Riflettevo stamattina su questi due termini “dipendenza” – “distacco” e nel contempo li collegavo al mondo delle relazioni, con il quale ogni giorno siamo chiamati a confrontarci.
Scannerizzando le esperienze osservavo come certi tipi di relazioni nascono principalmente da desideri e bisogni non soddisfatti mascherati dietro una sorta di “attrazione fatale” che ti spinge verso l’altro. L’altro diventa immagine-modello su cui ti proietti.
Sei attratto dal sapere, dalla forza, dalla passione, dalla dolcezza (e chi più ne ha più ne metta) e attraverso la relazione cerchi di appagarti di tutto il tuo bisogno, ignaro del fatto che l’altro è comunque uno specchio di te.
Talmente preso dall’infatuazione, non ti accorgi che tutto ciò che vedi e apprezzi nell’altro è dentro di te, ma non ne sei consapevole.
Il tuo vissuto non ti ha permesso di essere cosi ben radicato/a e di avere quella giusta autostima per credere profondamente nelle tue potenzialità. Ti fai piccolo, bisognoso e cerchi l’altro come il neonato cerca la mamma per il nutrimento creando una sorta di attaccamento/dipendenza.
Ti senti pieno di energia quando sei a contatto, ti senti vuoto e spento quando l’altro non c’è.
In questa riflessione osservo come le relazioni sono la grande palestra dove quotidianamente siamo chiamati a misurare le nostre potenzialità e dove attraverso l’osservazione attenta di noi e dell’altro scopriamo che le potenzialità e/o le qualità che l’altro ci rispecchia non sono altro che le nostre qualità e le nostre potenzialità che premono per emergere, cosi come le nostre debolezze sono le stesse dell’altro.
Nel tempo ci si rende conto che non ci sono persone più avanti di altre, ma semplicemente persone che hanno fatto più esperienze e poiché possiamo testimoniare solo ciò che abbiamo sperimentato, comprendiamo che più ci alleniamo e più possiamo diventare testimoni di relazioni dipendenti che si trasformano in relazioni sane dove ognuno è se stesso, libero, integro, con pregi e difetti, potenzialità e limiti comuni ad ogni essere umano.
Si riesce a vivere con quel giusto distacco, godendo del piacere della condivisione che diventa crescita nel momento in cui nessuno si sente più avanti dell’altro e, mettendo da parte i sottili giochi dell’ego, semplicemente si fluisce nella spontaneità di ciò che si E’.
La bellezza sta nel rendersi conto che stiamo in relazione per il piacere di starci e non per il bisogno di esserci, ricordandoci che la relazione più importante, più difficile e più emozionante è quella che abbiamo con noi stessi.
…E tu che tipo di relazione desideri????
“ La gente con cui è più difficile vivere è quella che ha una conoscenza profonda della vostra natura senza un corrispondente profondo affetto. Essa legge in voi come un libro, ma è il libro di un autore che non ammira. (John Boynton Priestley- Essi comunicano per la città - 1936)
“In questo lasciare e prendere, fuggire e ricercarsi, sembra davvero di vedere una determinazione superiore; si da atto a tali esseri di una sorta di volontà e capacità di scelta e si trova del tutto legittimo un termine tecnico come “affinità elettive” (S.W. Goethe – Le affinità elettive -1809)
Scannerizzando le esperienze osservavo come certi tipi di relazioni nascono principalmente da desideri e bisogni non soddisfatti mascherati dietro una sorta di “attrazione fatale” che ti spinge verso l’altro. L’altro diventa immagine-modello su cui ti proietti.
Sei attratto dal sapere, dalla forza, dalla passione, dalla dolcezza (e chi più ne ha più ne metta) e attraverso la relazione cerchi di appagarti di tutto il tuo bisogno, ignaro del fatto che l’altro è comunque uno specchio di te.
Talmente preso dall’infatuazione, non ti accorgi che tutto ciò che vedi e apprezzi nell’altro è dentro di te, ma non ne sei consapevole.
Il tuo vissuto non ti ha permesso di essere cosi ben radicato/a e di avere quella giusta autostima per credere profondamente nelle tue potenzialità. Ti fai piccolo, bisognoso e cerchi l’altro come il neonato cerca la mamma per il nutrimento creando una sorta di attaccamento/dipendenza.
Ti senti pieno di energia quando sei a contatto, ti senti vuoto e spento quando l’altro non c’è.
In questa riflessione osservo come le relazioni sono la grande palestra dove quotidianamente siamo chiamati a misurare le nostre potenzialità e dove attraverso l’osservazione attenta di noi e dell’altro scopriamo che le potenzialità e/o le qualità che l’altro ci rispecchia non sono altro che le nostre qualità e le nostre potenzialità che premono per emergere, cosi come le nostre debolezze sono le stesse dell’altro.
Nel tempo ci si rende conto che non ci sono persone più avanti di altre, ma semplicemente persone che hanno fatto più esperienze e poiché possiamo testimoniare solo ciò che abbiamo sperimentato, comprendiamo che più ci alleniamo e più possiamo diventare testimoni di relazioni dipendenti che si trasformano in relazioni sane dove ognuno è se stesso, libero, integro, con pregi e difetti, potenzialità e limiti comuni ad ogni essere umano.
Si riesce a vivere con quel giusto distacco, godendo del piacere della condivisione che diventa crescita nel momento in cui nessuno si sente più avanti dell’altro e, mettendo da parte i sottili giochi dell’ego, semplicemente si fluisce nella spontaneità di ciò che si E’.
La bellezza sta nel rendersi conto che stiamo in relazione per il piacere di starci e non per il bisogno di esserci, ricordandoci che la relazione più importante, più difficile e più emozionante è quella che abbiamo con noi stessi.
…E tu che tipo di relazione desideri????
“ La gente con cui è più difficile vivere è quella che ha una conoscenza profonda della vostra natura senza un corrispondente profondo affetto. Essa legge in voi come un libro, ma è il libro di un autore che non ammira. (John Boynton Priestley- Essi comunicano per la città - 1936)
“In questo lasciare e prendere, fuggire e ricercarsi, sembra davvero di vedere una determinazione superiore; si da atto a tali esseri di una sorta di volontà e capacità di scelta e si trova del tutto legittimo un termine tecnico come “affinità elettive” (S.W. Goethe – Le affinità elettive -1809)