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'Pinne, squame ... e tutto il resto' di Paola Negrini

24/11/2015

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Quando si pensa al mare, vediamo l'estate, il calore del sole che scotta la pelle ancora spenta dagli abiti, la spiaggia bollente e una distesa azzurra che ospita i nostri piedi pronta a stupirci di limpido e calmo piacere.
 
Invece io mi ritrovo qui, su uno scoglio che mi morde, in pieno inverno con il vento che fischia fra le costole, schiacciate dentro la muta.
 
Inverno fuori e dentro di me!
 
Il freddo mi picchia, mi fa piccola piccola, ma nel petto il cuore si arrampica e si allarga di coraggio, di una forza acuta che rianima braccia, occhi e corpo innamorato.
 
Scendo in acqua fra bioccoli di schiuma che tinteggiano a punta una distesa di ardesia; denso è il mare come di metallo fuso! E' così forte che lo sento incandescente!
Un mondo fluido si infila sotto la muta e come un potente abbraccio paterno, mi cinge e mi conforta,  mi scuote dalla punta dei piedi. Percorre tutte le ossa che vibrano come la cassa di uno strumento musicale.
 
Finalmente!
Finalmente posso dissetarmi! Finalmente posso gustarmi i sensi invasi dal vitale gemito. Addento il mare, a bocca piena, con le mani ingorde me ne cibo!
 
Me ne sto lì, con il petto al cielo. Fisso le nubi gialle e una cupola immobile, come se il tempo l'avesse dipinta in una posa insolita. Sospesi i pensieri al vento, sono gabbiani che mi incoraggiano a prendere l'ultimo respiro.
Un colpo d'occhio alle labbra sfuggenti, in lontananza dei cirri sembrano volermi baciare la faccia!
L'aria fredda scende aguzza nei polmoni e la mia anima è pronta!
Mezza pinna e son girata; e son con lui! E son di lui!
 
Il blu mi acceca nei primi metri, sento il corpo allungarsi come catturato e trascinato per le dita  dentro al sogno. Mentre mi lascio cadere, resto abbandonata a qualcosa che cambia.
Passo attraverso un varco oltre il quale le forme sono più dure e ovattate; rallentano, si addensano come coagulate dal tempo.
Mi apro, mi slego dalla terra, sciolgo i miei lunghi tentacoli all'acqua.
Le braccia allontanate dal petto, sono come fogli di carta e il tronco sottile e le gambe sfumano.
Sono una sardina; sono medusa silenziosa; manto di murena con occhi di mare. Materia densa ed incerta!
 
Chiudo tutto, nella discesa cristallina; chiudo il tempo in uno scrigno fatale; catalogo i pensieri nella libreria del sentimento e tutto va al suo posto, come un incastro perfetto. Senza sforzo, né comprensione.
Muto!  Muto come un pesce, appunto! Mutevole come i silenzi della solitudine.
 
Plano sul fondale e sono un'alga tremolante portata dall'onda lontana e resto lì, dentro una conchiglia pallida e vuota.
Fisso il mare in fondo, ma proprio in fondo. Fisso il livido spazio che mi assaggia e dà pace al mio tormento. Là fuori sibila il vento, ma questo quaggiù ( e qui dentro), questo è un altro mondo!
 
Non andartene dalle mie mani, ti prego.  Sono anch'io la tua creatura! Afferrami! O scagliami pure!
 
Tu sei il mio amore grande,  sei il tempio che mi accoglie. Sostanza del mio vivere; sono io di questo mondo senza parole, dove il pensiero umano ha certa dimensione?! Dove posso avvicinarmi a un universo che mi tiene, così, come un essere bestiale. Bello o brutto...pinne, squame e tutto il resto!

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