A chi non è mia capitato di lamentarsi?
Diciamo che la lamentela fa parte della nostra vita perché ci aiuta a rendere più sopportabili, almeno per qualche minuto, le situazioni avverse che ci capitano e ci fanno stare male. Ci sentiamo in qualche sollevati nel rendere partecipi le altre persone del nostro disagio.
Tuttavia non sappiamo che la lamentela danneggia, oltre che noi, anche chi la subisce! Il lamento continuo è una modalità della mente che non aiuta per niente a risolvere i propri problemi. Quando ci lamentiamo sprigioniamo tanta energia negativa che attiva anche in chi ci ascolta, il cortisolo, l’ormone dello stress. Questo ormone ha effetti sull’ippocampo, zona del cervello che ha importanza nel processo di apprendimento ed è responsabile della memoria e dell’immaginazione.
Non ci stupiamo se dopo aver subito le lamentele di un nostro amico ci sentiamo poco creativi, tristi e depressi. L’effetto è uguale sia per chi emette che per chi riceve!
Uno studio condotto dalla Stanford University ha dimostrato che una mezz’ora di ascolto di lamentele è pericolosa perché i neuroni che ne risentono e perdono la capacità di elaborare creativamente delle soluzioni. Essi vanno letteralmente in “modalità off” perché il cervello attraverso le sinapsi cataloga gli impulsi ricevuti e reputa le lamentele di basso livello. Da non sottovalutare anche gli effetti negativi sull’organismo come l’abbassamento delle difese immunitarie e in particolare sull’apparato digerente che può riscontare l’insorgere di coliti e gastriti.
Lamentarsi, inoltre, tende a diventare un atteggiamento radicato che ci rende pessimisti. La nostra mente risulta piena di emozioni negative come rabbia, tristezza, angoscia e invidia. Questa tipologia di emozioni attiva una spirale dalla quale diventa difficile sottrarsi e ci impedisce di riconoscere gli spiragli di positività. Le lamentele non ci fanno vedere la realtà per quella che è.
Come possiamo fare, quindi, per cercare di smettere di lamentarci?
1. La prima cosa da fare è cercare di capire perché lo facciamo. Spesso infatti la lamentela può essere un modo per attaccare bottone con persone che non conosciamo. Oppure ci serviamo della lamentela come di una richiesta: “accidenti ho avuto una giornata veramente pesante e non sono neanche riuscito a pranzare…andiamo a mangiare una pizza?” Spesso ci si lamenta per sottrarsi alle proprie responsabilità e quindi la lamentela diventa una strategia (per niente utile però) per gestire la situazione senza farsene veramente carico. La maggior parte delle volte però è per attirare l’attenzione su di se e ricevere quindi affetto e compassione dagli altri.
2. Provare a mettersi nei panni dell’altro che subisce le nostre lamentele anche alla luce dei risultati delle ricerche citate in precedenza.
3. Allenarsi nell’individuare (prima della lamentela) le cose che non dipendono in alcun modo da noi, chiedendosi: “visto che non dipende da me, ha senso lamentarmi e preoccuparmi e irritarmi continuamente per cose che per quanto possa lamentarmi, non si sposteranno mai neppure di un millimetro?”
4. Affrontare le situazioni che dipendono da noi o sulle quali si può avere una qualche minima influenza. Facendo presenti le nostre istanze si smetterà così di mugugnare e lamentarsi. 5. Concentrati sulle cose che ti rendono felice, perché ci sarà sempre qualcosa che non va come vorremmo e quindi potenzialmente potremmo passare la vita a lamentarci (cosa che fa male a noi ed agli altri) oppure essere grati per le cose belle che abbiamo o che stanno per arrivare.
“Lamentarsi di una cosa spiacevole significa raddoppiare il male, riderne significa distruggerlo.” (Confucio)
Diciamo che la lamentela fa parte della nostra vita perché ci aiuta a rendere più sopportabili, almeno per qualche minuto, le situazioni avverse che ci capitano e ci fanno stare male. Ci sentiamo in qualche sollevati nel rendere partecipi le altre persone del nostro disagio.
Tuttavia non sappiamo che la lamentela danneggia, oltre che noi, anche chi la subisce! Il lamento continuo è una modalità della mente che non aiuta per niente a risolvere i propri problemi. Quando ci lamentiamo sprigioniamo tanta energia negativa che attiva anche in chi ci ascolta, il cortisolo, l’ormone dello stress. Questo ormone ha effetti sull’ippocampo, zona del cervello che ha importanza nel processo di apprendimento ed è responsabile della memoria e dell’immaginazione.
Non ci stupiamo se dopo aver subito le lamentele di un nostro amico ci sentiamo poco creativi, tristi e depressi. L’effetto è uguale sia per chi emette che per chi riceve!
Uno studio condotto dalla Stanford University ha dimostrato che una mezz’ora di ascolto di lamentele è pericolosa perché i neuroni che ne risentono e perdono la capacità di elaborare creativamente delle soluzioni. Essi vanno letteralmente in “modalità off” perché il cervello attraverso le sinapsi cataloga gli impulsi ricevuti e reputa le lamentele di basso livello. Da non sottovalutare anche gli effetti negativi sull’organismo come l’abbassamento delle difese immunitarie e in particolare sull’apparato digerente che può riscontare l’insorgere di coliti e gastriti.
Lamentarsi, inoltre, tende a diventare un atteggiamento radicato che ci rende pessimisti. La nostra mente risulta piena di emozioni negative come rabbia, tristezza, angoscia e invidia. Questa tipologia di emozioni attiva una spirale dalla quale diventa difficile sottrarsi e ci impedisce di riconoscere gli spiragli di positività. Le lamentele non ci fanno vedere la realtà per quella che è.
Come possiamo fare, quindi, per cercare di smettere di lamentarci?
1. La prima cosa da fare è cercare di capire perché lo facciamo. Spesso infatti la lamentela può essere un modo per attaccare bottone con persone che non conosciamo. Oppure ci serviamo della lamentela come di una richiesta: “accidenti ho avuto una giornata veramente pesante e non sono neanche riuscito a pranzare…andiamo a mangiare una pizza?” Spesso ci si lamenta per sottrarsi alle proprie responsabilità e quindi la lamentela diventa una strategia (per niente utile però) per gestire la situazione senza farsene veramente carico. La maggior parte delle volte però è per attirare l’attenzione su di se e ricevere quindi affetto e compassione dagli altri.
2. Provare a mettersi nei panni dell’altro che subisce le nostre lamentele anche alla luce dei risultati delle ricerche citate in precedenza.
3. Allenarsi nell’individuare (prima della lamentela) le cose che non dipendono in alcun modo da noi, chiedendosi: “visto che non dipende da me, ha senso lamentarmi e preoccuparmi e irritarmi continuamente per cose che per quanto possa lamentarmi, non si sposteranno mai neppure di un millimetro?”
4. Affrontare le situazioni che dipendono da noi o sulle quali si può avere una qualche minima influenza. Facendo presenti le nostre istanze si smetterà così di mugugnare e lamentarsi. 5. Concentrati sulle cose che ti rendono felice, perché ci sarà sempre qualcosa che non va come vorremmo e quindi potenzialmente potremmo passare la vita a lamentarci (cosa che fa male a noi ed agli altri) oppure essere grati per le cose belle che abbiamo o che stanno per arrivare.
“Lamentarsi di una cosa spiacevole significa raddoppiare il male, riderne significa distruggerlo.” (Confucio)