“Giochi d’acqua” di Antonella Ferrasin 2014
La differenza tra mente e cuore? La mente ti dirà la cosa più intelligente da fare e il cuore ti dirà ciò che farai comunque.
Wiz Khalifa (Fonte sconosciuta)
Una delle cose più interessanti che caratterizzano l’uomo, è che è un essere “integrato”, che mette insieme elementi talvolta contrastanti di sé e pur tutti utili per raggiungere gli obiettivi che si pone. Come abbiamo evocato al più recente incontro del nostro Master, quello che caratterizza un cervello “eccellente” come quello di Albert Einstein non è tanto la quantità o la qualità di cellule neurali, ma la grande quantità di interconnessioni tra i due emisferi.
La differenza tra mente e cuore? La mente ti dirà la cosa più intelligente da fare e il cuore ti dirà ciò che farai comunque.
Wiz Khalifa (Fonte sconosciuta)
Una delle cose più interessanti che caratterizzano l’uomo, è che è un essere “integrato”, che mette insieme elementi talvolta contrastanti di sé e pur tutti utili per raggiungere gli obiettivi che si pone. Come abbiamo evocato al più recente incontro del nostro Master, quello che caratterizza un cervello “eccellente” come quello di Albert Einstein non è tanto la quantità o la qualità di cellule neurali, ma la grande quantità di interconnessioni tra i due emisferi.
Ecco il punto interessante, la capacità di “integrare”!
Noi abbiamo siamo fatti di elementi che analizzati separatamente sono “perfetti”, ma il nostro punto debole, potrebbe proprio essere che non riusciamo a farli dialogare efficacemente fra di loro, qualora questo si rendesse necessario.
"Quando mente, corpo e cuore sono attivi e integrati, le persone "fioriscono". Imparano facilmente, diventano creative, sono compassionevoli ed amichevoli, e soprattutto trovano un senso alla loro esistenza e sono felici. "Paul Dennison (2008)
Quando diciamo “parti” di noi, naturalmente operiamo un’operazione di frammentazione, siamo figli del pensiero Cartesiano, siamo in occidente e siamo abituati ad analizzare e sezionare. Eppure come direbbe un “Gestaltista” Il tutto non è ricavabile dalle somma delle singole componenti, ma da origine a qualcosa di “ulteriore”.
Ecco la magia, il mistero, la meraviglia! Possiamo dividere, studiare e analizzare per tutta la nostra esistenza, scomponendo e ricomponendo, migliaia di volte, ma quello che avviene, integrando le nostre parti, non è intellegibile. Neppure i più evoluti studi internazionali di neuroscienze, che pur ci svelano molti misteri, arrivano a codificare tutto. Ci sono dei “buchi neri” nella conoscenza neurobiologica e psicofisiologica, per i quali non riusciamo a conoscere e spiegare completamente ciò che realmente accade.
Ma veniamo alle cosiddette “parti” di noi. Semplificando molto possiamo dire di avere un corpo, un pensiero, dei sentimenti e delle emozioni. Facendolo ancora di più, potremmo allocare nel cosiddetto “cuore”, non come organo, ma in accezione figurata, la sede dei sentimenti, delle emozioni, del sentire. Dall’altra parte il “cervello”, a cui attribuiamo la sede della mente cosciente, del ragionamento, della razionalità. Naturalmente sappiamo che non è proprio così e che siamo in presenza di meccanismi molto più complessi e connessi sistemicamente tra loro.
Ma divertiamoci a dare un’occhiata più rapida e intuitiva, e pensiamo, alla presa di una decisione, e a quanto dialogo tra questi 2 elementi, cuore e cervello, ci sia, con posizioni talora molto contrastanti. Il cuore mi suggerisce di accogliere e accettare una data situazione, il sentimento mi farebbe seguire una strada, ma il cervello mi dimostra “oggettivamente” come sia da rifiutare ed escludere, perché magari comporta dei rischi.
Noi abbiamo siamo fatti di elementi che analizzati separatamente sono “perfetti”, ma il nostro punto debole, potrebbe proprio essere che non riusciamo a farli dialogare efficacemente fra di loro, qualora questo si rendesse necessario.
"Quando mente, corpo e cuore sono attivi e integrati, le persone "fioriscono". Imparano facilmente, diventano creative, sono compassionevoli ed amichevoli, e soprattutto trovano un senso alla loro esistenza e sono felici. "Paul Dennison (2008)
Quando diciamo “parti” di noi, naturalmente operiamo un’operazione di frammentazione, siamo figli del pensiero Cartesiano, siamo in occidente e siamo abituati ad analizzare e sezionare. Eppure come direbbe un “Gestaltista” Il tutto non è ricavabile dalle somma delle singole componenti, ma da origine a qualcosa di “ulteriore”.
Ecco la magia, il mistero, la meraviglia! Possiamo dividere, studiare e analizzare per tutta la nostra esistenza, scomponendo e ricomponendo, migliaia di volte, ma quello che avviene, integrando le nostre parti, non è intellegibile. Neppure i più evoluti studi internazionali di neuroscienze, che pur ci svelano molti misteri, arrivano a codificare tutto. Ci sono dei “buchi neri” nella conoscenza neurobiologica e psicofisiologica, per i quali non riusciamo a conoscere e spiegare completamente ciò che realmente accade.
