
Istruttore definizione: "Colui che fornisce l'addestramento utile a esercitare una specifica attività".
"Benvenuta nello Staff!", queste le parole che hanno aperto il mio ingresso alla Didattica, quando ho completato l'esame di Istruttore di apnea Federale.
Nella mia testa molte immagini si muovevano veloci, motivate da tanta passione.
Nelle mie mani, nozioni, manuali, certificati, brevetti, libretti che attestavano il percorso fatto, gli anni di pratica, di sacrificio e di studio.
"Sono un istruttore". Così tremavano le parole; risuonavano nella mia mente, solenni! Tuonavano come un bastone che vibra i suoi colpi alla porta!
Mi sentivo così, come una porta pronta a spalancarsi su un mondo che appena intravvedevo e in parte temevo; un mondo tanto maschile dove poter attingere, imparare, fare esperienza. Ma il mio sogno era quello di iniziare da li, da quel brevetto plastificato e cercare l'evoluzione, la sfida. "Un giorno porterò il mio contributo e sarà un contributo al femminile!".
Da anni metto in pratica ciò che ho imparato ma soprattutto insegno quello che sono.
Non mi sono mai voluta arrendere all'idea di dover stampare un manuale su un allievo, di dover applicare, conformare, forzare qualcuno in una disciplina così delicata e feconda come l'apnea.
L'apnea è uno sport ma è anche un'arte, qualcosa di profondamente creativo che bussa alla porta di chi è pronto ad esplorare ed è solo un germoglio. E' un'intuizione!
Certo, è necessario seguire delle direttive, insegnare le tecniche più efficaci, regolare degli strumenti, offrire sicurezza e competenza.
Ma la parola è come un cucchiaio, un attrezzo che può accogliere ma che potrei scuotere, far vorticare in aria come una maestrina. Ben indottrinata! Rigida!
Nella mia interpretazione, l'istruttore deve aprire e aprirsi.
E' un tuffo, una figura evoluta e plasmabile. Qualcuno che si avvicina e si muove verso le esperienze, lento e attento a se stesso e agli altri; che prova a tradurre il linguaggio dell'apnea, di un corpo umano che si muove sott'acqua nella tridimensionalità dello spazio attorno a lui. E dentro di lui!
E' sganciabile da ciò che è conforme e preciso, mantenendo ben strette le redini del sapere. . Deve accettare; deve vedere oltre il gesto da manuale!
In acqua e con l'acqua è il suo luogo!
Negli anni in cui ho dedicato il tempo all'esperienza in altri sport ( in particolare nei tuffi) o in altri ambiti ( yoga, antiginnastica, poesia, coaching) ho raccolto gli ingredienti più buoni. Quei sapori di conoscenza ma anche di intuizione che, se coniugati bene, possono rivelarsi piatti unici. efficaci.
L'istruttore di apnea fornisce delle nozioni e addestra ma soprattutto osserva, bussa alla porta con mano delicata e aperta all'esperienza, all'evenienza, all'eventualità che quel corpo abbia qualcosa da dire.
E ce l'ha sempre!
Ciò che un allievo tace, fa parlare con un gesto, un'espressione, una movenza. Legato, slegato, teso, abbracciato, muto, distratto, dentro al controllo...
Ciò che siamo in acqua legge una verità di vita, e a sua volta l'acqua ci parla con una lingua buona che lenisce, guarisce; amplifica nel silenzio del respiro.
Recentemente un campione di questo sport mi ha detto " in apnea resistere non serve a niente: la chiave di tutto è accettare".
Accettiamo allora l'incompletezza, la volubilità di un percorso fatto per essere abitato a piedi nudi, sempre alla ricerca. Con una buona dose di sensibilità e intuizione; qualcosa che leghi al sapere dei manuali, la natura del sentire.
"Benvenuta nello Staff!", queste le parole che hanno aperto il mio ingresso alla Didattica, quando ho completato l'esame di Istruttore di apnea Federale.
Nella mia testa molte immagini si muovevano veloci, motivate da tanta passione.
Nelle mie mani, nozioni, manuali, certificati, brevetti, libretti che attestavano il percorso fatto, gli anni di pratica, di sacrificio e di studio.
"Sono un istruttore". Così tremavano le parole; risuonavano nella mia mente, solenni! Tuonavano come un bastone che vibra i suoi colpi alla porta!
Mi sentivo così, come una porta pronta a spalancarsi su un mondo che appena intravvedevo e in parte temevo; un mondo tanto maschile dove poter attingere, imparare, fare esperienza. Ma il mio sogno era quello di iniziare da li, da quel brevetto plastificato e cercare l'evoluzione, la sfida. "Un giorno porterò il mio contributo e sarà un contributo al femminile!".
Da anni metto in pratica ciò che ho imparato ma soprattutto insegno quello che sono.
Non mi sono mai voluta arrendere all'idea di dover stampare un manuale su un allievo, di dover applicare, conformare, forzare qualcuno in una disciplina così delicata e feconda come l'apnea.
L'apnea è uno sport ma è anche un'arte, qualcosa di profondamente creativo che bussa alla porta di chi è pronto ad esplorare ed è solo un germoglio. E' un'intuizione!
Certo, è necessario seguire delle direttive, insegnare le tecniche più efficaci, regolare degli strumenti, offrire sicurezza e competenza.
Ma la parola è come un cucchiaio, un attrezzo che può accogliere ma che potrei scuotere, far vorticare in aria come una maestrina. Ben indottrinata! Rigida!
Nella mia interpretazione, l'istruttore deve aprire e aprirsi.
E' un tuffo, una figura evoluta e plasmabile. Qualcuno che si avvicina e si muove verso le esperienze, lento e attento a se stesso e agli altri; che prova a tradurre il linguaggio dell'apnea, di un corpo umano che si muove sott'acqua nella tridimensionalità dello spazio attorno a lui. E dentro di lui!
E' sganciabile da ciò che è conforme e preciso, mantenendo ben strette le redini del sapere. . Deve accettare; deve vedere oltre il gesto da manuale!
In acqua e con l'acqua è il suo luogo!
Negli anni in cui ho dedicato il tempo all'esperienza in altri sport ( in particolare nei tuffi) o in altri ambiti ( yoga, antiginnastica, poesia, coaching) ho raccolto gli ingredienti più buoni. Quei sapori di conoscenza ma anche di intuizione che, se coniugati bene, possono rivelarsi piatti unici. efficaci.
L'istruttore di apnea fornisce delle nozioni e addestra ma soprattutto osserva, bussa alla porta con mano delicata e aperta all'esperienza, all'evenienza, all'eventualità che quel corpo abbia qualcosa da dire.
E ce l'ha sempre!
Ciò che un allievo tace, fa parlare con un gesto, un'espressione, una movenza. Legato, slegato, teso, abbracciato, muto, distratto, dentro al controllo...
Ciò che siamo in acqua legge una verità di vita, e a sua volta l'acqua ci parla con una lingua buona che lenisce, guarisce; amplifica nel silenzio del respiro.
Recentemente un campione di questo sport mi ha detto " in apnea resistere non serve a niente: la chiave di tutto è accettare".
Accettiamo allora l'incompletezza, la volubilità di un percorso fatto per essere abitato a piedi nudi, sempre alla ricerca. Con una buona dose di sensibilità e intuizione; qualcosa che leghi al sapere dei manuali, la natura del sentire.