E’ fine gennaio, eccoci ritrovati a Montegrotto con i docenti e i compagni, vecchi e nuovi, per ripartire con un’altra edizione del Master in “Mental Training & Coaching”.
In aula, tra i tanti contenuti in programma per il week end, ci parlano del termine “responsabilità” .
Subito sento che questa parola mi risuona e capisco che si tratta di una cosa… “seria”.
Fin da bambina infatti, ho imparato ad associare la parola responsabilità a qualcosa di grande, di importante, come se si trattasse di un compito da svolgere e portare a termine nel migliore dei modi.
Quindi mi chiedevo: “ma la responsabilità è mia? Chi me lo dice? Di che cosa mi sento e sono responsabile? Verso chi o che cosa?”
Per anni ho vissuto così, avendo appreso dagli altri, in particolare da famiglia e scuola, cosa significa -essere responsabili-.
Ho fatto molte esperienze attorno a questo tema, ad esempio ho imparato ad essere responsabile nei doveri da figlia in famiglia, con i compiti e le lezioni a scuola, all’università, nell’educazione e il rispetto verso gli altri, nell’aiutare ed essere disponibile per chi me lo chiedeva.
Soltanto negli ultimi anni, venendo a contatto con gli studi e alcune pratiche in materia di crescita personale, ho riprogrammato nel mio cervello il concetto di responsabilità.
Mi mancava, forse, la cosa più importante da apprendere sul tema, ed era riscoprire di essere prima di tutto, responsabile verso me stessa e verso la mia persona.
E voi? Vi riconoscete responsabili al 100% di voi stessi?
Nel bene e nel male , riconoscersi e conoscersi “protagonisti” assoluti di noi stessi e di ciò che ci accade, cambia di gran lunga lo scenario di come viviamo i fatti della vita, di quello che sperimentiamo con gli altri, di come ci sentiamo, delle scelte e delle azioni che mettiamo in atto nella quotidianità.
Ci si scopre piano piano più intimi, più consapevoli e amorevoli con noi stessi, siamo più attenti anche alla salute e al benessere, mangiamo meglio, facciamo esercizio fisico, e impariamo a prenderci pause prolungate di riposo.
Cambia il modo in cui viviamo anche certe emozioni, positive o negative, perché capiamo che la gioia, l’euforia, la pace, la serenità, oppure l’ansia, la tristezza, la rabbia, la frustrazione sono esclusivamente -nostre- e non di altri, e ce le creiamo noi, non ci vengono imposte e mandate dall’esterno, e quindi possiamo pensare e agire in maniera differente per cambiare anche il nostro stato emozionale e la realtà.
Per me e la mia esperienza, comunque, non è stato automatico cambiare il pensiero, portare l’attenzione all’interno e rifarmi costantemente alla mia responsabilità per come mi sento e per ciò che vivo, e a volte, dimenticandomene, ritorno a dare la colpa qua e là all’amica, al fratello, al collega o al traffico per la strada e…al “destino” a cui spesso dico: “quanto sei avverso”!
In aula, tra i tanti contenuti in programma per il week end, ci parlano del termine “responsabilità” .
Subito sento che questa parola mi risuona e capisco che si tratta di una cosa… “seria”.
Fin da bambina infatti, ho imparato ad associare la parola responsabilità a qualcosa di grande, di importante, come se si trattasse di un compito da svolgere e portare a termine nel migliore dei modi.
Quindi mi chiedevo: “ma la responsabilità è mia? Chi me lo dice? Di che cosa mi sento e sono responsabile? Verso chi o che cosa?”
Per anni ho vissuto così, avendo appreso dagli altri, in particolare da famiglia e scuola, cosa significa -essere responsabili-.
Ho fatto molte esperienze attorno a questo tema, ad esempio ho imparato ad essere responsabile nei doveri da figlia in famiglia, con i compiti e le lezioni a scuola, all’università, nell’educazione e il rispetto verso gli altri, nell’aiutare ed essere disponibile per chi me lo chiedeva.
Soltanto negli ultimi anni, venendo a contatto con gli studi e alcune pratiche in materia di crescita personale, ho riprogrammato nel mio cervello il concetto di responsabilità.
Mi mancava, forse, la cosa più importante da apprendere sul tema, ed era riscoprire di essere prima di tutto, responsabile verso me stessa e verso la mia persona.
E voi? Vi riconoscete responsabili al 100% di voi stessi?
Nel bene e nel male , riconoscersi e conoscersi “protagonisti” assoluti di noi stessi e di ciò che ci accade, cambia di gran lunga lo scenario di come viviamo i fatti della vita, di quello che sperimentiamo con gli altri, di come ci sentiamo, delle scelte e delle azioni che mettiamo in atto nella quotidianità.
Ci si scopre piano piano più intimi, più consapevoli e amorevoli con noi stessi, siamo più attenti anche alla salute e al benessere, mangiamo meglio, facciamo esercizio fisico, e impariamo a prenderci pause prolungate di riposo.
Cambia il modo in cui viviamo anche certe emozioni, positive o negative, perché capiamo che la gioia, l’euforia, la pace, la serenità, oppure l’ansia, la tristezza, la rabbia, la frustrazione sono esclusivamente -nostre- e non di altri, e ce le creiamo noi, non ci vengono imposte e mandate dall’esterno, e quindi possiamo pensare e agire in maniera differente per cambiare anche il nostro stato emozionale e la realtà.
Per me e la mia esperienza, comunque, non è stato automatico cambiare il pensiero, portare l’attenzione all’interno e rifarmi costantemente alla mia responsabilità per come mi sento e per ciò che vivo, e a volte, dimenticandomene, ritorno a dare la colpa qua e là all’amica, al fratello, al collega o al traffico per la strada e…al “destino” a cui spesso dico: “quanto sei avverso”!