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'Light in Love' di Francesca Saracini

26/5/2015

1 Comment

 
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“ Ho parlato in sogno con te Afrodite “                                                         (  Saffo )

Cibi light: opportunità per la salute o semplicemente una moda, un business?

Latte scremato, yogurt 0,1%, bibite “zero” e biscotti ipocalorici pubblicizzati da campionesse olimpiche:un’industria che funziona.

Oggi chiedo e me stessa e a chi legge:

” Nel complesso ed intrigante mondo delle relazioni interpersonali, il concetto di leggerezza è consono ovvero incompatibile?”

L’educazione tradizionale opterebbe senz’altro per la seconda soluzione.

Ci hanno insegnato che in amore bisogna dare tanto, anzi, tantissimo, anzi…il più possibile.

Amare – ci hanno sempre detto – significa comprendere l’altro, quindi prendersi cura della sua condizione nella sua interezza.

Ma siamo così convinti che l’intensità della relazione sia direttamente proporzionale alla quantità di carico che ci assumiamo?

“ D’ora in poi non preoccuparti…a Te penserò io…”

Bello poterlo affermare ed emozionante sentirselo dire, ma – domanda provocatoria – “ le cose stanno veramente in questo modo?”

Non sono, in realtà, oggi così sicura che l’intensità di una relazione si debba/possa misurare in base alla “ quantità di carico “ che uno od entrambi i soggetti si assumono all’interno di essa, laddove “ carico “ sta per “ fardello personale “che il soggetto inevitabilmente porta con sè.

L’esperienza insegna ( a nostre spese ma come potrebbe essere altrimenti ? ) che facendosi carico totale della vita dell’altro/a si perdono importanti energie; la perdita di energia inquina e l’inquinamento genera confusione avvelenando la relazione stessa talvolta senza ritorno.

In un’ottica di reale cambiamento, quindi, come identificare l’obbiettivo, e la conseguente strategia da mettere in atto, per conseguire un “ wellness relazionale “ ?

Una più intensa “ centratura  di sé” anzitutto, volta ad imparare a “ togliere “ nelle relazioni, privilegiando uno scambio dinamico rispetto alla pre – occupazione di norma fonte di staticità, quindi di “ stagnamento”.

Una controtendenza socio – culturale, una strada nuova che vale la pena percorrere, consapevoli che amare “ con leggerezza “ non significa (banalmente) vivere un rapporto con superficialità, ma semplicemente attivare una modalità “ sana”.

Come il fegato non ama i grassi e si infiamma in caso di sovraccarico, parimenti il cuore rischia di ammalarsi se troppo gravato, motivo per cui – pensando ai versi cantati da quella straordinaria donna che Alceo di Mitilene definì “divina dolce e ridente“ apriamo mente e cuore ad un amore forse “ipocalorico” ma non per questo meno intenso e felice.


1 Comment
Maurizio Stagni
27/5/2015 08:27:43 am

Trovo che in questa riflessione manchi un aspetto molto importante che spesso non vediamo: l'amore per noi stessi. Prendersi cura di un compagno/a, dimostrare a parole e nei fatti di esserci nelle difficoltà che la vita ci pone, non significa a mio avviso, annullarsi in funzione dell'altro. Io credo che vivere la vita con qualcuno, al di la della facile filosofia, sia quanto meno non perdere per quel che è possibile la nostra centratura, dove siamo in funzione del NOI ma soprattuto del IO. Trovare la leggerezza adeguata per vivere una relazione di coppia, una leggerezza sana che soddisfi entrambi, credo debba essere ricercata in noi stessi. Prima di tutto proviamo a volerci bene in funzione nostra e forse, sottolineo forse perchè di regole certe in questo campo non c'è ne sono, sapremo mettere la giusta misura anche nella relazione. Non è detto che sia così, ma egoisticamente mi viene da pensare che prima devo venire io nella mia vita poi tutto il resto.

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