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'Un pomeriggio a casa della nonna' di Giusy Galipo'

3/7/2025

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Doveva essere solo un pranzo come tanti. Invece è diventato un insegnamento silenzioso, profondo.
Sono rimasta sulla soglia della cucina, in silenzio. Le ho guardate: mia mamma e mia figlia. Due generazioni a confronto, con lo stesso sorriso. Mi ha investito il profumo inconfondibile delle polpette in agrodolce.
“Nonnina, ti ha fatto le polpette”, le ha detto mia madre a Flavia, con quella voce che è carezza pura.
Non era un invito. Era amore. Amore in formato nonna.
Tra un taglio di provola e un battibecco col nonno, ha iniziato a raccontarle frammenti della sua infanzia.
Ha detto a Flavia che, alla sua età, lei lavorava già nei campi: piantava, raccoglieva, dava da mangiare alle galline. E quando sua madre non le permetteva di prendere le uova, lei si arrangiava a modo suo: infilava la mano direttamente dentro la gallina.
“Facevo prima”, ha detto ridendo, mentre Flavia la guardava a bocca aperta, metà shock e metà ammirazione.
Poi è arrivato il racconto d’amore. Quello che, da piccola, ascoltavo anch’io con gli occhi lucidi.
La mamma era promessa a un altro, ma quando vide il papà – il mio papà – le tremarono le gambe. Capì subito che la sua felicità era da un’altra parte.
E così, con un pizzico di follia e tanto coraggio, cominciò a scrivere lettere anonime al fidanzato dell’epoca:
“Lina non è la ragazza giusta per te.”
“Lina non ha le qualità che ti servono.”
Missione compiuta: matrimonio annullato e nozze con il nonno.
Lui aveva 23 anni, lei 22.
E da lì è nata una famiglia che, se ve la raccontassi tutta, sembrerebbe un film.
Siamo rumorosi, imperfetti, intensi… ma veri. E in quel momento, mentre le guardavo insieme, ho capito di non avere bisogno di altro.
Mia madre insegna ogni giorno, senza farlo apposta.

A me. A Flavia.
– Che la famiglia è sacra
– Che l’amore si dona, non si misura
– Che cucinare per qualcuno è un modo per dirgli: “ti voglio bene”.
Dopo pranzo, mentre lavava i piatti (perché “lei lo fa meglio di tutti noi messi insieme”), ha guardato Flavia e le ha detto:
“Tu hai una vita davanti. Io non ho avuto le stesse possibilità. Sfruttale. Vivile tutte, fino in fondo.
La vita è una sola. Non sprecarla. Non farti mai contagiare dalla rabbia di chi urla. La violenza è solo una scorciatoia per chi non sa amare.
A noi, invece, piace la lentezza.”
Poi si sono messe sul divano, a guardare un po’ di tv.
Hanno aspettato che il nonno si addormentasse… e gli hanno messo il rossetto.
(Tanto non se ne accorge mai.)
Io le ho guardate da lontano. Ho sorriso.
Non ho fatto foto. Non si può. Non renderebbero.
Ma quella scena – mia madre, mia figlia, un nonno con il rossetto – è incisa nella mia memoria.
E certe memorie valgono più di mille scatti.
Morale?
Non bisogna fare il giro del mondo per imparare qualcosa sulla vita.
Basta stare in cucina.
Con una nonna, una figlia…
Un piatto di polpette, e tanto amore intorno.

Perché il tempo passato con chi ci ama davvero è l’unica eredità che conta.
E i ricordi più belli, quelli veri… non hanno bisogno di filtri.
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