Questi due fenomeni sono entrambi processi mentali affiancati all’ansia che contribuiscono al mantenimento e all’aggravamento dello stato depressivo (e non solo).
Rimuginio e Ruminazione coinvolgono tantissime aree del pensiero e provocano diversificati comportamenti. Nel caso specifico della depressione si può vedere il rimuginio come atto volontario di rievocare un evento passato sul quale ci si sofferma in modo articolato e dettagliato ma per il quale si assegna una connotazione negativa. Il rimuginio è legato ai ricordi verso i quali si manifestano sentimenti di rimpianto e più in generale di negativismo tanto da essere sfiduciati verso il presente e il futuro.
Il rimuginio è un fenomeno ripetitivo a cui manca modulazione, precisione, varietà, vocabolario descrittivo e la proiezione a stati positivi. È un intruso della mente che domina pensieri e azioni in modo totalizzante e pervasivo. Le tre caratteristiche principali sono la predominanza del pensiero verbale a discapito dell’immaginazione visiva tagliando spazio alla razionalità e alla riflessione in virtù degli impulsi comportando poca lucidità. Una seconda caratteristica è l’evitamento cognitivo, ovvero la mancata ricerca di analisi, di approfondimento, curiosità verso l’evento. Un’ultima caratteristica è quella dell’inibizione emotiva in cui il soggetto viene privato e viene fatto prigioniero dei propri pensieri. L’emozioni non vengono elaborate ma sono percepite come travolgenti. Il rimuginio blocca la ricerca di soluzioni poiché instilla una percezione di un danno irreparabile ma di cui non ci sono né rappresentazioni né certezze. È tipico nel rimugino la presenza di un forte senso d’indeterminatezza e la mancanza di concretezza.
I fattori predisponenti del rimuginio sono l’eccessiva vigilanza, l’attenzione selettiva (volta a cercare la conferma delle proprie idee) e la presenza d’informazioni negative di esperienze passate nella memoria a lungo termine.
Il rimuginio sfocia in aspetti depressivi nel momento in cui si creano due convinzioni forti: da una parte il senso pericolosità e incontrollabilità data dalla gestione degli eventi che sono percepiti come minacciosi e dall’altra una graduale svalutazione di sé dove l’incapacità di accettare le debolezze e di avere forti sensi di colpa, inducono l’individuo a sfiduciarsi e ad arretrare.
Quest’ultimo punto si connette perfettamente con un altro aspetto importante del rimuginio: il perfezionismo. Gli individui che tendono a rimuginare si pongono obiettivi elevati, importanti e distanti che richiedono alte performance e la gran parte delle proprie risorse; l’incapacità di ammettere e accettare i limiti propri e altrui senza dar spazio a imperfezioni e incertezze; il notare discrepanze e incongruenze come segno di fallimento.
Sorge spontaneo chiedersi perché si rimugina visto che gran parte della popolazione ne viene più o meno coinvolta? Il rimuginio ha dalla sua diversi scopi tali per cui si consolida. Ha un’azione tranquillizzante che cerca di frenare e impedire sintomi fisici che possono alterare lo stato d’animo; capita che il rimuginio venga vissuto erroneamente come una strategia in apparenza efficace per risolvere il momento. È anche uno scudo emozionale perché preventivamente frena le reazioni interne come un fenomeno di pre-allerta. Il rimuginio è inoltre un distrattore perché distoglie dalle preoccupazioni principali tenendo l’attenzione in superficie su aspetti meno fondanti. Il rimugino è poi una forma preventiva verso gli accadimenti futuri fino ad avere una connotazione superstiziosa in cui il soggetto ricerca e ripete le procedure che gli hanno fornito i successi nelle situazioni precedenti. Il rimuginio talvolta è ascopico cioè compare senza un particolare significato o una causa chiara, entra nella mente e senza gli strumenti adeguati per gestirlo, prende il sopravvento.
La ruminazione, anch’essa da ritenere un disturbo del pensiero causato dall’incompleta rielaborazione dell’esperienza, ha una natura basata su pensieri ripetitivi rivolti soprattutto al passato o a stati emotivi del presente. Molto spesso è associata al senso di perdita e al fallimento che produce e sviluppa i sentimenti depressivi. L’azione principale della ruminazione è il riesame continuo espandendo in maniera generalizzata i ricordi dei fatti passati. È riscontrabile quindi una forte astrazione che amplifica gli elementi negativi (talvolta alterando la realtà) producendo scarsa concretezza che sfocia nel loop vorticoso.
Come nel caso del rimugino anche la ruminazione presenta delle funzioni tali per cui gli individui fanno affidamento. La storia vissuta, infatti, crea le basi per evitare il ripetersi di eventi o fatti del passato che hanno provocato dolore e sofferenza. È una strategia verosimilmente empirica per capire cos’è buono e cosa no. La convinzione nell’appoggiarsi alla ruminazione è quella che possa permettere di comprendere meglio i problemi perché vengono rianalizzati ripetutamente (dallo stesso punto di vista) per dare senso all’accaduto e cercare di darsi delle spiegazioni (mai troppo esaurienti). Il fatto di pensare e ripensare al passato, in certa misura permette di ricercare anche nuove soluzioni o vie d’uscita e per cercare il perché delle cose. Inoltre la subdola funzione della ruminazione è quella di cercare di dare senso ai ricordi infelici senza permettersi quindi di accettarli come storia del passato. L’intento magari è quello volto all’accettazione ma il risultato è quello di rimestare. Paradossalmente la ruminazione vuole anche essere un mezzo per uscire dalla depressione quando in realtà è una sua concausa.
Le conseguenze principali della ruminazione sono appunto la depressione, il pessimismo e sfiducia, l’accrescimento dell’ansia e un’inabilità risolutiva più incentrata sulle emozioni piuttosto che sugli scopi reali e funzionali.
