Robin Williams è stato uno degli attori più talentuosi che la storia del cinema abbia mai potuto conoscere. A me piaceva moltissimo, non solo per le sue capacità indiscusse come professionista. Mi piaceva l’espressione del suo viso, mi dava l’idea di spontaneità, autenticità. Quello sguardo vivace e brillante, ma anche tenero, “lo sguardo buono”, lo chiamo io.
Non mi sono sorpresa quando ho letto recentemente una notizia che lo riguarda: per ogni film che ha girato, ha chiesto alla società di produzione di assumere dieci senzatetto in modo che potessero avere un lavoro e in tutta la sua carriera ne ha aiutati circa 1520. E’ indiscutibile che il mondo del web pulluli ormai di tante fake news, ma il mio cuore mi dice che è successo davvero quanto è stato riportato.
Perché aiutare?
Durante il weekend del M13 in cui è stato affrontato l’Enneagramma, mi sono riconosciuta nell’enneatipo 2, il “Donatore”. L’Enneagramma dei tipi psicologici è una “mappa” che descrive nove tipi di personalità e i rapporti tra loro e che consente di individuare le tendenze principali del carattere, della visione del mondo e attitudini, nonché le più probabili ipotesi evolutive, permettendo di accrescere le proprie possibilità di auto-comprensione e di trasformazione, con i propri punti di forza e le proprie aree di miglioramento.
L’Enneatipo 2 vuole essere di sostegno agli altri. Il suo valore fondamentale è un mondo amorevole e generoso in cui ci si riconosce e ci si nutre reciprocamente.
Nella sua espressione positiva è una persona di buon cuore che si prende cura degli altri, amorevole, compassionevole, caritatevole, capace di empatia e perdono, molto espressiva, incoraggiante e riconoscente. E’ capace di vedere il buono degli altri, dare un buon rispecchiamento positivo e grande sostegno.
Quando il tipo 2 perde la connessione con il proprio senso interiore di amore, nasce in lui il bisogno di ricreare affetto e abbondanza dedicandosi agli altri. Crede che abbandonando sé stesso e occupandosi solo degli altri riceverà in ritorno l’amore e la fusione emotiva che desidera. La sua autostima dipende dall’esterno, diventa insistente, va nella pretesa, invade la vita dell’altro, evitando di ascoltare ciò che prova e sente davvero e rimuovendo emozioni che considera disturbanti, vergognose e non amabili. Può arrivare ad essere manipolatorio, egoista, insaziabile, dominante e coercitivo.
Qual è stata la mia evoluzione fino ad ora?
Sicuramente sono stata la brava bambina, obbediente e diligente che, nel suo essere introversa, ricercava l’amore e l’approvazione prima dei genitori e poi degli insegnanti. Questa ricerca di amore e approvazione si è poi spostata verso il mondo maschile, nelle relazioni sentimentali in cui l’obiettivo era un’illusione di fusione che andava a colmare un vuoto interiore. Il mio “altruismo” era condizionato dal bisogno di riconoscimento, di trovare la mia identità nell’altro.
Il percorso di crescita personale che ho intrapreso tre anni fa mi sta portando a riconoscere i miei bisogni, ad accoglierli, ad accettare i miei limiti, a riconoscere e dare un nome alle sensazioni ed emozioni che provo, anche quelle più “scomode”, ad esprimermi e ad auto-affermarmi. Mi sto dirigendo verso la “versione migliore di me stessa” in un processo che durerà tutta la vita.
Qual è il mio prossimo passo?
Comprendere profondamente che nell’esperienza del “dare” è insita quella del “ricevere”. Ricevere tutto quello che arriva, che sia gratitudine, gioia, amore, ma anche rifiuto, dolore o indifferenza.
Non mi sono sorpresa quando ho letto recentemente una notizia che lo riguarda: per ogni film che ha girato, ha chiesto alla società di produzione di assumere dieci senzatetto in modo che potessero avere un lavoro e in tutta la sua carriera ne ha aiutati circa 1520. E’ indiscutibile che il mondo del web pulluli ormai di tante fake news, ma il mio cuore mi dice che è successo davvero quanto è stato riportato.
Perché aiutare?
Durante il weekend del M13 in cui è stato affrontato l’Enneagramma, mi sono riconosciuta nell’enneatipo 2, il “Donatore”. L’Enneagramma dei tipi psicologici è una “mappa” che descrive nove tipi di personalità e i rapporti tra loro e che consente di individuare le tendenze principali del carattere, della visione del mondo e attitudini, nonché le più probabili ipotesi evolutive, permettendo di accrescere le proprie possibilità di auto-comprensione e di trasformazione, con i propri punti di forza e le proprie aree di miglioramento.
L’Enneatipo 2 vuole essere di sostegno agli altri. Il suo valore fondamentale è un mondo amorevole e generoso in cui ci si riconosce e ci si nutre reciprocamente.
Nella sua espressione positiva è una persona di buon cuore che si prende cura degli altri, amorevole, compassionevole, caritatevole, capace di empatia e perdono, molto espressiva, incoraggiante e riconoscente. E’ capace di vedere il buono degli altri, dare un buon rispecchiamento positivo e grande sostegno.
Quando il tipo 2 perde la connessione con il proprio senso interiore di amore, nasce in lui il bisogno di ricreare affetto e abbondanza dedicandosi agli altri. Crede che abbandonando sé stesso e occupandosi solo degli altri riceverà in ritorno l’amore e la fusione emotiva che desidera. La sua autostima dipende dall’esterno, diventa insistente, va nella pretesa, invade la vita dell’altro, evitando di ascoltare ciò che prova e sente davvero e rimuovendo emozioni che considera disturbanti, vergognose e non amabili. Può arrivare ad essere manipolatorio, egoista, insaziabile, dominante e coercitivo.
Qual è stata la mia evoluzione fino ad ora?
Sicuramente sono stata la brava bambina, obbediente e diligente che, nel suo essere introversa, ricercava l’amore e l’approvazione prima dei genitori e poi degli insegnanti. Questa ricerca di amore e approvazione si è poi spostata verso il mondo maschile, nelle relazioni sentimentali in cui l’obiettivo era un’illusione di fusione che andava a colmare un vuoto interiore. Il mio “altruismo” era condizionato dal bisogno di riconoscimento, di trovare la mia identità nell’altro.
Il percorso di crescita personale che ho intrapreso tre anni fa mi sta portando a riconoscere i miei bisogni, ad accoglierli, ad accettare i miei limiti, a riconoscere e dare un nome alle sensazioni ed emozioni che provo, anche quelle più “scomode”, ad esprimermi e ad auto-affermarmi. Mi sto dirigendo verso la “versione migliore di me stessa” in un processo che durerà tutta la vita.
Qual è il mio prossimo passo?
Comprendere profondamente che nell’esperienza del “dare” è insita quella del “ricevere”. Ricevere tutto quello che arriva, che sia gratitudine, gioia, amore, ma anche rifiuto, dolore o indifferenza.