
Quanto siamo veramente interessati, comprensivi, aperti, sinceri, autentici durante l’ascolto dell’altro? Il nostro ascolto diventa spesso “professionale”: ascoltiamo più noi stessi che l’altro, interessati più di ricevere qualcosa per noi stessi che di dare qualcosa di positivo all’altro; ascoltiamo perché fa parte dei nostri rapporti di lavoro, di famiglia, di amicizia. Per essere sentito devi ascoltare.
Gli esercizi nell’acqua aiutano a capire e a provare che cosa noi intendiamo per l’ascolto empatico. Tenere in braccio il compagno, essere nelle braccia del compagno è il modo meraviglioso per ascoltare il respiro dell’altro, per sintonizzare il proprio respiro al respiro dell’altro. E’ un continuo scambio tra se stesso e l’altro. E’ una sensazione di qualcosa unico, intero, dove si perde il confine tra sé e l’altro.
Una volta provata questa sensazione, essa viene registrata non solo nella nostra memoria cosciente, ma anche nei nervi e tessuti. E ogni volta quando ascolteremo qualcuno basterà ricordare di andare con la memoria alla sensazione provata durante gli esercizi nell’acqua per cercare di rivivere la stessa sintonia nella comunicazione con l’altro.
Nella comunicazione l’ascoltare il respiro dell'altro è il primo movimento della comprensione. Comprendere non significa capire: si capisce con la testa, ma si comprende con la testa e il cuore. Nella comprensione c’è l’idea di afferrare qualcosa e di farla nostra. Dobbiamo comprendere, fare nostra e inglobare in noi una disposizione verso l’altro.
Una buona relazione comunicativa è fatta dello stesso respiro, dello stesso tono di voce e di parole che camminano prendendosi per mano.
Ascoltare il respiro dell’altro è l’ascoltare oltre le parole, le sensazioni, i pensieri, le emozioni, i sentimenti dell’altro.
Fonti utilizzate per il post:
Lorenzo Manfredini, Training Mentale Base, 2002
Daniele Trevisani, Il Potenziale Umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance, 2009
Gli esercizi nell’acqua aiutano a capire e a provare che cosa noi intendiamo per l’ascolto empatico. Tenere in braccio il compagno, essere nelle braccia del compagno è il modo meraviglioso per ascoltare il respiro dell’altro, per sintonizzare il proprio respiro al respiro dell’altro. E’ un continuo scambio tra se stesso e l’altro. E’ una sensazione di qualcosa unico, intero, dove si perde il confine tra sé e l’altro.
Una volta provata questa sensazione, essa viene registrata non solo nella nostra memoria cosciente, ma anche nei nervi e tessuti. E ogni volta quando ascolteremo qualcuno basterà ricordare di andare con la memoria alla sensazione provata durante gli esercizi nell’acqua per cercare di rivivere la stessa sintonia nella comunicazione con l’altro.
Nella comunicazione l’ascoltare il respiro dell'altro è il primo movimento della comprensione. Comprendere non significa capire: si capisce con la testa, ma si comprende con la testa e il cuore. Nella comprensione c’è l’idea di afferrare qualcosa e di farla nostra. Dobbiamo comprendere, fare nostra e inglobare in noi una disposizione verso l’altro.
Una buona relazione comunicativa è fatta dello stesso respiro, dello stesso tono di voce e di parole che camminano prendendosi per mano.
Ascoltare il respiro dell’altro è l’ascoltare oltre le parole, le sensazioni, i pensieri, le emozioni, i sentimenti dell’altro.
Fonti utilizzate per il post:
Lorenzo Manfredini, Training Mentale Base, 2002
Daniele Trevisani, Il Potenziale Umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance, 2009