine concedersi l’opportunità di avvicinarsi, scavalcare, rompere il muro che a volte costruiamo per proteggerci da noi stessi e dagli altri diventa il primo passo e forse quello più importante per costruire consapevolmente quello che vogliamo essere, cogliendo e valorizzando la nostra unicità.
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