Dopo aver spezzato un po’ il ghiaccio con il post precedente, ho deciso che un argomento così affascinante non poteva meritarsi così poco spazio. E allora andiamo, oltre, sulle orme del dottor J. Andrew Armour, uno dei pionieri della neurocardiologia, il primo a introdurre nel 1991 il concetto di un “cervello cuore” funzionale. Il Dott. Armour dice che il cuore ha il suo proprio sistema nervoso intrinseco, che processa e crea informazioni in modo indipendente dal cervello o dal sistema nervoso. Proprio questa caratteristica è ciò che permette a un cuore trapiantato di funzionare. Infatti, se è vero che normalmente il cuore comunica con il cervello attraverso fibre nervose che corrono attraverso il nervo vago o la colonna vertebrale, è anche vero che in seguito a un trapianto di cuore queste connessioni nervose non si riallacciano per un lungo periodo di tempo, se non per niente. Quindi, il cuore trapiantato è capace di funzionare nella sua nuova sede grazie alla capacità del suo sistema nervoso intrinseco intatto.
Ma non è tutto, perché se già nel 1983 il cuore era stato riclassificato come ghiandola endocrina, in seguito alla scoperta della produzione e rilascio del ANF (fattore natriuretico atriale), nel 2008 si è scoperto che nel cuore ci sono cellule -ICA cellule cardiache adrenergiche intrinseche - che sintetizzano e rilasciano catecolamine (norepinefrina e dopamina), che sono neurotrasmettitori che precedentemente si riteneva venissero prodotti solo dai neuroni nel cervello e nei gangli esterni al cuore. Ancora più recente è la scoperta che il cuore secerne ossitocina, noto come “ormone dei legami”, ormone dell’amore. L’ossitocina è nota per la sua presenza durante il parto e la lattazione, ma è meno noto perché scoperto più di recente, che l’ossitocina è coinvolta nei processi cognitivi, nella tolleranza, nell’adattamento, nei comportamenti sessuali complessi e materni, nell’apprendimento di schemi d’interazione sociale e nella creazione di legami di coppia durevoli. È da notare che le concentrazioni di ossitocina nel cuore sono equivalenti a quelle del cervello.
Tutte queste funzioni portano i ricercatori dell’Istituto HeartMath alla conclusione che il miglior modo di considerare le emozioni e i processi cognitivi è come due sistemi separati ma interattivi, ognuno dei quali dotato di una sua specifica intelligenza. Fattore chiave per l’integrazione felice di entrambi è l’aumento della coerenza (funzionamento armonioso, ordinato) in entrambi i sistemi, arrivando a metterli in fase l’uno con l’altro. Non è da dimenticare che il numero attuale delle connessioni neurali che vanno dai centri emotivi ai centri cognitivi è maggiore del numero delle connessioni che fanno il processo inverso, e questo spiega il potente motore delle emozioni, che una volta esperite determineranno comportamenti successivi.
Se prima di queste scoperte si credeva che le nostre percezioni ed emozioni fossero interamente determinate dalle risposte del cervello a stimoli derivanti dall’ambiente esterno, la prospettiva attuale descrive l’esperienza percettiva ed emozionale come la somma degli stimoli che il cervello riceve dall’ambiente esterno e dalle sensazioni o feedback interni trasmessi al cervello dagli organi e sistemi corporei. A dire il vero, là dove il Sol si leva era da millenni che a questi risultati erano arrivati anche senza i sofisticati macchinari e la tecnologia del Terzo Millennio. Infatti, in Medicina Tradizionale Cinese (MTC), <<il Cuore svolge le funzioni che la fisiologia occidentale assegna al Cervello. Per i taoisti il Cervello risiede nel Cuore, perché è nel Cuore che risiede lo Shen, la coscienza organizzatrice, che è in grado di mantenere in equilibrio tutti gli aspetti psicologici legati agli organi. Lo Shen, è tutto ciò che permette l’espressione delle funzioni cognitive superiori come il pensare, l’intelligenza, il ragionare, il giudicare, la consapevolezza e l’autoconsapevolezza.>> 3)
Ma non è tutto, perché se già nel 1983 il cuore era stato riclassificato come ghiandola endocrina, in seguito alla scoperta della produzione e rilascio del ANF (fattore natriuretico atriale), nel 2008 si è scoperto che nel cuore ci sono cellule -ICA cellule cardiache adrenergiche intrinseche - che sintetizzano e rilasciano catecolamine (norepinefrina e dopamina), che sono neurotrasmettitori che precedentemente si riteneva venissero prodotti solo dai neuroni nel cervello e nei gangli esterni al cuore. Ancora più recente è la scoperta che il cuore secerne ossitocina, noto come “ormone dei legami”, ormone dell’amore. L’ossitocina è nota per la sua presenza durante il parto e la lattazione, ma è meno noto perché scoperto più di recente, che l’ossitocina è coinvolta nei processi cognitivi, nella tolleranza, nell’adattamento, nei comportamenti sessuali complessi e materni, nell’apprendimento di schemi d’interazione sociale e nella creazione di legami di coppia durevoli. È da notare che le concentrazioni di ossitocina nel cuore sono equivalenti a quelle del cervello.
Tutte queste funzioni portano i ricercatori dell’Istituto HeartMath alla conclusione che il miglior modo di considerare le emozioni e i processi cognitivi è come due sistemi separati ma interattivi, ognuno dei quali dotato di una sua specifica intelligenza. Fattore chiave per l’integrazione felice di entrambi è l’aumento della coerenza (funzionamento armonioso, ordinato) in entrambi i sistemi, arrivando a metterli in fase l’uno con l’altro. Non è da dimenticare che il numero attuale delle connessioni neurali che vanno dai centri emotivi ai centri cognitivi è maggiore del numero delle connessioni che fanno il processo inverso, e questo spiega il potente motore delle emozioni, che una volta esperite determineranno comportamenti successivi.
