In questi giorni, mi è nata una riflessione riguardo alle identità. Ne parlo al plurale in quanto penso che come esseri sociali abbiamo più identità. Infatti, rivestendo più ruoli, abbiamo identità multiple, fluide, simboliche, positive e negative.
È opportuno, infatti, chiarire che l'identità è contestuale e relazionale, cioè essa può variare in base al contesto e al ruolo che si intende assumere in tale contesto ed alla posizione, autodeterminata o meno, che si gioca.
Proprio per questa molteplicità, perché possa essere compreso il concetto di identità è necessario assumere, allora, che vi debba essere un elemento di riferimento: l'alterità.
L’altro, l’altro da me, il diverso da me, l’oltre me, fornisce un senso di appartenenza, di comunità e di vicinanza; e fa emergere con i suoi doni un’immagine idealizzata di ciò che vorrei essere.
La guerra continua tra ciò che vorrei essere, e ciò che sono. La continua sofferenza per un’Itaca, mai raggiunta, come "un argonauta" alla ricerca spasmodica di un isola che non esiste, mi invita a ricercare "chi sono io veramente". E mi invita a chiedere: ‘quando smetterò questa affannosa e infinita ricerca?, quando sarà lenita questa sofferenza?’.
Riflettendo, in parte ho compreso. La colla che unirà le mie identità è L’ ACCETTAZIONE!
Di che cosa?. Di tutto ciò che sono: ‘perfetta sintesi incarnata di volontà necessarie’.
È opportuno, infatti, chiarire che l'identità è contestuale e relazionale, cioè essa può variare in base al contesto e al ruolo che si intende assumere in tale contesto ed alla posizione, autodeterminata o meno, che si gioca.
Proprio per questa molteplicità, perché possa essere compreso il concetto di identità è necessario assumere, allora, che vi debba essere un elemento di riferimento: l'alterità.
L’altro, l’altro da me, il diverso da me, l’oltre me, fornisce un senso di appartenenza, di comunità e di vicinanza; e fa emergere con i suoi doni un’immagine idealizzata di ciò che vorrei essere.
La guerra continua tra ciò che vorrei essere, e ciò che sono. La continua sofferenza per un’Itaca, mai raggiunta, come "un argonauta" alla ricerca spasmodica di un isola che non esiste, mi invita a ricercare "chi sono io veramente". E mi invita a chiedere: ‘quando smetterò questa affannosa e infinita ricerca?, quando sarà lenita questa sofferenza?’.
Riflettendo, in parte ho compreso. La colla che unirà le mie identità è L’ ACCETTAZIONE!
Di che cosa?. Di tutto ciò che sono: ‘perfetta sintesi incarnata di volontà necessarie’.