
I sentimenti e le emozioni sono difficili!
Difficile è comprendere gli stati d'animo che arrivano senza che lo desideriamo. Ma ancora più faticoso è accettarli e imparare a gestirli, a non subirli.
A volte penso che se conoscessimo quello che veramente proviamo avremmo più chances per modificare gli atteggiamenti. Forse sarebbe più facile riconoscere la genesi dei "pensieri a valanga", quelli che tutto travolgono con effetti distruttivi sul nostro benessere.
Qualche volta mi sento minata, specie quando avverto qualcosa di nuovo e non so proprio da dove arriva!
C'è stato un tempo in cui mettevo tutto in un cassetto, uno scomparto silenziato della mia vita. Tre giri di nastro isolante sulla coscienza e mi assicuravo la stabilità.
Ma ora; ora che ho ripreso il mio posto sulla sella dei sentimenti, qualche volta mi trovo con i piedi fuori dalle staffe e una bestia indomabile che corre giù per la china dell'incomprensione. Quella bruciante. Che emozione però!
Cercare di modulare la rabbia, l'ira, il disprezzo ma anche il bisogno o il desiderio oppure la mancanza feroce, è come stare con le natiche su quel arcione e provare a discuterne con il cavallo impazzito!
Certi sentimenti mi rapiscono dalla realtà e generano una sequenza di movimenti interni e di strozzature che finiscono per catapultarmi in altri luoghi molto sospetti.
Quando la rabbia sale....sale! Sale perché nel corpo la sento nascere nello stomaco e dirigersi a dar fuoco al mio torace. A quel puto vorrei sfogarla nella gola e sento friggere braccia e gambe pronte a scaricare! L'ira si dipinge sulla mia faccia. Non c'è niente da fare; spuntano i canini e il sorriso diventa un ghigno.
Mi sento abbandonata dal controllo e vedo di fronte a me un ostacolo.
Affronto un arciere che scocca in sequenza i suoi dardi ad immagini e emozioni inarrestabili, incontenibili!
E io taccio! Cerco di mettere a tacere. Cerco nel mio vecchio cassetto il rotolo di nastro ulta-adesivo extra forte per applicazioni permanenti!
Vorrei inchiodarmi l'anima e garantirmi l'amore!
Vorrei tutelarmi dalla distruzione, dalla galoppata nella direzione dell'odio, del rancore, della vendetta e poi della colpa!
Che si tratti di un cliente di lavoro o di un affetto, non cambia molto.
Fin che cerco una trattativa comunicante e provo a concentrarmi sulle parole e su atteggiamenti più benevoli, mi vedo con una sega circolare fra le mani. Immagino un immenso tritacarne, un imbuto di dolore a misura d'uomo dal quale ne esce....macinato!
Allora mi chiedo quale sia la cosa giusta da fare.
Come ci si deve comportare quando l'amore o l'affetto aprono lo scenario della lite "a vomito"; dove lo scontro si trasforma in una scena del crimine, con l'assassinio terminale dei nostri migliori propositi e il suicidio dell'amore che salta giù dalla finestra?
E' giusto dare libero sfogo all'ira manifesta e lanciare i piatti dell'orrore verso chi diciamo di amare? (E se poi lo uccido? o peggio non mi amasse più?).
Oppure è meglio un po' di anestetico alla lama che ci offende e affogarsi nell'impotenza e lasciar...perdere, lasciare che passi?
L'unica arma che ho è l'ascolto. Partendo dal corpo che di solito mi racconta tutte le verità.
Il corpo nostro e di chi ci sta di fronte e qualche volta ci urla addosso i suoi bisogni ...come i nostri. E le sue paure!
Negli scaffali delle soluzioni se cerco bene c'è un'intera officina: strumenti per la meccanica del dolore, svitol per gli ingranaggi della felicità, ventose dei desideri (speriamo che tengano), chiodi di passione. E le assi dell'amore; quelle, quelle le prendo di sicuro!
Vorrei usarle subito per inchiodare fuori dal mio cuore tutta la mancanza che di notte viene a derubarmi!