Se prima di queste scoperte si credeva che le nostre percezioni ed emozioni fossero interamente determinate dalle risposte del cervello a stimoli derivanti dall’ambiente esterno, la prospettiva attuale descrive l’esperienza percettiva ed emozionale come la somma degli stimoli che il cervello riceve dall’ambiente esterno e dalle sensazioni o feedback interni trasmessi al cervello dagli organi e sistemi corporei. A dire il vero, là dove il Sol si leva era da millenni che a questi risultati erano arrivati anche senza i sofisticati macchinari e la tecnologia del Terzo Millennio. Infatti, in Medicina Tradizionale Cinese (MTC), <<il Cuore svolge le funzioni che la fisiologia occidentale assegna al Cervello. Per i taoisti il Cervello risiede nel Cuore, perché è nel Cuore che risiede lo Shen, la coscienza organizzatrice, che è in grado di mantenere in equilibrio tutti gli aspetti psicologici legati agli organi. Lo Shen, è tutto ciò che permette l’espressione delle funzioni cognitive superiori come il pensare, l’intelligenza, il ragionare, il giudicare, la consapevolezza e l’autoconsapevolezza.>> 3)
Il coaching olistico è la via
A questo punto, non può esservi altro coaching che non sia olistico, anzi, non si può parlare di nessuna formazione che si rivolga solo alla mente, bypassando il corpo e le emozioni; non è più possibile fare finta di niente, basta etichettare il meglio dell’Oriente come tendenze new age di moda, basta metterci millenni ad arrivare ad accettare ciò che era già codificato da sempre. Ciò che rimane in testa è passato per il cuore, si porta dietro l’eredità di un’emozione, e viceversa ciò che frulla per la testa si riverbera nel battito cardiaco e scatena emozioni. Proprio come nell’immagine qui sopra: è impossibile camminare mano nella mano se non si tiene lo stesso passo...
Allora non c’è né cambiamento, né apprendimento, né trasformazione che non coinvolga entrambi: mente e cuore, processi cognitivi ed emotivi, e la chiave d’accesso passa attraverso una messa in fase dei vari sistemi, soprattutto attraverso la respirazione. Il respiro come mediatore, come strumento per acquietare cuore e mente, o viceversa per energizzare o purificare cuore e mente. Il respiro come mediazione tra interno ed esterno, come equilibrio nel prendere e nel dare, nel ricevere e riconsegnare. Che si tratti di yoga, meditazione, attività sportiva, o anche solo di parlare in pubblico e fare formazione, non si può prescindere dalla respirazione, come mezzo per arrivare al saper essere e saper fare, e far tesoro del sapere.
Il coaching olistico, con la sua attenzione alla persona nella sua totalità, con i suoi step praticabili di meditazione e rilassamento, che attingono alle discipline olistiche più complete coniugate alle tecniche di coaching più classiche mutuate dalla psicoterapia e dal counseling, diventa l’unica via capace di innescare un cambiamento che si radichi nella mente e nel cuore delle persone per dare frutti duraturi.
1)Fonte principale “Science of the Heart”, Institute of HeartMath: http://www.heartmath.org
2) Stesso articolo, ripreso in: http://www.altrogiornale.org/comment.php?comment.news.1894
3) http://apkinesiologia.com/neurocardiologia-integrata/
A questo punto, non può esservi altro coaching che non sia olistico, anzi, non si può parlare di nessuna formazione che si rivolga solo alla mente, bypassando il corpo e le emozioni; non è più possibile fare finta di niente, basta etichettare il meglio dell’Oriente come tendenze new age di moda, basta metterci millenni ad arrivare ad accettare ciò che era già codificato da sempre. Ciò che rimane in testa è passato per il cuore, si porta dietro l’eredità di un’emozione, e viceversa ciò che frulla per la testa si riverbera nel battito cardiaco e scatena emozioni. Proprio come nell’immagine qui sopra: è impossibile camminare mano nella mano se non si tiene lo stesso passo...
Allora non c’è né cambiamento, né apprendimento, né trasformazione che non coinvolga entrambi: mente e cuore, processi cognitivi ed emotivi, e la chiave d’accesso passa attraverso una messa in fase dei vari sistemi, soprattutto attraverso la respirazione. Il respiro come mediatore, come strumento per acquietare cuore e mente, o viceversa per energizzare o purificare cuore e mente. Il respiro come mediazione tra interno ed esterno, come equilibrio nel prendere e nel dare, nel ricevere e riconsegnare. Che si tratti di yoga, meditazione, attività sportiva, o anche solo di parlare in pubblico e fare formazione, non si può prescindere dalla respirazione, come mezzo per arrivare al saper essere e saper fare, e far tesoro del sapere.
Il coaching olistico, con la sua attenzione alla persona nella sua totalità, con i suoi step praticabili di meditazione e rilassamento, che attingono alle discipline olistiche più complete coniugate alle tecniche di coaching più classiche mutuate dalla psicoterapia e dal counseling, diventa l’unica via capace di innescare un cambiamento che si radichi nella mente e nel cuore delle persone per dare frutti duraturi.
1)Fonte principale “Science of the Heart”, Institute of HeartMath: http://www.heartmath.org
2) Stesso articolo, ripreso in: http://www.altrogiornale.org/comment.php?comment.news.1894
3) http://apkinesiologia.com/neurocardiologia-integrata/