Siamo la nostra storia
L’eco, inteso come fenomeno fisico ed ondulatorio, è per sua natura ridondante.
E’ un fenomeno naturale capace di meravigliarmi ogni qualvolta lo provoco. Sentire la mia voce che riecheggia è un’emozione che mi affascina. Sentire come si propaga nell’aria per poi, come un boomerang, ritornarmi porta e cela in sé un che di mistero. Una sorta di musica risuona nell’aria. La musica della mia voce. La musica delle mie parole. Mi ritrovo a respirarle. Come posso respirare ogni istante che sono vissuto. E che ora dentro me si fa eco, come la mia voce.
Anche io, uomo, sono per mia natura ridondante.
Di ogni attimo vissuto di cui sono tanto più impregnato quanto più ho amato e di cui mi nutro tanto più di me ho scoperto.
Di ogni ricordo che mi “abita” e dentro me si fa memoria. Storia. Realtà. Vita realmente vissuta, che incessante si ripete, da cui sgorga un Amore che mi nutre e che si manifesta ogni volta che lo voglio ricordare. Questo Amore come un fiume mi scorre dentro raggiungendo ogni parte di me, anche la più estrema. Posso sentire il limite divenire foce da cui contemplare la fonte della mia esistenza. Posso sentire l’inizio e la fine combaciare. Posso sentire lo spazio ed il tempo diventare corpo.
Come l’eco si specchia nelle parole la mia identità si specchia nella sua esistenza. Sono ciò che ho vissuto. Un eco senza tempo che non andrà perduto. Nella misura in cui avrò amato.
L’eco, inteso come fenomeno fisico ed ondulatorio, è per sua natura ridondante.
E’ un fenomeno naturale capace di meravigliarmi ogni qualvolta lo provoco. Sentire la mia voce che riecheggia è un’emozione che mi affascina. Sentire come si propaga nell’aria per poi, come un boomerang, ritornarmi porta e cela in sé un che di mistero. Una sorta di musica risuona nell’aria. La musica della mia voce. La musica delle mie parole. Mi ritrovo a respirarle. Come posso respirare ogni istante che sono vissuto. E che ora dentro me si fa eco, come la mia voce.
Anche io, uomo, sono per mia natura ridondante.
Di ogni attimo vissuto di cui sono tanto più impregnato quanto più ho amato e di cui mi nutro tanto più di me ho scoperto.
Di ogni ricordo che mi “abita” e dentro me si fa memoria. Storia. Realtà. Vita realmente vissuta, che incessante si ripete, da cui sgorga un Amore che mi nutre e che si manifesta ogni volta che lo voglio ricordare. Questo Amore come un fiume mi scorre dentro raggiungendo ogni parte di me, anche la più estrema. Posso sentire il limite divenire foce da cui contemplare la fonte della mia esistenza. Posso sentire l’inizio e la fine combaciare. Posso sentire lo spazio ed il tempo diventare corpo.
Come l’eco si specchia nelle parole la mia identità si specchia nella sua esistenza. Sono ciò che ho vissuto. Un eco senza tempo che non andrà perduto. Nella misura in cui avrò amato.
L’identità, un “vincolo” imprescindibile
Una persona a me cara, per individuare le persone che lavorano sulla propria interiorità, utilizza un appellativo scherzoso e simpatico ovvero gli “intronauti”. Al contrario degli astronauti, che vanno alla scoperta dello spazio più estremo, tali persone, alla ricerca della propria interiorità, valicano i limiti dell’inconsapevole per renderlo consapevole, dell’ inconscio per renderlo conscio, dell’incompiuto per renderlo compiuto.
Sotto questo aspetto è fondamentale definire quale sia per ognuno di noi la visione che abbiamo dell’essere umano. Io sono solito descriverlo come un fascio di potenzialità che per sua intrinseca natura aspira a realizzarsi.
Tale descrizione trova un’analogia anche nella cultura ebraica dove, ontologicamente parlando, ogni essere umano è contemporaneamente maschio e femmina, in cui i termini stanno ad indicare rispettivamente la memoria (il termine maschile) e la potenzialità (il termine femminile che in ebraico è chiamata la adamah).
Quando dimentichiamo le ricchezze che “abitano” la nostra interiorità la nostra vita si compromette e la nostra personalità si disunifica. Compito di ogni essere umano è condurre fuori, portare alla luce l’incompiuto che è in lui, in questo movimento di memoria, di ricordo e quindi emersione della propria identità, delle proprie potenzialità. Sentiamoci un po’ come dei cercatori d’oro perché è come l’oro quello che stiamo cercando: può non essere semplice, ma sicuramente ne vale la pena. La luce che è in noi chiede di venire alla luce per dissolvere le ombre che minacciano e destabilizzano non solo il nostro futuro, ma anche quella delle prossime generazioni. E come dei bravi cercatori, diffidando di impostori e ciarlatani, dotiamoci degli strumenti e delle risorse più appropriate. Da soli non possiamo farcela.
Una persona a me cara, per individuare le persone che lavorano sulla propria interiorità, utilizza un appellativo scherzoso e simpatico ovvero gli “intronauti”. Al contrario degli astronauti, che vanno alla scoperta dello spazio più estremo, tali persone, alla ricerca della propria interiorità, valicano i limiti dell’inconsapevole per renderlo consapevole, dell’ inconscio per renderlo conscio, dell’incompiuto per renderlo compiuto.
Sotto questo aspetto è fondamentale definire quale sia per ognuno di noi la visione che abbiamo dell’essere umano. Io sono solito descriverlo come un fascio di potenzialità che per sua intrinseca natura aspira a realizzarsi.
Tale descrizione trova un’analogia anche nella cultura ebraica dove, ontologicamente parlando, ogni essere umano è contemporaneamente maschio e femmina, in cui i termini stanno ad indicare rispettivamente la memoria (il termine maschile) e la potenzialità (il termine femminile che in ebraico è chiamata la adamah).
Quando dimentichiamo le ricchezze che “abitano” la nostra interiorità la nostra vita si compromette e la nostra personalità si disunifica. Compito di ogni essere umano è condurre fuori, portare alla luce l’incompiuto che è in lui, in questo movimento di memoria, di ricordo e quindi emersione della propria identità, delle proprie potenzialità. Sentiamoci un po’ come dei cercatori d’oro perché è come l’oro quello che stiamo cercando: può non essere semplice, ma sicuramente ne vale la pena. La luce che è in noi chiede di venire alla luce per dissolvere le ombre che minacciano e destabilizzano non solo il nostro futuro, ma anche quella delle prossime generazioni. E come dei bravi cercatori, diffidando di impostori e ciarlatani, dotiamoci degli strumenti e delle risorse più appropriate. Da soli non possiamo farcela.