Nel nostro operare quotidiano affrontiamo molti compiti simultaneamente con risorse limitate di attenzione, di memoria, di organizzazione, di motivazione. Pur essendo consapevoli di noi in qualunque momento abbiamo risorse limitate che debbono rispondere ai nostri quesiti più prossimi di stato, di pensiero e di azione. Mentre viviamo immagazziniamo esperienze immediate e un po' di conoscenza; recuperiamo dalla memoria quello che ci serve per mescolarla e processarla in funzione dei nostri obiettivi, che non sono diventare il presidente di qualcosa o il campione del mondo di qualcos’altro, bensì il più ordinario raggiungere con efficacia un certo risultato; o, più semplicemente, prendere quello che sappiamo e creare qualcosa di nuovo che si chiama obiettivo … scopo.
Raggiungere degli obiettivi si associa a tanti effetti positivi che sono importanti per il nostro modo di funzionare. Il problema è che la vita ci viene incontro, e ci viene incontro molto rapidamente, e quello che dobbiamo fare è prendere quell'enorme flusso di esperienze e in qualche modo estrarne un significato per dare un senso al mondo che ci circonda. Dobbiamo comunicare, tenere una conversazione, costruire storie, risolvere problemi, ascoltare qualcuno, valutarlo, decidere se ci piace o meno, fare domande di conseguenza. Dobbiamo assicurarci di trovare quello che stiamo cercando.
Il problema è che talvolta ci sentiamo limitati in attenzione, in progetto ed in in visione e dobbiamo gestire i nostri progressi con azioni concrete, con strategie, con processi immaginativi e con modelli di pensiero creativi. Ne abbiamo le capacità. Tutti quanti. Ma dipende da come le trattiamo.
Il coaching di cui vi voglio parlare in questo post è l’atteggiamento che possiamo avere quando siamo immersi in un ambito ricco di stimoli e molto creativo (come ad esempio un contesto di formazione), assumendo due strategie molto importanti.
La prima cosa è che dobbiamo pensare ed elaborare la nostra esistenza, la nostra vita, in modo immediato e ripetuto. Dobbiamo elaborare quello che accade nel momento in cui accade, non 10 minuti dopo, non una settimana dopo, in quel momento. Quindi dobbiamo pensare: sono d'accordo con ciò che ascolto? Cosa manca? Cosa vorrei sapere? Sono d'accordo con i presupposti? Come posso applicarlo alla mia vita?
È un modo di elaborare quello che accade in modo da usarlo successivamente. Dobbiamo anche ripeterlo mentalmente. Dobbiamo fare pratica. Dobbiamo pensarci qui ed ora. Nel frattempo, è utile parlarne con qualcuno. Lo annotiamo e quando arriviamo a casa, tiriamo fuori gli appunti e ci pensiamo e finiamo col fare pratica col tempo. Fare pratica è molto positivo.
Dopodiché dobbiamo pensare riformulando e dobbiamo pensare per immagini. Spesso pensiamo di dover collegare nuove consapevolezze con conoscenze esistenti. Quello che dovremmo fare è rigirare le cose: prendere la nostra esistenza, avvolgerla nelle nuove conoscenze, fare nuovi collegamenti e darle maggior significato. E’ bene usare le immagini. Siamo fatti per le immagini. Dobbiamo approfittarne. Pensiamo alle cose per immagini, annotiamole in quel modo. Se leggiamo un libro, estraiamone il succo.
La seconda cosa è darci un’organizzazione e un supporto a ciò che cerchiamo di realizzare. Siamo delle macchine fabbrica-senso. È quello che facciamo. Cerchiamo un significato in tutto quello che ci accade. L'organizzazione per passi concreti può aiutarci, abbiamo bisogno di strutturare quello che facciamo in modi che abbiano senso. Se ci muniamo di conoscenza e di esperienza, dobbiamo strutturarla. E supportarla con continuità.
Iniziamo tutti come principianti. Tutto quello che facciamo è approssimazione o sofisticazione. Dovremmo aspettarci che cambi nel tempo. Dobbiamo supportare i nostri progressi. Il supporto potrebbe consistere nel fare domande alla gente, scriverlo su un quaderno speciale, creare un organigramma o qualche immagine guida, ma dobbiamo evocarlo e sostenerlo.
