Dopo la brillante esposizione di Armando Lombardi, durante il week end, riguardo all’affettività, dentro di me è arrivata ancora più luce ad una parte del mio vissuto.
Chi l’avrebbe mai detto che la gioia è un tratto dell’umanità quanto lo è l’angoscia?
E che io, proprio io, ho il diritto di vivere con gioia invece che con paura.
Il mio Super io individuale e sociale mi ha portato a non vedere questa semplice verità e a percepire in modo distorto molte realtà che ho vissuto.
Quando, ad esempio, mi sono ritrovata a vedere la depressione, l’angoscia e la disperazione in un uomo che ho sempre pensato “forte”, autoritario, quasi insensibile, è stato faticoso a cambiare, in tempi rapidi, le mie credenze e i miei comportamenti. Mi confondevo.
Poi arriva il momento in cui, quelle fragilità, le ho viste, le ho sentite, le ho percepite anche dentro di me e ho compreso che siamo tutti “uno” e così non potevo più rifiutare di vedere nell’altro una parte di me.
Il Super io sociale ci può portare a credere che non è nella normalità e questa parte bisogna eliminarla, escluderla, coprirla, nasconderla con gli psicofarmaci.
E’ un tema complicato che continuo a constatare con fatica, ma intanto mi osservo e penso: quando mi sono iscritta alla facoltà di Farmacia, l’ho scelta per conoscere in modo approfondito la chimica, ma forse il mio desiderio profondo era conoscere la chimica della felicità.
Sto procedendo in entrambe le direzioni: la faticosa volontà di studiare insieme alla meravigliosa opportunità di imparare e di crescere.
Chi l’avrebbe mai detto che la gioia è un tratto dell’umanità quanto lo è l’angoscia?
E che io, proprio io, ho il diritto di vivere con gioia invece che con paura.
Il mio Super io individuale e sociale mi ha portato a non vedere questa semplice verità e a percepire in modo distorto molte realtà che ho vissuto.
Quando, ad esempio, mi sono ritrovata a vedere la depressione, l’angoscia e la disperazione in un uomo che ho sempre pensato “forte”, autoritario, quasi insensibile, è stato faticoso a cambiare, in tempi rapidi, le mie credenze e i miei comportamenti. Mi confondevo.
Poi arriva il momento in cui, quelle fragilità, le ho viste, le ho sentite, le ho percepite anche dentro di me e ho compreso che siamo tutti “uno” e così non potevo più rifiutare di vedere nell’altro una parte di me.
Il Super io sociale ci può portare a credere che non è nella normalità e questa parte bisogna eliminarla, escluderla, coprirla, nasconderla con gli psicofarmaci.
E’ un tema complicato che continuo a constatare con fatica, ma intanto mi osservo e penso: quando mi sono iscritta alla facoltà di Farmacia, l’ho scelta per conoscere in modo approfondito la chimica, ma forse il mio desiderio profondo era conoscere la chimica della felicità.
Sto procedendo in entrambe le direzioni: la faticosa volontà di studiare insieme alla meravigliosa opportunità di imparare e di crescere.