Παντα ρει
Quante volte abbiamo usato ( od abusato di ) questo aforisma attribuito ad Eraclito, quale sinonimo e/o comunque, immagine di evoluzione generale o personale?
L’idea e la voglia di migliorarsi affascinano e per questo lavoriamo più o meno ( s ) correndo, ma il non riuscire a portare a termine un progetto crea quasi sempre ansia e molto spesso del vero e proprio stress.
Siamo soliti ( la sottoscritta per prima ) individuare un obbiettivo ed iniziare con entusiasmo un percorso con la volontà precisa di brindare al raggiungimento dello stesso entrando - ahimè ! - profondamente in crisi in caso di fallimento o di abbandono anche volontario del progetto.
Essa modalità operativa di tipo “ assoluto “ costituita dal guardare soltanto al risultato finale omette totalmente di valorizzare il percorso utilizzato peraltro anch’esso molto importante, per il che sarebbe forse il momento di provare a cambiare prospettiva.
Consapevole trattarsi del cosiddetto “ uovo di colombo “ ( il quale, peraltro, non era certo un soggetto che “... navigava a vista” ) potremmo forse, pensare che abbastanza frequentemente la soluzione è più semplice del problema.
Esattamente dal giorno in cui ho compiuto 50 anni ( qualche mese fa ) mi sto progressivamente convincendo che una evoluzione personale “ reale “ non possa prescindere dalla attenzione, quindi dall’apprezzamento, del lavoro che quotidianamente ognuno di noi svolge nei vari ambiti ( famiglia, lavoro, relazioni interpersonali in generale )
Non è tanto o soltanto il piacere dei “ piccoli passi “, ma proprio la consapevolezza dell’operare in sé che diventa, pertanto, il vero obbiettivo.
Soltanto entrando in contatto con il piacere che suscita il “ fare “, la gioia del risultato sarà piena, così come l’eventuale abbandono della strada intrapresa nonché una ( per me molto frequente ) modifica della rotta, potrà non essere fonte di frustrazione, ma soltanto di ulteriore stimolo.
Il rovesciamento di prospettiva potrà farci riscrivere il vecchio proverbio - personalmente da me poco amato in quanto contenente un messaggio di puro utilitarismo – e farci affermare serenamente come – a determinate condizioni – non esistono giustificazioni che tengano, quanto piuttosto il fatto che sono proprio i mezzi a ..... sublimare il fine.
Quante volte abbiamo usato ( od abusato di ) questo aforisma attribuito ad Eraclito, quale sinonimo e/o comunque, immagine di evoluzione generale o personale?
L’idea e la voglia di migliorarsi affascinano e per questo lavoriamo più o meno ( s ) correndo, ma il non riuscire a portare a termine un progetto crea quasi sempre ansia e molto spesso del vero e proprio stress.
Siamo soliti ( la sottoscritta per prima ) individuare un obbiettivo ed iniziare con entusiasmo un percorso con la volontà precisa di brindare al raggiungimento dello stesso entrando - ahimè ! - profondamente in crisi in caso di fallimento o di abbandono anche volontario del progetto.
Essa modalità operativa di tipo “ assoluto “ costituita dal guardare soltanto al risultato finale omette totalmente di valorizzare il percorso utilizzato peraltro anch’esso molto importante, per il che sarebbe forse il momento di provare a cambiare prospettiva.
Consapevole trattarsi del cosiddetto “ uovo di colombo “ ( il quale, peraltro, non era certo un soggetto che “... navigava a vista” ) potremmo forse, pensare che abbastanza frequentemente la soluzione è più semplice del problema.
Esattamente dal giorno in cui ho compiuto 50 anni ( qualche mese fa ) mi sto progressivamente convincendo che una evoluzione personale “ reale “ non possa prescindere dalla attenzione, quindi dall’apprezzamento, del lavoro che quotidianamente ognuno di noi svolge nei vari ambiti ( famiglia, lavoro, relazioni interpersonali in generale )
Non è tanto o soltanto il piacere dei “ piccoli passi “, ma proprio la consapevolezza dell’operare in sé che diventa, pertanto, il vero obbiettivo.
Soltanto entrando in contatto con il piacere che suscita il “ fare “, la gioia del risultato sarà piena, così come l’eventuale abbandono della strada intrapresa nonché una ( per me molto frequente ) modifica della rotta, potrà non essere fonte di frustrazione, ma soltanto di ulteriore stimolo.
Il rovesciamento di prospettiva potrà farci riscrivere il vecchio proverbio - personalmente da me poco amato in quanto contenente un messaggio di puro utilitarismo – e farci affermare serenamente come – a determinate condizioni – non esistono giustificazioni che tengano, quanto piuttosto il fatto che sono proprio i mezzi a ..... sublimare il fine.