Difficile è comprendere gli stati d'animo che arrivano senza che lo desideriamo. Ma ancora più faticoso è accettarli e imparare a gestirli, a non subirli.
A volte penso che se conoscessimo quello che veramente proviamo avremmo più chances per modificare gli atteggiamenti. Forse sarebbe più facile riconoscere la genesi dei "pensieri a valanga", quelli che tutto travolgono con effetti distruttivi sul nostro benessere.
Qualche volta mi sento minata, specie quando avverto qualcosa di nuovo e non so proprio da dove arriva!
C'è stato un tempo in cui mettevo tutto in un cassetto, uno scomparto silenziato della mia vita. Tre giri di nastro isolante sulla coscienza e mi assicuravo la stabilità.
Ma ora; ora che ho ripreso il mio posto sulla sella dei sentimenti, qualche volta mi trovo con i piedi fuori dalle staffe e una bestia indomabile che corre giù per la china dell'incomprensione. Quella bruciante. Che emozione però!
Cercare di modulare la rabbia, l'ira, il disprezzo ma anche il bisogno o il desiderio oppure la mancanza feroce, è come stare con le natiche su quel arcione e provare a discuterne con il cavallo impazzito!
Certi sentimenti mi rapiscono dalla realtà e generano una sequenza di movimenti interni e di strozzature che finiscono per catapultarmi in altri luoghi molto sospetti.
Quando la rabbia sale....sale! Sale perché nel corpo la sento nascere nello stomaco e dirigersi a dar fuoco al mio torace. A quel puto vorrei sfogarla nella gola e sento friggere braccia e gambe pronte a scaricare! L'ira si dipinge sulla mia faccia. Non c'è niente da fare; spuntano i canini e il sorriso diventa un ghigno.
Mi sento abbandonata dal controllo e vedo di fronte a me un ostacolo.
Affronto un arciere che scocca in sequenza i suoi dardi ad immagini e emozioni inarrestabili, incontenibili!
E io taccio! Cerco di mettere a tacere. Cerco nel mio vecchio cassetto il rotolo di nastro ulta-adesivo extra forte per applicazioni permanenti!
Vorrei inchiodarmi l'anima e garantirmi l'amore!
Vorrei tutelarmi dalla distruzione, dalla galoppata nella direzione dell'odio, del rancore, della vendetta e poi della colpa!
Che si tratti di un cliente di lavoro o di un affetto, non cambia molto.
Fin che cerco una trattativa comunicante e provo a concentrarmi sulle parole e su atteggiamenti più benevoli, mi vedo con una sega circolare fra le mani. Immagino un immenso tritacarne, un imbuto di dolore a misura d'uomo dal quale ne esce....macinato!
Allora mi chiedo quale sia la cosa giusta da fare.
Come ci si deve comportare quando l'amore o l'affetto aprono lo scenario della lite "a vomito"; dove lo scontro si trasforma in una scena del crimine, con l'assassinio terminale dei nostri migliori propositi e il suicidio dell'amore che salta giù dalla finestra?
E' giusto dare libero sfogo all'ira manifesta e lanciare i piatti dell'orrore verso chi diciamo di amare? (E se poi lo uccido? o peggio non mi amasse più?).
Oppure è meglio un po' di anestetico alla lama che ci offende e affogarsi nell'impotenza e lasciar...perdere, lasciare che passi?
L'unica arma che ho è l'ascolto. Partendo dal corpo che di solito mi racconta tutte le verità.
Il corpo nostro e di chi ci sta di fronte e qualche volta ci urla addosso i suoi bisogni ...come i nostri. E le sue paure!
Negli scaffali delle soluzioni se cerco bene c'è un'intera officina: strumenti per la meccanica del dolore, svitol per gli ingranaggi della felicità, ventose dei desideri (speriamo che tengano), chiodi di passione. E le assi dell'amore; quelle, quelle le prendo di sicuro!
Vorrei usarle subito per inchiodare fuori dal mio cuore tutta la mancanza che di notte viene a derubarmi!