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Se è solo questione di soldi... allora ditelo! di Tommaso Valleri di Setriano (AssoCounseling)

21/11/2015

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​Qualcuno oggi ha scritto, con i soliti toni trionfalistici, che l’esercizio del counseling è abusivo in quanto – come dice il TAR – si sovrappone alle competenze degli psicologi junior.
Questo è un dato molto interessante per due ragioni:
1) Fino ad oggi anche gli psicologi si sono sempre sbagliati! L’abuso eventuale (qualora venga confermato da tutti i gradi di giudizio, ammesso che nel frattempo non succeda altro) dunque non è verso lo psicologo senior, ma verso il suo fratello minore. Faccio infatti sommessamente notare che, fino ad oggi, tutti i procedimenti intentati contro i counselor erano relativi al presunto abuso della professione di psicologo, non della professione di psicologo junior.
Prima di passare al secondo punto, un piccolo inciso. Chi sono gli psicologi junior? Sono i così detti “Dottori in scienze e tecniche psicologiche”, ovvero le decine di migliaia di disoccupati che, dopo essersi laureati alla triennale di psicologia (altra invenzione tutta italiana sulla quale ci sarebbe da scrivere un romanzo…), non si iscrivono nemmeno all’Albo. I numeri sono impressionanti: a fronte dei quasi 100.000 psicologi iscritti all’Albo A, solo alcune centinaia (si stima meno di 400) sono iscritti all’Albo B.
Gli psicologi junior sono quelli che Palma, l’ex Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, voleva far scomparire:
«Sempre su questa linea si propone l’abolizione della sezione B dell’Albo degli psicologi. Sulla base dell’esperienza maturata con l’istituzione dei corsi triennali, tre anni sono necessari per porre le basi di una cultura psicologica, ma non sono sufficienti per una formazione professionale. A fronte degli oltre 83.000 iscritti, solo circa 200 risultano gli iscritti all’Albo B. Ecco perché riteniamo opportuna l’abolizione o la sua messa in esaurimento».

2) Sarà mica che con questa operazione si tenti di aumentare il portafoglio ordinistico? Sarà mica un tentativo per “costringere” le decine di migliaia di disoccupati della triennale a iscriversi all’Ordine, rimpinguando un po’ le loro casse?
Interessante: siccome 100.000 psicologi non erano sufficienti… troviamo il modo di farli raddoppiare!
Gli indizi cominciano ad essere più di uno. Si viene infatti a sapere che, in origine, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi aveva chiesto al Ministero addirittura l’abolizione della laurea triennale. Evidentemente il Ministero deve avergli risposto picche.
Ecco allora che nel ricorso mosso dallo stesso CNOP compare la frase magica: il counseling è competenza dello psicologo, ma in subordine, qualora non accoglieste questa richiesta, dateci almeno l’esclusiva per i poveri triennalisti!
A questo si aggiungano i vari movimenti, alle volte alla luce del sole, alle volte sotterranei, da parte dell’Università unitamente al CNOP tesi a riorganizzare e inquadrare la laurea triennale come un percorso volto all’acquisizione di competenze di counseling.
E tutto sembra tornare.

Sotto il profilo prospettico è una mossa a dir poco suicida. Oggi, con un parco-counselor circolante di circa 6-7.000 professionisti, ti potevi togliere il lusso di gridare allo scandalo e incolpare i counselor della mancanza di prospettive professionali per gli psicologi.

Ma domani, quando gli psicologi saranno raddoppiati, con chi se la prenderanno? Con lo Spirito Santo?

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