Sono in acqua, acqua calda, l’ambiente è tranquillo ma vibra di aspettative e adrenalina, voglia di mettersi alla prova.
Prima di partire un respiro, profondo, ma non è ancora quello giusto. Nella testa ritornano le ultime parole di Stefano Tovaglieri che mi è accanto e oggi si presta a farmi da coach.
“Vai fino a che te la senti, finché ne hai, non pensare a cose negative, divertiti.”
E allora mi concentro di più e questa volta incamero tutta l’aria che posso, fino a che non ce ne stà più. Lascio lo snorkel, una pinneggiata in superficie, la capovolta appena oltre il cavo guida, una “passata” decisa di braccia per un distacco più efficace dalla superficie ed inizia la discesa. Una, due, tre pinneggiate potenti e la superficie è già lontana, posso rallentare. Sono a occhi chiusi, non ho bisogno di vedere, sento vicino a me il cavo guida e ciò mi basta. Mi concentro sulla compensazione, funziona bene, attento a rispettarla e nel frattempo continua a pinneggiare. -15, cambia la luce, sono entrato nel cilindro che scende in profondità; è tutto perfetto e il mio viaggio continua. -20 La pressione mi avvolge in un caldo abbraccio che mi avvolge e aumenta dolcemente la sensazione di benessere. E’ un momento magnifico, molto intimo nel quale mi sento in sintonia con me stesso e il mondo e come il Faust di Goethe vorrei fermarlo e urlargli
“Attimo fermati, sei bello!”
Mi distraggo, questa e altre riflessioni mi hanno portato lontano; -30 basta poco per sbagliare quel preciso e puntuale gesto tecnico che mi consentirebbe di continuare il viaggio. Sono arrivato, devo risalire. Apro gli occhi, vedo il cavo, lo afferro e con la mano che fa da perno giro ed inizio la risalita. Pinneggio deciso, quella pressione tanto confortevole prima si fa sentire ancora, ma questa volta in modo meno amichevole; devo sfuggirle e tornare al mondo al mio mondo terrestre. E’ la sensazione di un attimo, poi il mio corpo che in acqua diventa così leggero fa tutto da solo e risale senza chiedermi nemmeno un movimento; nuovamente una bella sensazione, fino ad uscire dall’acqua e inspirare avidamente il primo sorso d’aria.
Il viaggio è finito, sono di nuovo in superficie, ancora un secondo e mi riconnetterò al mondo.
Grazie Stefano. Ti ho ascoltato e l’averlo fatto mi ha permesso di riscoprire la gioia per la mia apnea. La pratico almeno una volta alla settimana, ma da anni il focus è quasi esclusivamente sugli allievi ai quali cerco di trasmettere l’amore per il mare e per questa disciplina, dando per scontato che lei abiti in me per sempre e che non abbia bisogno di essere ogni tanto riscoperta e coltivata.
La riflessione finale è quella di meditare su quante cose belle sono sbocciate e abitano in noi che diamo similmente per scontate senza mai tornare a riscoprirle, a curarle e a godere della loro presenza. Il recupero della loro presenza silenziosa, del nostro bello intimo e personale non può che rafforzarci e darci forza, anche quando tutto sembra andare storto.
Prima di partire un respiro, profondo, ma non è ancora quello giusto. Nella testa ritornano le ultime parole di Stefano Tovaglieri che mi è accanto e oggi si presta a farmi da coach.
“Vai fino a che te la senti, finché ne hai, non pensare a cose negative, divertiti.”
E allora mi concentro di più e questa volta incamero tutta l’aria che posso, fino a che non ce ne stà più. Lascio lo snorkel, una pinneggiata in superficie, la capovolta appena oltre il cavo guida, una “passata” decisa di braccia per un distacco più efficace dalla superficie ed inizia la discesa. Una, due, tre pinneggiate potenti e la superficie è già lontana, posso rallentare. Sono a occhi chiusi, non ho bisogno di vedere, sento vicino a me il cavo guida e ciò mi basta. Mi concentro sulla compensazione, funziona bene, attento a rispettarla e nel frattempo continua a pinneggiare. -15, cambia la luce, sono entrato nel cilindro che scende in profondità; è tutto perfetto e il mio viaggio continua. -20 La pressione mi avvolge in un caldo abbraccio che mi avvolge e aumenta dolcemente la sensazione di benessere. E’ un momento magnifico, molto intimo nel quale mi sento in sintonia con me stesso e il mondo e come il Faust di Goethe vorrei fermarlo e urlargli
“Attimo fermati, sei bello!”
Mi distraggo, questa e altre riflessioni mi hanno portato lontano; -30 basta poco per sbagliare quel preciso e puntuale gesto tecnico che mi consentirebbe di continuare il viaggio. Sono arrivato, devo risalire. Apro gli occhi, vedo il cavo, lo afferro e con la mano che fa da perno giro ed inizio la risalita. Pinneggio deciso, quella pressione tanto confortevole prima si fa sentire ancora, ma questa volta in modo meno amichevole; devo sfuggirle e tornare al mondo al mio mondo terrestre. E’ la sensazione di un attimo, poi il mio corpo che in acqua diventa così leggero fa tutto da solo e risale senza chiedermi nemmeno un movimento; nuovamente una bella sensazione, fino ad uscire dall’acqua e inspirare avidamente il primo sorso d’aria.
Il viaggio è finito, sono di nuovo in superficie, ancora un secondo e mi riconnetterò al mondo.
Grazie Stefano. Ti ho ascoltato e l’averlo fatto mi ha permesso di riscoprire la gioia per la mia apnea. La pratico almeno una volta alla settimana, ma da anni il focus è quasi esclusivamente sugli allievi ai quali cerco di trasmettere l’amore per il mare e per questa disciplina, dando per scontato che lei abiti in me per sempre e che non abbia bisogno di essere ogni tanto riscoperta e coltivata.
La riflessione finale è quella di meditare su quante cose belle sono sbocciate e abitano in noi che diamo similmente per scontate senza mai tornare a riscoprirle, a curarle e a godere della loro presenza. Il recupero della loro presenza silenziosa, del nostro bello intimo e personale non può che rafforzarci e darci forza, anche quando tutto sembra andare storto.