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'Con l'aiuto del sole vincerò' di Paolo Peschiera

3/10/2015

3 Comments

 
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Chi di noi non ha mai provato un senso di congelamento dopo un’esperienza traumatica, un amore interrotto, una perdita repentina, un periodo di forte turbamento emotivo e psicologico, un’ intensa emozione….

Un freddo glaciale che piano piano congela tutto.

I movimenti, le parole, le emozioni, i pensieri, il respiro… e ci lascia lì…bloccati completamente.

Fermi, immobili con occhi sbarrati e con mani tese come per chiedere aiuto ma senza vita, senza più anima, senza alcun fremito, senza colore…

Aiuto che non verrà mai dato perché chi ci guarda non vede più alcuna fiamma di vita. E sposta l’attenzione su chi ancora ha la forza di rispondere.

Quel transito silenzioso, quel passarci a fianco senza che ci si accorga di noi ci immerge ancora di più nel nostro nucleo ormai anestetizzato. E tutto sembra spegnersi.

E’ in quel disperato ultimo tentativo, quando nulla più è dato sapere, quando le nostre barriere sono tutte crollate, quando vediamo sparire l’orizzonte, che dobbiamo avere la forza di ritrovare il profondo di noi stessi. Di ripensare ai gesti e alle immagini di gioia e di vita che possono rinvigorirci. Di ripensare al nostro modo di porci verso di noi.

Un piccolo squarcio a quella coltre di ghiaccio necessario per sprigionare la luce che ognuno di noi possiede. Luce che con la nostra ritrovata consapevolezza diventa sempre più potente e calda così da sciogliere l’intorno e permetterci di tornare a respirare e a muoverci.

Ed ecco che questa nuova forza si sprigiona in noi ed i suoi raggi accarezzano le persone vicine, poi quelle più lontane, poi…

Ed ecco che il nostro calore si estende da noi a loro…

Ed ecco che siamo tornati a muoverci completamente, rinati, grati per questa ulteriore possibilità e consci che il nostro coraggio di vita l’ha resa possibile.

Ed ecco che ora gli altri sono tornati a vederci e scaldati da noi ritrovano anch’essi nuove energie..in un moto perpetuo di dare e avere…

Rimanere chiusi in un momento, non volerlo vivere completamente, sia esso gioioso o pieno di sofferenza, non volerlo lasciare andare ma al contrario trattenere per viverlo più volte in una sorta di replay infinito.. Tutto ciò ci ricopre di una tuta di ghiaccio faticosa da rompere.

Ma una volta pronti dobbiamo ringraziare queste emozioni di vita e subito dobbiamo lasciarle andare per tornare al “qui e ora” slegandoci così dal passato.

Per vedere tutto con rinnovamento e con calore portato dal nostro nuovo Sole di consapevolezza e rinnovata energia.

​E con l
’aiuto del Sole, vincerò.

​

3 Comments
Maurizio Stagni
3/10/2015 12:56:30 pm

"Fermi, immobili con occhi sbarrati e con mani tese come per chiedere aiuto ma senza vita, senza più anima, senza alcun fremito, senza colore…Aiuto che non verrà mai dato perché chi ci guarda non vede più alcuna fiamma di vita. E sposta l’attenzione su chi ancora ha la forza di rispondere.Quel transito silenzioso, quel passarci a fianco senza che ci si accorga di noi ci immerge ancora di più nel nostro nucleo ormai anestetizzato. E tutto sembra spegnersi.E’ in quel disperato ultimo tentativo, quando nulla più è dato sapere, quando le nostre barriere sono tutte crollate, quando vediamo sparire l’orizzonte, che dobbiamo avere la forza di ritrovare il profondo di noi stessi. Di ripensare ai gesti e alle immagini di gioia e di vita che possono rinvigorirci. Di ripensare al nostro modo di porci verso di noi."
Di tutto il post trovo questo passaggio il più significativo. Come si fa a uscire da una situazione del genere se neanche dall'esterno c'è chi ti porge una mano in aiuto. Chi si trova "anestetizato" ha davvero la forza di uscire da una situazione del genere secon le sue forze? Di fatto si potrebbe dire di si. A tutti sono capitati momenti grigi nella vita da cui se ne è usciti, ma cosa dovremmo dire di chi in momenti difficili questa forza non l'ha davvero avuta è ha trovato come unica via d'uscita l'estrema soluzione? Io credo che nonostante a nastri partenza siamo tutti uguali da un punto di vista animale, di fatto la crescita e le esperienze ci rende unici e differenti gli uni dagli altri. Dobbiamo "saperci" aiutare, trovare da noi le forze per uscire dalle nostre difficoltà, ma osservare e porgere una mano ci rende un più umani, a mio avviso.
Vorrei chiarire che il mio punto di vista non è ghandiano, è semplicemente constatare che dimostrare un briciolo attenzione, a chi ci sta vicino, ci mette nella condizione di fare la differenza tra chi può e chi riesce, tra chi vorrebbe e chi fa. Leggo spesso su fb cazzate sull'amicizia è sull'amore, poi guardo la vita reale è tutto mi pare vada in senso opposto.
Senza fare i francescani un po di attenzione a chi ci sta vicino ci aiuta anche noi e chi è in difficoltà, perché se le parti si invertono forse una mano tesa può farci comodo, a prescindere dal sole.

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Paolo Peschiera
3/10/2015 03:46:16 pm

Assolutamente d'accordo Maurizio. Chiedere aiuto fa bene, rispondere a tale domanda fa bene, offrire aiuto fa bene. Ma fino a che ciò non diventerà un nostro piacere quotidiano e una nostra piena volontà, dico che fa bene anche imparare ad avere la capacità di risollevarci da soli. Questa non è' presunzione o sfiducia negli altri ma dobbiamo fare i conti che non sempre, appunto, le nostre richieste incontrano mani che ci afferrano.. Ed allora sta a noi... Percorso duro e lungo ma che alla fine ci consentirà di decidere un domani se chiedere ancora aiuto o riuscire a bastarsi.. Una cosa non deve prevalere sull'altra ma così potrà essere una nostra scelta presa con coscienza..

Reply
maurizio stagni
4/10/2015 02:19:26 am

Non mi pare di avere scritto che bisogna chiedere sempre aiuto agli altri. Ho scritto che ci sono momenti che non si riesce ad alzarsi da soli e che porgere una mano non è necessariamente un comportamento francescano, ma bensì un umana sensibilità. Che poi si debba essere capaci di rialzarsi con le proprie gambe non ve dubbio, ma la presa di coscienza nell'arte del cavarsela da soli, di cui tu parli, non è sufficiente in certi momenti a rialzare la testa.

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