L'amore è un sentimento potente. Ma anche difficile da comprendere e da vivere pienamente.
Impariamo ad amare attraverso gli occhi delle nostre madri...e io nei suoi piccoli occhi di donna, ora leggo molte cose.
Ora che la sto perdendo!
Ora che la vedo sparire e in quello sguardo colgo la sofferenza che si annida nelle sue esili membra.
Ma anche l'amore immenso che mi ha dato.
Di notte penso alla mia piccola anima cresciuta dentro di lei. Una parte della sua vita che si è fusa con la mia. Mi ha generato!
Io non ho potuto generare niente!
Ho un cane! Un cane?!!!
Questa nuova prospettiva mi annichilisce. Nella mia mente la mamma è immortale e risolve tutto. Ogni piccola tragedia di vita viene accolta...non serve la comprensione. Neppure il dialogo. Il suo miglior piatto caldo cucinato con le mani di colei che ha sfamato i suoi figli, è sufficiente a non farmi sentire sola.
Eppure a me la fame è rimasta. La fame di quel sentimento che tutt'oggi rincorro con bramosia.
Come un cane randagio.
Mi accorgo che di lei parlo poco. Mi accorgo che ho sempre percepito la sua fragilità, quel senso di mancanza e di incompletezza. E l'ho fatto mio.
Quante cose avrebbe potuto realizzare!
Eppure il suo posto è stato li, sempre sacrificato alla famiglia. Senza chiedere mai niente. Senza pretese, se non quella di averci accanto.
E io nemmeno la so abbracciare! Mi sento un piccolo figlio, senza armi ma con così tanta voglia di battermi per lei. Di darle ciò che non ha potuto avere.
Le gioie negate. La serenità. Forse proprio l'amore incondizionato.
Mi giro e mi rigiro nel letto. Il solo pensiero di non potermi più sedere sulle sue ginocchia mi fa morire.
Io non so piangere abbastanza, se non di rabbia ma mi ritrovo rannicchiata come una tartaruga nel suo guscio a versare lacrime di bambina. Singhiozzando in silenzio.
Non la posso tenere. Non la posso salvare da quel tormento!
La vedo correre giù dal pendio dell'abbandono, a perdifiato!!! E mi accorgo che forse è troppo tardi.
In queste notti sorde, dove il silenzio non ha più richiamo, sento l'anima ibernarsi e niente ha più senso. L'amore, il futuro, il tempo sprecato per il lavoro.
Vorrei solo essere lì, lì accanto a lei. La mia anima è ancora fusa con la sua dopo 40 anni. Nessuno come lei meriterà il mio cuore. Mammina mia. Mammina mia!
Impariamo ad amare attraverso gli occhi delle nostre madri...e io nei suoi piccoli occhi di donna, ora leggo molte cose.
Ora che la sto perdendo!
Ora che la vedo sparire e in quello sguardo colgo la sofferenza che si annida nelle sue esili membra.
Ma anche l'amore immenso che mi ha dato.
Di notte penso alla mia piccola anima cresciuta dentro di lei. Una parte della sua vita che si è fusa con la mia. Mi ha generato!
Io non ho potuto generare niente!
Ho un cane! Un cane?!!!
Questa nuova prospettiva mi annichilisce. Nella mia mente la mamma è immortale e risolve tutto. Ogni piccola tragedia di vita viene accolta...non serve la comprensione. Neppure il dialogo. Il suo miglior piatto caldo cucinato con le mani di colei che ha sfamato i suoi figli, è sufficiente a non farmi sentire sola.
Eppure a me la fame è rimasta. La fame di quel sentimento che tutt'oggi rincorro con bramosia.
Come un cane randagio.
Mi accorgo che di lei parlo poco. Mi accorgo che ho sempre percepito la sua fragilità, quel senso di mancanza e di incompletezza. E l'ho fatto mio.
Quante cose avrebbe potuto realizzare!
Eppure il suo posto è stato li, sempre sacrificato alla famiglia. Senza chiedere mai niente. Senza pretese, se non quella di averci accanto.
E io nemmeno la so abbracciare! Mi sento un piccolo figlio, senza armi ma con così tanta voglia di battermi per lei. Di darle ciò che non ha potuto avere.
Le gioie negate. La serenità. Forse proprio l'amore incondizionato.
Mi giro e mi rigiro nel letto. Il solo pensiero di non potermi più sedere sulle sue ginocchia mi fa morire.
Io non so piangere abbastanza, se non di rabbia ma mi ritrovo rannicchiata come una tartaruga nel suo guscio a versare lacrime di bambina. Singhiozzando in silenzio.
Non la posso tenere. Non la posso salvare da quel tormento!
La vedo correre giù dal pendio dell'abbandono, a perdifiato!!! E mi accorgo che forse è troppo tardi.
In queste notti sorde, dove il silenzio non ha più richiamo, sento l'anima ibernarsi e niente ha più senso. L'amore, il futuro, il tempo sprecato per il lavoro.
Vorrei solo essere lì, lì accanto a lei. La mia anima è ancora fusa con la sua dopo 40 anni. Nessuno come lei meriterà il mio cuore. Mammina mia. Mammina mia!