Rimuginio e Ruminazione coinvolgono tantissime aree del pensiero e provocano diversificati comportamenti. Nel caso specifico della depressione si può vedere il rimuginio come atto volontario di rievocare un evento passato sul quale ci si sofferma in modo articolato e dettagliato ma per il quale si assegna una connotazione negativa. Il rimuginio è legato ai ricordi verso i quali si manifestano sentimenti di rimpianto e più in generale di negativismo tanto da essere sfiduciati verso il presente e il futuro.
Il rimuginio è un fenomeno ripetitivo a cui manca modulazione, precisione, varietà, vocabolario descrittivo e la proiezione a stati positivi. È un intruso della mente che domina pensieri e azioni in modo totalizzante e pervasivo. Le tre caratteristiche principali sono la predominanza del pensiero verbale a discapito dell’immaginazione visiva tagliando spazio alla razionalità e alla riflessione in virtù degli impulsi comportando poca lucidità. Una seconda caratteristica è l’evitamento cognitivo, ovvero la mancata ricerca di analisi, di approfondimento, curiosità verso l’evento. Un’ultima caratteristica è quella dell’inibizione emotiva in cui il soggetto viene privato e viene fatto prigioniero dei propri pensieri. L’emozioni non vengono elaborate ma sono percepite come travolgenti. Il rimuginio blocca la ricerca di soluzioni poiché instilla una percezione di un danno irreparabile ma di cui non ci sono né rappresentazioni né certezze. È tipico nel rimugino la presenza di un forte senso d’indeterminatezza e la mancanza di concretezza.
I fattori predisponenti del rimuginio sono l’eccessiva vigilanza, l’attenzione selettiva (volta a cercare la conferma delle proprie idee) e la presenza d’informazioni negative di esperienze passate nella memoria a lungo termine.
Il rimuginio sfocia in aspetti depressivi nel momento in cui si creano due convinzioni forti: da una parte il senso pericolosità e incontrollabilità data dalla gestione degli eventi che sono percepiti come minacciosi e dall’altra una graduale svalutazione di sé dove l’incapacità di accettare le debolezze e di avere forti sensi di colpa, inducono l’individuo a sfiduciarsi e ad arretrare.
Quest’ultimo punto si connette perfettamente con un altro aspetto importante del rimuginio: il perfezionismo. Gli individui che tendono a rimuginare si pongono obiettivi elevati, importanti e distanti che richiedono alte performance e la gran parte delle proprie risorse; l’incapacità di ammettere e accettare i limiti propri e altrui senza dar spazio a imperfezioni e incertezze; il notare discrepanze e incongruenze come segno di fallimento.
Sorge spontaneo chiedersi perché si rimugina visto che gran parte della popolazione ne viene più o meno coinvolta? Il rimuginio ha dalla sua diversi scopi tali per cui si consolida. Ha un’azione tranquillizzante che cerca di frenare e impedire sintomi fisici che possono alterare lo stato d’animo; capita che il rimuginio venga vissuto erroneamente come una strategia in apparenza efficace per risolvere il momento. È anche uno scudo emozionale perché preventivamente frena le reazioni interne come un fenomeno di pre-allerta. Il rimuginio è inoltre un distrattore perché distoglie dalle preoccupazioni principali tenendo l’attenzione in superficie su aspetti meno fondanti. Il rimugino è poi una forma preventiva verso gli accadimenti futuri fino ad avere una connotazione superstiziosa in cui il soggetto ricerca e ripete le procedure che gli hanno fornito i successi nelle situazioni precedenti. Il rimuginio talvolta è ascopico cioè compare senza un particolare significato o una causa chiara, entra nella mente e senza gli strumenti adeguati per gestirlo, prende il sopravvento.
La ruminazione, anch’essa da ritenere un disturbo del pensiero causato dall’incompleta rielaborazione dell’esperienza, ha una natura basata su pensieri ripetitivi rivolti soprattutto al passato o a stati emotivi del presente. Molto spesso è associata al senso di perdita e al fallimento che produce e sviluppa i sentimenti depressivi. L’azione principale della ruminazione è il riesame continuo espandendo in maniera generalizzata i ricordi dei fatti passati. È riscontrabile quindi una forte astrazione che amplifica gli elementi negativi (talvolta alterando la realtà) producendo scarsa concretezza che sfocia nel loop vorticoso.
Come nel caso del rimugino anche la ruminazione presenta delle funzioni tali per cui gli individui fanno affidamento. La storia vissuta, infatti, crea le basi per evitare il ripetersi di eventi o fatti del passato che hanno provocato dolore e sofferenza. È una strategia verosimilmente empirica per capire cos’è buono e cosa no. La convinzione nell’appoggiarsi alla ruminazione è quella che possa permettere di comprendere meglio i problemi perché vengono rianalizzati ripetutamente (dallo stesso punto di vista) per dare senso all’accaduto e cercare di darsi delle spiegazioni (mai troppo esaurienti). Il fatto di pensare e ripensare al passato, in certa misura permette di ricercare anche nuove soluzioni o vie d’uscita e per cercare il perché delle cose. Inoltre la subdola funzione della ruminazione è quella di cercare di dare senso ai ricordi infelici senza permettersi quindi di accettarli come storia del passato. L’intento magari è quello volto all’accettazione ma il risultato è quello di rimestare. Paradossalmente la ruminazione vuole anche essere un mezzo per uscire dalla depressione quando in realtà è una sua concausa.
Le conseguenze principali della ruminazione sono appunto la depressione, il pessimismo e sfiducia, l’accrescimento dell’ansia e un’inabilità risolutiva più incentrata sulle emozioni piuttosto che sugli scopi reali e funzionali.