Nel momento in cui nascono scopri il miracolo della vita, ti sembra impossibile di aver potuto creare un essere così perfetto e così indifeso, piccolo, tenero, morbido, con quelle smorfie buffe e quei sorrisi che ti incantano…ma ti rendi conto subito che ci sono anche i momenti difficili, non sai come prenderlo, hai paura di fargli male solo abbracciandolo, paura di sbagliare tutto, non riesci a capire perché piange e ti senti così frustrata da non saper come reagire.
Poi inizia il percorso di educatore, ci si pone il problema di cosa è meglio fare, dire, comunicare, affinché questo piccolo cucciolo d’uomo possa crescere ricevendo tutto ciò di cui ha bisogno per la sua formazione, per diventare autonomo e felice, e quando ti trovi di fronte alla prima difficoltà, incomprensione, ti poni la domanda: ’ma sono in grado di essere un buon genitore?’. Non parliamo poi di quando arriva l’età del cambiamento, chiamata ‘adolescenza’, momento in cui non sanno più esattamente chi sono, cosa vogliono diventare, non sono più piccoli ma nemmeno grandi e il mondo attorno a loro diventa difficile, complicato. Noi genitori, a questo punto entriamo definitivamente in crisi.... quel figlio che credevi di conoscere così bene diviene uno sconosciuto, non parla più, non si confida più, è spesso malinconico, triste e non sai come aiutarlo perché il tuo aiuto non lo vuole. Ha bisogno di capire chi vuole essere, cosa gli sta accadendo e tu puoi solo metterti in ombra, vicino ma non troppo, sempre vigile, pronto ad intervenire, in attesa di un suo cenno di richiesta di aiuto ma lasciando che cammini con le sue gambe.
Ed ecco che arriva il momento in cui, dopo tutti gli anni in cui l’hai accompagnato nel suo percorso di crescita, se ne va’…è diventato ‘grande’…ha una casa sua, una vita da vivere in cui il tuo spazio è minimo, ha bisogno di mettersi in gioco in tutto… e tu ti senti svuotato, una parte di te se ne è andata con lui… consapevole che la vita è questa e che forse è anche merito tuo se ora sa camminare con le sue gambe… e allora ti dai una ‘pacca’ sulle spalle, con la speranza di avergli potuto dare gli strumenti necessari ad affrontare la vita in autonomia e ti ripeti, per l’ennesima volta, la frase:’ i figli non sono una nostra proprietà ed il compito del genitore è di diventare progressivamente ‘inutile’ col loro crescere’.
Poi inizia il percorso di educatore, ci si pone il problema di cosa è meglio fare, dire, comunicare, affinché questo piccolo cucciolo d’uomo possa crescere ricevendo tutto ciò di cui ha bisogno per la sua formazione, per diventare autonomo e felice, e quando ti trovi di fronte alla prima difficoltà, incomprensione, ti poni la domanda: ’ma sono in grado di essere un buon genitore?’. Non parliamo poi di quando arriva l’età del cambiamento, chiamata ‘adolescenza’, momento in cui non sanno più esattamente chi sono, cosa vogliono diventare, non sono più piccoli ma nemmeno grandi e il mondo attorno a loro diventa difficile, complicato. Noi genitori, a questo punto entriamo definitivamente in crisi.... quel figlio che credevi di conoscere così bene diviene uno sconosciuto, non parla più, non si confida più, è spesso malinconico, triste e non sai come aiutarlo perché il tuo aiuto non lo vuole. Ha bisogno di capire chi vuole essere, cosa gli sta accadendo e tu puoi solo metterti in ombra, vicino ma non troppo, sempre vigile, pronto ad intervenire, in attesa di un suo cenno di richiesta di aiuto ma lasciando che cammini con le sue gambe.
Ed ecco che arriva il momento in cui, dopo tutti gli anni in cui l’hai accompagnato nel suo percorso di crescita, se ne va’…è diventato ‘grande’…ha una casa sua, una vita da vivere in cui il tuo spazio è minimo, ha bisogno di mettersi in gioco in tutto… e tu ti senti svuotato, una parte di te se ne è andata con lui… consapevole che la vita è questa e che forse è anche merito tuo se ora sa camminare con le sue gambe… e allora ti dai una ‘pacca’ sulle spalle, con la speranza di avergli potuto dare gli strumenti necessari ad affrontare la vita in autonomia e ti ripeti, per l’ennesima volta, la frase:’ i figli non sono una nostra proprietà ed il compito del genitore è di diventare progressivamente ‘inutile’ col loro crescere’.