Come suggerisce il titolo, il mio pensiero nel definire la bellezza è ancora nel percorso dell’esplorazione. Credo sia uno di quei concetti astratti che più cerchi di definirli e più ti sfuggono ed alla fine concludi con “è sicuramente molto di più”.
In molti hanno cercato di definirla.
Quando si pensa alla bellezza viene subito in mente l’Arte, ogni forma di arte ha il compito di esprimere la bellezza, di manifestarla. L’arte in realtà è uno strumento che utilizziamo per esprimere ciò che vediamo e sentiamo, è un’espressione del nostro mondo interiore che racconta ciò che vede e sente e lo porta da dentro a fuori. Nasce così la bellezza artistica, letteraria, musicale, matematica, filosofica, linguistica e altre ancora.
Mi nascono tante domande. In certe situazioni, a seconda di come mi pongo, trovo nella natura, nella vita, nelle persone e nelle relazioni una straordinaria bellezza e possono essere attimi o giornate e poi scompare, non lo rivedo più nel momento in cui cambio prospettiva o atteggiamento. Cosa succede?
Quante volte una persona l’ho considerata “non bella” e poi conoscendola ho iniziato ad intravedere la sua bellezza, cosa è successo dentro di me? Ha toccato le corde della mia anima? L’ho trovato armoniosa? E allora cosa significa armonia?
A volte la bellezza la intravedi subito e a volte si svela a poco a poco, cosa significa? Che la comprendo? Che entro nella stessa risonanza?
I quadri di Pollock per me esprimono bellezza eppure come faccio a spiegare la bellezza dei suoi quadri? Tutte quelle linee apparentemente sconclusionate hanno significati inconsci e personali che fanno provare emozioni e appagamento.
La neuroestetica, fondata da Semir Zeki nel 1994, cerca di integrare la bellezza estetica con la bellezza biologica, e osserva che nel percepire la bellezza si ha un’attività neuronale dell’area field A1 del cervello deputata all’elaborazione delle emozioni ed è situata nella corteccia orbito frontale mediale. Più intensa è l’esperienza e più intensa è l’attività registrata in questa area. Questo non spiega cos’è la bellezza ma ci dice cosa suscita, emozioni.
Come osserva Ken Mogi, nel suo libro” Il piccolo libro dell’ikigai”, il popolo giapponese ha un concetto di bellezza molto legato all’ esperienza sensoriale. Nell’esecuzione di attività di produzione hi-tech o di artigianato pongono molta attenzione alla moltitudine di esperienze sensoriali necessarie per la messa a punto di un manufatto, a volte con operazioni estremamente minuziose. Nella visione giapponese ogni singola qualità sensoriale equivale a una divinità.
Esiste una bellezza soggettiva ed una bellezza universale, sicuramente essa va a contattare dei codici, dei simboli e dei tratti dentro di noi, soggettivi o universali che stimolano sensazioni ed emozioni positive che ci portano ad attribuire la bellezza al soggetto.
A me la bellezza ultimamente risveglia un senso di gratitudine e mi fa stare bene e viceversa, quando mi pongo in un atteggiamento di gratitudine vedo e sento bellezza intorno a me e dentro di me.
La bellezza non può essere spiegata, va vissuta.