Viene prima il potenziale o l’energia di una persona? È solo l’energia che supporta la performace?
Un cliente durante una sessione di coaching mi ha detto: “in questo periodo non riesco a fare niente, mi metto lì, poi va a finire che faccio altro… non che mi manchi la voglia ma è il morale che è giù…”. Non era la prima volta che mi trovavo di fronte a questa situazione dove verifico il fatto che anche quando il parnter (il cliente) è motivato nel raggiungimento degli obiettivi, fissati da lui, con il supporto del coach, i passi per raggiungerli sono costellati da questi episodi, che possiamo chiamarli dei veri e propri cali di energia.
Quali sono le domande che occorronno al coach in questa situazione? Provo a elencarne qualcuna:
· “Stai facendo quello che vorresti fare?” In caso di risposta negativa “che cosa vorresti fare invece?”
· “Cosa ti impedisce di realizzare quello che vuoi e/o quallo che hai stabilito nei tuoi obiettivi?”
· “Quali sono le competenze che ti mancano per per realizzarli?”
· “Se tu non agissi in questa sezione che cosa accadrebbe?”
· “Quali sono i tuiu interessi, le tue pasioni oltre l’attività lavorativa?”
· “Quanto è importante per te la tua crescita personale?” “Quanto tempo ci dedichi a coltivarla?”
· “Quali sono i valori e gli interessi personali che puoi portare anche nell’attività lavorativa?”
· “Come intendi creare un maggiore equilibrio tar queste passioni e la tua professione?”
· “Quanto tempo dedichi a te stesso alla tua forma fisica?”
· “Che cosa farai per modificare questa situazione di morale a terra?
Daniele Trevisani, nel suo libro Personal Energy, ha messo le energie alla base del modello del performance management, classificandole in:
· Energie fisiche (stato bioenergetico): le energie corporee sono il substrato fondamentale per mettere in atto qualsiasi azione o volontà, anche intellettuale.
· Energie mentali (stato psicoenergetico): se il “poter fare” dipende in larga misura dal livello di energie fisiche, il “voler fare” richiede accesso alle energie mentali.
Dalla mia seppur breve esperienza di coaching confermo che questa dimensione energetica in qualche modo da una parte precede la motivazione (raggiungimento soddisfazione/obiettivo) e dall’altra ne stabilisce il grado di intensità.
A questo punto, però, mi sorge una domanda: il potenziale di una persona è una relazione (unica) tra energie, motivazioni/obiettivi (capacità), valori (direzionalità) o possiamo definirlo (anche) una dimensione preesistente, una predisposizione (unica) che la persona ha per educazione, storia, esperienze, convinzioni, ecc.?
Un po’ come l’immagine sotto riportata che rappresenta l’auto-generazione del self empowerment come riportato nel mio articolo precedente, il potenziale potrebbe essere una dimensione pre-esistente all’energia-obiettivi-valori prima descritta e riportata nel modello HPM di Daniele Trevisani.
La stella sotto riportata, rappresenta quella che Assagioli, fondatore della psicosintesi¸ definisce la fisiologia della psiche.
I tipi psicologici di C. G .Jung sostengono questo approccio di vedere il potenziale come una dimensione pre-esistente all’energia-obiettivi-valori (che sottendono il raggiungimento della performance…), individuando una suddivisione tipologica, appunto, tra:
· le persone introverse – estroverse
. tra la preferenza di approccio del giudizio (pensiero-sentimento), con la percezione (sensazion-intuizione)
Non siamo tutti uguali e non abbiamo lo stesso colore del potenziale… ma questo sarà il prossimo articolo…
Un cliente durante una sessione di coaching mi ha detto: “in questo periodo non riesco a fare niente, mi metto lì, poi va a finire che faccio altro… non che mi manchi la voglia ma è il morale che è giù…”. Non era la prima volta che mi trovavo di fronte a questa situazione dove verifico il fatto che anche quando il parnter (il cliente) è motivato nel raggiungimento degli obiettivi, fissati da lui, con il supporto del coach, i passi per raggiungerli sono costellati da questi episodi, che possiamo chiamarli dei veri e propri cali di energia.
Quali sono le domande che occorronno al coach in questa situazione? Provo a elencarne qualcuna:
· “Stai facendo quello che vorresti fare?” In caso di risposta negativa “che cosa vorresti fare invece?”
· “Cosa ti impedisce di realizzare quello che vuoi e/o quallo che hai stabilito nei tuoi obiettivi?”
· “Quali sono le competenze che ti mancano per per realizzarli?”
· “Se tu non agissi in questa sezione che cosa accadrebbe?”
· “Quali sono i tuiu interessi, le tue pasioni oltre l’attività lavorativa?”
· “Quanto è importante per te la tua crescita personale?” “Quanto tempo ci dedichi a coltivarla?”
· “Quali sono i valori e gli interessi personali che puoi portare anche nell’attività lavorativa?”
· “Come intendi creare un maggiore equilibrio tar queste passioni e la tua professione?”
· “Quanto tempo dedichi a te stesso alla tua forma fisica?”
· “Che cosa farai per modificare questa situazione di morale a terra?
Daniele Trevisani, nel suo libro Personal Energy, ha messo le energie alla base del modello del performance management, classificandole in:
· Energie fisiche (stato bioenergetico): le energie corporee sono il substrato fondamentale per mettere in atto qualsiasi azione o volontà, anche intellettuale.
· Energie mentali (stato psicoenergetico): se il “poter fare” dipende in larga misura dal livello di energie fisiche, il “voler fare” richiede accesso alle energie mentali.
Dalla mia seppur breve esperienza di coaching confermo che questa dimensione energetica in qualche modo da una parte precede la motivazione (raggiungimento soddisfazione/obiettivo) e dall’altra ne stabilisce il grado di intensità.
A questo punto, però, mi sorge una domanda: il potenziale di una persona è una relazione (unica) tra energie, motivazioni/obiettivi (capacità), valori (direzionalità) o possiamo definirlo (anche) una dimensione preesistente, una predisposizione (unica) che la persona ha per educazione, storia, esperienze, convinzioni, ecc.?
Un po’ come l’immagine sotto riportata che rappresenta l’auto-generazione del self empowerment come riportato nel mio articolo precedente, il potenziale potrebbe essere una dimensione pre-esistente all’energia-obiettivi-valori prima descritta e riportata nel modello HPM di Daniele Trevisani.
La stella sotto riportata, rappresenta quella che Assagioli, fondatore della psicosintesi¸ definisce la fisiologia della psiche.
I tipi psicologici di C. G .Jung sostengono questo approccio di vedere il potenziale come una dimensione pre-esistente all’energia-obiettivi-valori (che sottendono il raggiungimento della performance…), individuando una suddivisione tipologica, appunto, tra:
· le persone introverse – estroverse
. tra la preferenza di approccio del giudizio (pensiero-sentimento), con la percezione (sensazion-intuizione)
Non siamo tutti uguali e non abbiamo lo stesso colore del potenziale… ma questo sarà il prossimo articolo…