La gran parte delle nostre esperienze avvengono in modo automatico con una relativa partecipazione cosciente. Oggi vi parlo del 2% di contributo della coscienza per rendere indelebile un ricordo e spalmarlo come causa efficiente per altre esperienze della vita.
Se compiamo un allenamento, una prova, una gara o una qualsiasi azione significativa nel lavoro o nella vita, rimane certamente memorizzata. Il problema è che se non fissiamo qualche elemento di quelle esperienze diventano difficilmente recuperabili e certamente poco fruibili dal subconscio e dal nostro Io. Non riusciamo a cambiare programma o ad attivare una catena di azioni direzionali.
Si parla di fissare una esperienza quando la ricordiamo come immagine e pensiero. Quando l’insieme delle precedenti operazioni mentali, diventano corpo con la sensazione, l’odore, il gesto o il movimento, tecnicamente diventano un ‘ancoraggio’.
Il primo passo è cosa fissiamo e come. Fissiamo un dato lì per lì? Lo meditiamo qualche momento? Lo pensiamo per ragionare sui suoi significati? Lo esploriamo in chiave emotiva? Diamo una etichetta a ciò che stiamo vivendo? Ne parliamo con qualcuno? Tutte queste fasi sono certamente auspicabili. Bisogna trovare la nostra prima chiave di innesco per facilitare il ricordo e renderlo indelebile.
Per renderlo successivamente fruibile, lo dobbiamo ripetere a noi stessi o a qualcuno, e/o scrivere.
Un secondo passo è quello comprendere la sequenza che rende un ricordo speciale per ognuno di noi. Siamo diversi, ma ogni ricordo ha una colla speciale che è l’emozione. L’emozione va percepita, stanata se occorre. Meglio ancora, meditata ed espressa.
Il terzo passo è quello di trovare delle correlazioni con esperienze simili, delle differenze e anche delle nuove prospettive in chiave creativa. Occorre allargare la rete dei significati per poterne usufruire in un secondo momento.
Un quarto passo è quello di creare un aggancio psicologico, un gesto o un movimento, che riassuma i nostri circuiti nervosi, implicati nell’esperienza in corso, e nella più vasta area delle risorse e capacità.
Il quinto passo è quello finale. Si colloca il ricordo nell’area della consapevolezza, della decisione, dell’azione e della reazione dell’Io di fronte ad un compito. Si allena l’Io ad esercitare l’autoefficacia nelle più complesse situazioni della vita.
Se compiamo un allenamento, una prova, una gara o una qualsiasi azione significativa nel lavoro o nella vita, rimane certamente memorizzata. Il problema è che se non fissiamo qualche elemento di quelle esperienze diventano difficilmente recuperabili e certamente poco fruibili dal subconscio e dal nostro Io. Non riusciamo a cambiare programma o ad attivare una catena di azioni direzionali.
Si parla di fissare una esperienza quando la ricordiamo come immagine e pensiero. Quando l’insieme delle precedenti operazioni mentali, diventano corpo con la sensazione, l’odore, il gesto o il movimento, tecnicamente diventano un ‘ancoraggio’.
Il primo passo è cosa fissiamo e come. Fissiamo un dato lì per lì? Lo meditiamo qualche momento? Lo pensiamo per ragionare sui suoi significati? Lo esploriamo in chiave emotiva? Diamo una etichetta a ciò che stiamo vivendo? Ne parliamo con qualcuno? Tutte queste fasi sono certamente auspicabili. Bisogna trovare la nostra prima chiave di innesco per facilitare il ricordo e renderlo indelebile.
Per renderlo successivamente fruibile, lo dobbiamo ripetere a noi stessi o a qualcuno, e/o scrivere.
Un secondo passo è quello comprendere la sequenza che rende un ricordo speciale per ognuno di noi. Siamo diversi, ma ogni ricordo ha una colla speciale che è l’emozione. L’emozione va percepita, stanata se occorre. Meglio ancora, meditata ed espressa.
Il terzo passo è quello di trovare delle correlazioni con esperienze simili, delle differenze e anche delle nuove prospettive in chiave creativa. Occorre allargare la rete dei significati per poterne usufruire in un secondo momento.
Un quarto passo è quello di creare un aggancio psicologico, un gesto o un movimento, che riassuma i nostri circuiti nervosi, implicati nell’esperienza in corso, e nella più vasta area delle risorse e capacità.
Il quinto passo è quello finale. Si colloca il ricordo nell’area della consapevolezza, della decisione, dell’azione e della reazione dell’Io di fronte ad un compito. Si allena l’Io ad esercitare l’autoefficacia nelle più complesse situazioni della vita.