Mi trovo sul treno in una fredda mattina invernale diretta a Messina. Occupo posto accanto al finestrino su un sedile a due posti desiderando stare in silenzio escludendo a priori la possibilità di interloquire con l’occasionale viaggiatore che cercando un posto sceglie la disposizione a quattro. Di fronte a me nessuno, solo le fredde spalliere blu dei due sedili successivi. Il mio corpo è stanco e sento il ginocchio sinistro indolenzito per una brutta caduta; sono in uno stato di ansia e preoccupazione non sapendo con esattezza le condizioni esatte del mio ginocchio; sono immersa in pensieri vari anche catastrofici e mi vado chiedendo come mai sia potuto succedere questo. Il treno intanto si va riempiendo di tanti passeggeri e a un tratto sento una voce che mi chiede se il posto accanto al mio è libero: è una giovane donna dai capelli biondi lunghi e ricci, i tratti del viso regolari, la pelle chiara. E così inizia un dialogo serrato e costruttivo che ci consente di condividere quanto stiamo vivendo in questo momento, le nostre attività attuali e passate. Le racconto il mio lungo percorso di formazione che mi ha consentito di sviluppare anche particolari competenze che fanno riferimento al coaching e al counseling somatorelazionale continuando a costruire quella identità e autenticità necessarie per influire sul piano affettivo - relazionale, su quello linguistico - comunicazionale come insegnante e educatrice. Le comunico anche nomi di persone con cui sono in contatto, letture fatte, incontri di professionisti che hanno esercitato una notevole influenza come “archetipi “ materializzatisi durante il mio viaggio ininterrotto attivato dal “ Guerriero” che richiede di essere coraggiosi, integri e forti, capaci di fissare delle mete e di raggiungerle, di evadere dai confini alla conquista del mondo. E in questo modo ho potuto riscoprire parti rimosse che non ero nemmeno consapevole di avere, potenzialità nascoste inaspettate.. Gioconda, questo è il nome della mia compagna di viaggio, segue attentamente e partecipa con interventi appropriati mentre digita sul suo cellulare quanto vado dicendo, intenta alla registrazione e alla ricerca dei dati, dei nomi. Ed ecco digitando “Maria Famiglietti” apprendo che “il 15 Marzo scorso è mancata …una donna di valore: maestra, insegnante, ricercatrice, pedagogista, moglie e madre… Per avere un’idea di ciò che … ha fatto nell’ambito della ricerca didattica, basta visitare il suo sito web (www.mariafamiglietti.it) dove si possono trovare i suoi materiali, le sue riflessioni e le sue scuole di formazione”: a Bologna, Foglianese, Palermo, ma anche in Cina, Argentina, Polonia e in Africa, mondo nel mondo… Maria ha frequentato Francisco Varela e H.Romesin Maturana e, laureata in pedagogia, ne ha saputo leggere la filigrana che mette a sistema le varie elaborazioni (Montessori, Piaget, Vigoyskij, Freire, Morin, Gardner, Jönassen, tanto per citare alcuni) per tradurle in pratica d’aula, per “incarnare e incardinare” teorie e prassi. Non è un caso che il suo sito si richiami all’“albero della conoscenza” e non lo è la sua adesione a ”Il Baobab, l’albero della ricerca”: conoscenza e ricerca vanno insieme verso l’alto, abituate come gli alberi a ricercare la luce che dà energia, ma lo fanno se sanno mantenersi sempre ben radicate nella terra che offre loro la materia, insostituibile linfa vitale”.
A questo punto emozioni, pensieri, immagini si affollano in me e va prendendo consistenza in maniera nitida il luogo dove è avvenuto il primo incontro: il salone di una scuola in penombra per la presenza della lavagna luminosa, pieno di docenti di ogni ordine e grado con cui Maria Famiglietti riesce a creare un clima disteso, sereno, pieno di energia trascinando tutti nel suo mondo, sconvolgendo le certezze, eliminando via le delusioni, realizzando uno dei più bei seminari ai quali abbia preso parte E, man mano che trascorrevano i giorni, è riuscita a farci sentire un gruppo di persone pronte alla sfida, preparate a mettersi in discussione e a tirare fuori dubbi e incertezze, sicure di non essere giudicate ma guidate. Tutto questo conferma che “dobbiamo respirare e assorbire lo spirito indomabile che ha permeato i samurai, i ronin, i missionari veri, i profeti, i ricercatori, e i tantissimi esseri umani che hanno rischiato – senza pretesa di fama e onore, agendo ogni giorno, per lasciare un mondo migliore” (Trevisani D., Personal Energy, Milano, Franco Angeli, 2013.)
A questo punto emozioni, pensieri, immagini si affollano in me e va prendendo consistenza in maniera nitida il luogo dove è avvenuto il primo incontro: il salone di una scuola in penombra per la presenza della lavagna luminosa, pieno di docenti di ogni ordine e grado con cui Maria Famiglietti riesce a creare un clima disteso, sereno, pieno di energia trascinando tutti nel suo mondo, sconvolgendo le certezze, eliminando via le delusioni, realizzando uno dei più bei seminari ai quali abbia preso parte E, man mano che trascorrevano i giorni, è riuscita a farci sentire un gruppo di persone pronte alla sfida, preparate a mettersi in discussione e a tirare fuori dubbi e incertezze, sicure di non essere giudicate ma guidate. Tutto questo conferma che “dobbiamo respirare e assorbire lo spirito indomabile che ha permeato i samurai, i ronin, i missionari veri, i profeti, i ricercatori, e i tantissimi esseri umani che hanno rischiato – senza pretesa di fama e onore, agendo ogni giorno, per lasciare un mondo migliore” (Trevisani D., Personal Energy, Milano, Franco Angeli, 2013.)