“ Lo maggior corno della fiamma antica
Cominciò a crollarsi mormorando
Pur come quella cui il vento affatica…”
(Inferno XXVI canto vv 85 – 88 )
Quale e quanto il fascino di Odisseo, l’Ulisse nella tradizione latina?
Il re di Itaca che, al ritorno dalla conquista di Troia, frutto della sua astuzia, esorta i compagni di viaggio a varcare i confini del mondo alla ricerca del Sapere.
Dante lo condanna ad ardere in eterno rendendolo, inoltre, protagonista del “folle volo “, una leggenda che il Poeta inventa a fini prettamente morali quale monito alla tracotanza dell’uomo nei confronti di Dio, ma il fascino dello sposo di Penelope va molto oltre al messaggio di chi sprona i propri uomini ad andare oltre in quanto “ … nati non foste viver come bruti ma per seguire virtute e canoscenza …”
Odisseo è stato sempre il mio eroe; non Achille, né Ettore ma Odisseo che acceca Polifemo ed è accecato dal fascino di Circe.
Coraggio, genialità o qualcos’altro?
La insaziabile brama di acquisire le esperienze del mondo trascurando l’amore per il vecchio padre, per il giovane figlio e per la sposa innamorata che lo attende fedele respingendo le pretese dei Proci, quella brama che lo tiene lontano da casa per altri 10 lunghi anni, mi ha sempre affascinato al punto di esternare, in un compito di italiano del Liceo, un’ aspra critica alla visione di Dante che lo condanna in eterno quale consigliere di frode.
A 20 anni non avevo ben chiaro il tema del “ Nostos “ ( “ viaggio “ in greco antico ) inteso come radice del termine “ nostalgia “ cosa, invero, che la maturità dei 50 anni mi suscita.
Odisseo, assetato di sapere, l’eroe astuto artefice unico della distruzione di Troia è, in realtà, un uomo che desidera tornare a casa e ritrovare i propri affetti e che soffre per le peripezie che uno infausto destino gli ha riservato.
Credo che il cammino verso la sapienza abbia senso tanto in quanto si sia in grado di ritrovare, in ogni momento, la strada che ci riconduce al luogo da dove siamo venuti e dove vogliamo, appunto, sempre tornare.
Noi come Odisseo possiamo farcela.
Lavorando su di noi possiamo diventare davvero consapevoli che la voglia di scoprire altri mondi e realtà quindi la sete di conoscenza sarà davvero appagata soltanto nel momento in cui risuonerà in noi la sofferenza del viaggio e nascerà, quindi, il desiderio di ritrovare la strada per tornare a casa.
Il viaggio, quindi, tra sapienza e nostalgia: questo oggi, per me, il fascino di Odisseo non più solo eroe ma anche e soprattutto …uomo.
Cominciò a crollarsi mormorando
Pur come quella cui il vento affatica…”
(Inferno XXVI canto vv 85 – 88 )
Quale e quanto il fascino di Odisseo, l’Ulisse nella tradizione latina?
Il re di Itaca che, al ritorno dalla conquista di Troia, frutto della sua astuzia, esorta i compagni di viaggio a varcare i confini del mondo alla ricerca del Sapere.
Dante lo condanna ad ardere in eterno rendendolo, inoltre, protagonista del “folle volo “, una leggenda che il Poeta inventa a fini prettamente morali quale monito alla tracotanza dell’uomo nei confronti di Dio, ma il fascino dello sposo di Penelope va molto oltre al messaggio di chi sprona i propri uomini ad andare oltre in quanto “ … nati non foste viver come bruti ma per seguire virtute e canoscenza …”
Odisseo è stato sempre il mio eroe; non Achille, né Ettore ma Odisseo che acceca Polifemo ed è accecato dal fascino di Circe.
Coraggio, genialità o qualcos’altro?
La insaziabile brama di acquisire le esperienze del mondo trascurando l’amore per il vecchio padre, per il giovane figlio e per la sposa innamorata che lo attende fedele respingendo le pretese dei Proci, quella brama che lo tiene lontano da casa per altri 10 lunghi anni, mi ha sempre affascinato al punto di esternare, in un compito di italiano del Liceo, un’ aspra critica alla visione di Dante che lo condanna in eterno quale consigliere di frode.
A 20 anni non avevo ben chiaro il tema del “ Nostos “ ( “ viaggio “ in greco antico ) inteso come radice del termine “ nostalgia “ cosa, invero, che la maturità dei 50 anni mi suscita.
Odisseo, assetato di sapere, l’eroe astuto artefice unico della distruzione di Troia è, in realtà, un uomo che desidera tornare a casa e ritrovare i propri affetti e che soffre per le peripezie che uno infausto destino gli ha riservato.
Credo che il cammino verso la sapienza abbia senso tanto in quanto si sia in grado di ritrovare, in ogni momento, la strada che ci riconduce al luogo da dove siamo venuti e dove vogliamo, appunto, sempre tornare.
Noi come Odisseo possiamo farcela.
Lavorando su di noi possiamo diventare davvero consapevoli che la voglia di scoprire altri mondi e realtà quindi la sete di conoscenza sarà davvero appagata soltanto nel momento in cui risuonerà in noi la sofferenza del viaggio e nascerà, quindi, il desiderio di ritrovare la strada per tornare a casa.
Il viaggio, quindi, tra sapienza e nostalgia: questo oggi, per me, il fascino di Odisseo non più solo eroe ma anche e soprattutto …uomo.