Abito a Brescia da sempre. I miei genitori si sono trasferiti là per lavoro. Mi hanno sempre dato l’opportunità di viaggiare e di conoscere culture diverse. Io mi sento un cittadino del mondo, in effetti.
Da qualche anno nella mia città si è letteralmente scatenata una diatriba, solo verbale fortunatamente.
Si parla del ritorno del Bigio in Piazza della Vittoria. E che sarà mai? Chi è Bigio?… semplicemente una statua marmorea, di era fascista.
Ecco, proprio qui sta il punto. Di un’era per molti da cancellare, per altri no: incomunicabilità totale.
Un simbolo, ma che divide una città. E nei simboli si rispecchiano valori … e nei valori messaggi, da veicolare secondo il potere della parola. Ha una potenza enorme la parola, ma ancor più ne hanno i simboli, perché intuitivi, chiari e quindi comprensibili da tutti. Nelle bandiere riconosciamo un’appartenenza a qualcosa o a qualcuno. Nei marchi un prodotto. Nell'arte una sensazione.
Il parlare per immagini può esprimere una potenza straordinaria, inimmaginabile: l’immagine inimmaginabile!. Ma soprattutto veloce, perché trasferisce il messaggio in frazioni di secondo. Un messaggio che può avere la forza di sublimare la realtà e renderla vera, portandola anche all'estremità del conflitto.
Il Bigio è un simbolo, probabilmente innocuo, ma carico di significati, come una bandiera, o come dedicare il nome di una scuola ad un magistrato di provincia, cresciuto per portare a termine una missione che qualcuno ha pensato erroneamente di interrompere con un suono che si è spento nel momento in cui è partito. Io ho un’opinione, che nasce spontanea perché manifestazione di un valore innato, quello dell’unione, unione delle forze, unione delle energie positive, prevalenza della conservazione della persona e della sua vita.
E se un simbolo deve dividere, fate una cosa … lasciatelo alla storia, raccontatelo, ma non fatene, mai, baluardo, se pur in alcuni casi inconsapevole, di incomunicabilità.
Da qualche anno nella mia città si è letteralmente scatenata una diatriba, solo verbale fortunatamente.
Si parla del ritorno del Bigio in Piazza della Vittoria. E che sarà mai? Chi è Bigio?… semplicemente una statua marmorea, di era fascista.
Ecco, proprio qui sta il punto. Di un’era per molti da cancellare, per altri no: incomunicabilità totale.
Un simbolo, ma che divide una città. E nei simboli si rispecchiano valori … e nei valori messaggi, da veicolare secondo il potere della parola. Ha una potenza enorme la parola, ma ancor più ne hanno i simboli, perché intuitivi, chiari e quindi comprensibili da tutti. Nelle bandiere riconosciamo un’appartenenza a qualcosa o a qualcuno. Nei marchi un prodotto. Nell'arte una sensazione.
Il parlare per immagini può esprimere una potenza straordinaria, inimmaginabile: l’immagine inimmaginabile!. Ma soprattutto veloce, perché trasferisce il messaggio in frazioni di secondo. Un messaggio che può avere la forza di sublimare la realtà e renderla vera, portandola anche all'estremità del conflitto.
Il Bigio è un simbolo, probabilmente innocuo, ma carico di significati, come una bandiera, o come dedicare il nome di una scuola ad un magistrato di provincia, cresciuto per portare a termine una missione che qualcuno ha pensato erroneamente di interrompere con un suono che si è spento nel momento in cui è partito. Io ho un’opinione, che nasce spontanea perché manifestazione di un valore innato, quello dell’unione, unione delle forze, unione delle energie positive, prevalenza della conservazione della persona e della sua vita.
E se un simbolo deve dividere, fate una cosa … lasciatelo alla storia, raccontatelo, ma non fatene, mai, baluardo, se pur in alcuni casi inconsapevole, di incomunicabilità.