
Ci va di migliorare partendo da ciò che siamo realmente? Di intraprendere azioni mirate? Di seguire alcune nostre inclinazioni? Se è così, ci va di prendere le distanze dal nostro io, da alcune abitudini negative e instaurare un rapporto spontaneo con le nostre risorse?
Ci va di agire su di noi per diventare persone migliori e allargare quella particolare forma di accettazione che nutre le nostre aspirazioni? Se è così, gli atti che compiremo saranno spontanei, sentiti, creativi.
Molti di noi cambiano la propria esistenza seguendo i propri impulsi, le proprie inclinazioni, il proprio inconscio. E’ normale che sia così.
Quel terreno di scoperta, che già esiste in ognuno di noi, lo vogliamo considerare come un terreno elettivo per il lavoro di tutta una vita? Credo sia opportuno.
Formarsi e crescere significa entrare nell’atmosfera interiore del proprio ambiente personale e professionale. Significa percepirne l’odore e seguirne le orme.
Partendo dal principio che è fuorviante concentrarsi sul futuro quando si ignora chi siamo nel qui e ora, è necessario concentrarsi sul presente, acquisire coscienza della propria situazione, modificare certi circoli viziosi e compiere azioni consapevoli.
In definitiva, i problemi che abbiamo sono ciò che desideriamo avere e ad essi siamo legati a doppia mandata con le nostre difficoltà: il nostro piccolo io. Dobbiamo riconoscerli e modificare profondamente la comunicazione con noi stessi e il nostro presente.
Come si procede? Si conosce il terreno e si diventa abili nel colloquio che produce discernimento, fiducia, non giudizio.
Tutte le materie che proponiamo nel Master di Mental Training, servono a portare alla luce esperienze, vissuti e potenzialità, in un primo momento inesplorati.
Successivamente vengono tradotti in atti consapevoli e la persona li sceglie come inevitabili processi della propria realizzazione. Si passa dall’atto creativo, all’atto espressivo, all’atto simbolico, all’atto poetico.
Si aprono le porte dell’agire intenzionale e ci si accorda sulle azioni da intraprendere: si prende nota delle capacità e dei procedimenti da seguire, si realizzano e si espongono i propri risultati. Si cresce soggettivamente e si stampa la propria realtà in 3D.
Ce n’è per tutti. Siamo disposti a cessare di definirci in funzione delle nostre mitizzate sofferenze e a proporci un modo di vivere più consapevole? Mi auguro proprio di sì.
Programma
Ci va di agire su di noi per diventare persone migliori e allargare quella particolare forma di accettazione che nutre le nostre aspirazioni? Se è così, gli atti che compiremo saranno spontanei, sentiti, creativi.
Molti di noi cambiano la propria esistenza seguendo i propri impulsi, le proprie inclinazioni, il proprio inconscio. E’ normale che sia così.
Quel terreno di scoperta, che già esiste in ognuno di noi, lo vogliamo considerare come un terreno elettivo per il lavoro di tutta una vita? Credo sia opportuno.
Formarsi e crescere significa entrare nell’atmosfera interiore del proprio ambiente personale e professionale. Significa percepirne l’odore e seguirne le orme.
Partendo dal principio che è fuorviante concentrarsi sul futuro quando si ignora chi siamo nel qui e ora, è necessario concentrarsi sul presente, acquisire coscienza della propria situazione, modificare certi circoli viziosi e compiere azioni consapevoli.
In definitiva, i problemi che abbiamo sono ciò che desideriamo avere e ad essi siamo legati a doppia mandata con le nostre difficoltà: il nostro piccolo io. Dobbiamo riconoscerli e modificare profondamente la comunicazione con noi stessi e il nostro presente.
Come si procede? Si conosce il terreno e si diventa abili nel colloquio che produce discernimento, fiducia, non giudizio.
Tutte le materie che proponiamo nel Master di Mental Training, servono a portare alla luce esperienze, vissuti e potenzialità, in un primo momento inesplorati.
Successivamente vengono tradotti in atti consapevoli e la persona li sceglie come inevitabili processi della propria realizzazione. Si passa dall’atto creativo, all’atto espressivo, all’atto simbolico, all’atto poetico.
Si aprono le porte dell’agire intenzionale e ci si accorda sulle azioni da intraprendere: si prende nota delle capacità e dei procedimenti da seguire, si realizzano e si espongono i propri risultati. Si cresce soggettivamente e si stampa la propria realtà in 3D.
Ce n’è per tutti. Siamo disposti a cessare di definirci in funzione delle nostre mitizzate sofferenze e a proporci un modo di vivere più consapevole? Mi auguro proprio di sì.
Programma