Ma veniamo alle cosiddette “parti” di noi. Semplificando molto possiamo dire di avere un corpo, un pensiero, dei sentimenti e delle emozioni. Facendolo ancora di più, potremmo allocare nel cosiddetto “cuore”, non come organo, ma in accezione figurata, la sede dei sentimenti, delle emozioni, del sentire. Dall’altra parte il “cervello”, a cui attribuiamo la sede della mente cosciente, del ragionamento, della razionalità. Naturalmente sappiamo che non è proprio così e che siamo in presenza di meccanismi molto più complessi e connessi sistemicamente tra loro.
Ma divertiamoci a dare un’occhiata più rapida e intuitiva, e pensiamo, alla presa di una decisione, e a quanto dialogo tra questi 2 elementi, cuore e cervello, ci sia, con posizioni talora molto contrastanti. Il cuore mi suggerisce di accogliere e accettare una data situazione, il sentimento mi farebbe seguire una strada, ma il cervello mi dimostra “oggettivamente” come sia da rifiutare ed escludere, perché magari comporta dei rischi.
Questi contrasti tra “cuore” e “cervello” possono diventare dei veri e propri “match” che attivano un dialogo interiore molto serrato e talvolta bloccante. Ecco che, nei momenti di difficoltà, in cui per passare all’azione abbiamo bisogno, prima di tutto, di mettere d’accordo queste due nostre componenti, il coaching rappresenta lo strumento d’elezione.
È attraverso il coaching che troviamo rapidamente il modo di dare sostanza ad una conciliazione o per meglio dire una integrazione tra questi 2 elementi.
Talvolta potrà prevalere l’una o l’altra dimensione, ma l’importante è che al termine del percorso anche l’altra sia “pacificata” da questa scelta e che ci porti ad un senso di coerenza.
L’uso delle domande nel coaching diventa il nostro sentiero, la nostra riflessione guidata verso l’insight, la soluzione, l’”eureka”. La bella notizia è che l’avremo fatto noi, guidati da un coach esperto, ma pur sempre noi, attivando quelle risorse che non conoscevamo o che conoscevamo solo parzialmente.
Il coach deve rispettare il campo, i ruoli e non interferire o violare il processo di evoluzione del coachee. Ecco che allora si genera “ apprendimento”, in quanto al coachee non viene suggerito cosa fare e come farlo, ma impara, attraverso le domande del coach a “visualizzare” come raggiungere il suo obiettivo.
In senso figurato potremmo immaginare che il cuore intuisca l’obiettivo, che il cervello lo metta più chiaramente a fuoco. Poi è ancora il cervello che elabora razionalmente i passaggi per ottenerlo, ma questi sono alimentati e si realizzano grazie alla “benzina “ motivazionale del cuore.
Nel coaching quindi siamo immersi in un processo guidato, una sorta di danza, nella quale mettiamo in campo i pensieri, le riflessioni, i sentimenti e il nostro mondo emotivo che in questo viaggio trovano la loro magnifica sintesi.
…e vissero tutti felici e contenti!
- http://www.repubblica.it/scienze/2013/10/11/news/il_cervello_di_einstein_era_ superconnesso_nel_legame_fra_i_due_emisferi_il_segreto_del_genio-68300167/
- http://www.braingym.it/cervello_e_cuore.html
È attraverso il coaching che troviamo rapidamente il modo di dare sostanza ad una conciliazione o per meglio dire una integrazione tra questi 2 elementi.
Talvolta potrà prevalere l’una o l’altra dimensione, ma l’importante è che al termine del percorso anche l’altra sia “pacificata” da questa scelta e che ci porti ad un senso di coerenza.
L’uso delle domande nel coaching diventa il nostro sentiero, la nostra riflessione guidata verso l’insight, la soluzione, l’”eureka”. La bella notizia è che l’avremo fatto noi, guidati da un coach esperto, ma pur sempre noi, attivando quelle risorse che non conoscevamo o che conoscevamo solo parzialmente.
Il coach deve rispettare il campo, i ruoli e non interferire o violare il processo di evoluzione del coachee. Ecco che allora si genera “ apprendimento”, in quanto al coachee non viene suggerito cosa fare e come farlo, ma impara, attraverso le domande del coach a “visualizzare” come raggiungere il suo obiettivo.
In senso figurato potremmo immaginare che il cuore intuisca l’obiettivo, che il cervello lo metta più chiaramente a fuoco. Poi è ancora il cervello che elabora razionalmente i passaggi per ottenerlo, ma questi sono alimentati e si realizzano grazie alla “benzina “ motivazionale del cuore.
Nel coaching quindi siamo immersi in un processo guidato, una sorta di danza, nella quale mettiamo in campo i pensieri, le riflessioni, i sentimenti e il nostro mondo emotivo che in questo viaggio trovano la loro magnifica sintesi.
…e vissero tutti felici e contenti!
- http://www.repubblica.it/scienze/2013/10/11/news/il_cervello_di_einstein_era_ superconnesso_nel_legame_fra_i_due_emisferi_il_segreto_del_genio-68300167/
- http://www.braingym.it/cervello_e_cuore.html