Cosa c'è di meglio di un risveglio il mattino, dopo una lunga dormita? Ci si sente riposati, anche se a volte l'effetto benessere fa nascere il desiderio di non alzarsi per niente e di proseguire in un altro asset di sogni e sonnecchi.
Cosa ha permesso di dormire così a lungo, senza interruzioni? Probabilmente l'eccessiva stanchezza oppure una buona tisana rilassante o, ancora, una adeguata posizione corporea. L'ultima opzione è quella maggiormente coinvolta nel garantire un sonno riposante, laddove la giusta inclinazione della testa, in linea con la schiena, le gambe e le braccia, prende il posto quasi di una coccola posturale e il comfort che ne consegue dà sollievo e accoglie la cosiddetta "sana dormita".
Spesso questo comfort è proprio ciò che, nella vita, fuor di metafora, ci fa dormire un po' troppo a lungo e ci dà l'illusione di essere in un mondo rassicurante, a tal punto che chi ce lo fa fare di andarsene fuori? E' vero, ma chiusi in questa bolla non ci permettiamo di conoscerci, nella misura in cui non ci permettiamo di essere in svariate situazioni che rifuggiamo perché distoniche dalla nostra bolla. In questo modo, barattiamo la novità e la vitalità dell'esistenza con ciò che è certo, caldo, accogliente, sicuro, come un grande lettone dove preferiamo rimanere stesi e addormentati.
Non ne siamo consapevoli e quando ce ne rendiamo conto? Quando capitano situazioni in cui la vita ci mette alla prova e ci chiede di essere alunni diversi da come siamo sempre stati; ci chiede di agire e/o re-agire come non abbiamo mai fatto, e proprio perché non lo abbiamo mai fatto ci tiriamo indietro, senza sperimentare quello che sarebbe potuto accadere.
Una, due, tre, infinite volte torniamo come allo stesso punto, viviamo circostanze o eventi simili e ripetiamo a noi stessi: "Ma, anche stavolta? Mi sembra che mi sia già capitato!". Ecco, se vi ripetete queste parole, l'invito è fermatevi: è qui che dovreste sostare, un attimo, in ascolto di voi stessi, perché significa che, forse, quella circostanza o quell'evento vi sta "raccontando" qualcosa di voi, se cambiate punto di osservazione e se avete voglia di incontrare voi stessi in modo nuovo e più autentico. Non è facile! Molto meglio rimanere stesi e dormire profondamente, ma ci perdiamo tante cose: nuove albe, nuovi tramonti, nuove tempeste, nuove giornate di sole o di pioggia, insomma nuovi spazi di crescita e di consapevolezza.
Le bolle di comfort sono amiche-nemiche: imparare a dosarle e a usarle è un cambio di prospettiva, che ci pone in una sfera di influenza guidata dalla nostra volontà di agire e di essere protagonisti delle nostre storie, lontano da una sfera di coinvolgimento in cui rimaniamo passivi e impauriti, vittime del destino ingrato. Fare un percorso di riconoscimento delle proprie bolle di comodità o comfort, può rappresentare un cammino di svestizione di molti nostri veli e sapete cosa vi dico? E' strepitoso guardare da un teleobiettivo senza tappo: si vede tutto molto più nitido.
Soltanto chi osa spingersi un po’ più in là scopre quanto può andare lontano.
(Sergio Bambarén)
Cosa ha permesso di dormire così a lungo, senza interruzioni? Probabilmente l'eccessiva stanchezza oppure una buona tisana rilassante o, ancora, una adeguata posizione corporea. L'ultima opzione è quella maggiormente coinvolta nel garantire un sonno riposante, laddove la giusta inclinazione della testa, in linea con la schiena, le gambe e le braccia, prende il posto quasi di una coccola posturale e il comfort che ne consegue dà sollievo e accoglie la cosiddetta "sana dormita".
Spesso questo comfort è proprio ciò che, nella vita, fuor di metafora, ci fa dormire un po' troppo a lungo e ci dà l'illusione di essere in un mondo rassicurante, a tal punto che chi ce lo fa fare di andarsene fuori? E' vero, ma chiusi in questa bolla non ci permettiamo di conoscerci, nella misura in cui non ci permettiamo di essere in svariate situazioni che rifuggiamo perché distoniche dalla nostra bolla. In questo modo, barattiamo la novità e la vitalità dell'esistenza con ciò che è certo, caldo, accogliente, sicuro, come un grande lettone dove preferiamo rimanere stesi e addormentati.
Non ne siamo consapevoli e quando ce ne rendiamo conto? Quando capitano situazioni in cui la vita ci mette alla prova e ci chiede di essere alunni diversi da come siamo sempre stati; ci chiede di agire e/o re-agire come non abbiamo mai fatto, e proprio perché non lo abbiamo mai fatto ci tiriamo indietro, senza sperimentare quello che sarebbe potuto accadere.
Una, due, tre, infinite volte torniamo come allo stesso punto, viviamo circostanze o eventi simili e ripetiamo a noi stessi: "Ma, anche stavolta? Mi sembra che mi sia già capitato!". Ecco, se vi ripetete queste parole, l'invito è fermatevi: è qui che dovreste sostare, un attimo, in ascolto di voi stessi, perché significa che, forse, quella circostanza o quell'evento vi sta "raccontando" qualcosa di voi, se cambiate punto di osservazione e se avete voglia di incontrare voi stessi in modo nuovo e più autentico. Non è facile! Molto meglio rimanere stesi e dormire profondamente, ma ci perdiamo tante cose: nuove albe, nuovi tramonti, nuove tempeste, nuove giornate di sole o di pioggia, insomma nuovi spazi di crescita e di consapevolezza.
Le bolle di comfort sono amiche-nemiche: imparare a dosarle e a usarle è un cambio di prospettiva, che ci pone in una sfera di influenza guidata dalla nostra volontà di agire e di essere protagonisti delle nostre storie, lontano da una sfera di coinvolgimento in cui rimaniamo passivi e impauriti, vittime del destino ingrato. Fare un percorso di riconoscimento delle proprie bolle di comodità o comfort, può rappresentare un cammino di svestizione di molti nostri veli e sapete cosa vi dico? E' strepitoso guardare da un teleobiettivo senza tappo: si vede tutto molto più nitido.
Soltanto chi osa spingersi un po’ più in là scopre quanto può andare lontano.
(Sergio Bambarén)