Il messaggio del fare attraverso i passi concreti della nostra attività di coaching è il seguente: ‘quello che elaboriamo, lo impariamo. Se non elaboriamo la vita, non la stiamo vivendo. Pertanto, viviamo la vita’.
Raggiungere degli obiettivi si associa a tanti effetti positivi che sono importanti per il nostro modo di funzionare. Il problema è che la vita ci viene incontro, e ci viene incontro molto rapidamente, e quello che dobbiamo fare è prendere quell'enorme flusso di esperienze e in qualche modo estrarne un significato per dare un senso al mondo che ci circonda. Dobbiamo comunicare, tenere una conversazione, costruire storie, risolvere problemi, ascoltare qualcuno, valutarlo, decidere se ci piace o meno, fare domande di conseguenza. Dobbiamo assicurarci di trovare quello che stiamo cercando.
Il problema è che talvolta ci sentiamo limitati in attenzione, in progetto ed in in visione e dobbiamo gestire i nostri progressi con azioni concrete, con strategie, con processi immaginativi e con modelli di pensiero creativi. Ne abbiamo le capacità. Tutti quanti. Ma dipende da come le trattiamo.
Il coaching di cui vi voglio parlare in questo post è l’atteggiamento che possiamo avere quando siamo immersi in un ambito ricco di stimoli e molto creativo (come ad esempio un contesto di formazione), assumendo due strategie molto importanti.
La prima cosa è che dobbiamo pensare ed elaborare la nostra esistenza, la nostra vita, in modo immediato e ripetuto. Dobbiamo elaborare quello che accade nel momento in cui accade, non 10 minuti dopo, non una settimana dopo, in quel momento. Quindi dobbiamo pensare: sono d'accordo con ciò che ascolto? Cosa manca? Cosa vorrei sapere? Sono d'accordo con i presupposti? Come posso applicarlo alla mia vita?
È un modo di elaborare quello che accade in modo da usarlo successivamente. Dobbiamo anche ripeterlo mentalmente. Dobbiamo fare pratica. Dobbiamo pensarci qui ed ora. Nel frattempo, è utile parlarne con qualcuno. Lo annotiamo e quando arriviamo a casa, tiriamo fuori gli appunti e ci pensiamo e finiamo col fare pratica col tempo. Fare pratica è molto positivo.
Dopodiché dobbiamo pensare riformulando e dobbiamo pensare per immagini. Spesso pensiamo di dover collegare nuove consapevolezze con conoscenze esistenti. Quello che dovremmo fare è rigirare le cose: prendere la nostra esistenza, avvolgerla nelle nuove conoscenze, fare nuovi collegamenti e darle maggior significato. E’ bene usare le immagini. Siamo fatti per le immagini. Dobbiamo approfittarne. Pensiamo alle cose per immagini, annotiamole in quel modo. Se leggiamo un libro, estraiamone il succo.
La seconda cosa è darci un’organizzazione e un supporto a ciò che cerchiamo di realizzare. Siamo delle macchine fabbrica-senso. È quello che facciamo. Cerchiamo un significato in tutto quello che ci accade. L'organizzazione per passi concreti può aiutarci, abbiamo bisogno di strutturare quello che facciamo in modi che abbiano senso. Se ci muniamo di conoscenza e di esperienza, dobbiamo strutturarla. E supportarla con continuità.
Iniziamo tutti come principianti. Tutto quello che facciamo è approssimazione o sofisticazione. Dovremmo aspettarci che cambi nel tempo. Dobbiamo supportare i nostri progressi. Il supporto potrebbe consistere nel fare domande alla gente, scriverlo su un quaderno speciale, creare un organigramma o qualche immagine guida, ma dobbiamo evocarlo e sostenerlo.
Il messaggio del fare attraverso i passi concreti della nostra attività di coaching è il seguente: ‘quello che elaboriamo, lo impariamo. Se non elaboriamo la vita, non la stiamo vivendo. Pertanto, viviamo la vita’.