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'L'arte di ascoltarsi' di Laura La Barbera

27/11/2018

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Amo terribilmente il mare, amo il suo profumo, il suo rumore, la sua maestosità, la sua libertà. Amo stare in silenzio, a occhi chiusi ad ascoltarlo, sentendolo entrare con la sua energia potente. Non chiede entra e basta.

Vi è mai capitato di camminare in riva al mare e un’onda cosi improvvisa vi ha colto di sorpresa e fatto un bagno inaspettato? A me si … perché il mare è cosi, prima è calmo, vi accoglie, vi rassicura e poi accade che un’onda altissima arrivi e vi sorprenda.

Ma siamo sicuri che quel mare non ci abbia dato dei segnali, siamo sicuri che in fondo da qualche parte non c’era il principio di quell’onda che, se avessimo osservato un po' più in là, e se avessimo ascoltato più in profondità avremmo visto e cosi forse avuto il tempo di schivarla e non bagnarci dalla testa ai piedi?

A me, che piace trovare sempre le connessioni con quello che accade in Natura e quello che accade a “noi”, che siamo elementi della Natura anche se spesso ce lo dimentichiamo… mi fa pensare proprio che questo sia quello che succede quando non ascoltiamo noi stessi, eh si perché il nostro corpo, la nostra mente, e la nostra anima anche loro ci danno segnali continui, e quella è la bussola di che cosa accade dentro di noi …

Quante volte vi sarà capitato di dire: “è solo un mal di testa”, “è solo un mal di pancia”, “non riesco a dormire perché oggi al lavoro è stata una giornata intensa” o magari di avere il respiro un po' più corto.
E se fosse il nostro corpo a chiederci più attenzioni?
E se noi non ascoltiamo i segnali che il nostro corpo ci manda, magari per dirci “ehi non sarà il caso di rallentare”, che cosa potrebbe accadere?

Accade che il tempo passa e quella voce diventa un urlo ... da essere solo un segnale di qualcosa che non va, se continuiamo ad ignoralo allora, potente come quell’onda che si infrange sugli scogli, arriva “qualcosa” di molto più intenso che ci costringe a fermarci. Così bruscamente ci obbliga a prenderci cura di noi, ci obbliga a stare con noi, a fermarci per capire cosa c’è che non va.

Ma come facciamo ad ascoltarlo, a sentirlo prima che accada qualcosa di più grande?
​
Ascoltare la nostra voce interiore, o saggezza interiore, può avvenire solo se la nostra mente è in silenzio e sgombra. Come si fa a praticare il silenzio interiore?
​Mi sono sentita dire più volte che se uno ha “troppo da fare” non è possibile, e al giorno d’oggi, ahimè, tutti abbiamo quel “troppo da fare”.

Io sono convinta che è possibile imparare anche l’arte di ascoltarsi in questa vita che va di corsa, rallentando per un attimo, e concentrandosi nella parte più vera e profonda di noi da dove possono emergere, non solo intuizioni e idee che si basano su una conoscenza vera, antica e saggia ma anche dove si crea quello spazio per “sentire noi stessi”.
Poi c’è chi mi chiede “ma devo per forza meditare?” … il punto non è l’atto in sé del “meditare” ma l’importante è “ciò che accade” in quello spazio… e ciò che accade è “sentirsi” e se mi “sento” allora posso ascoltare …
Gli insegnamenti della filosofia Buddista ci riportano a “Il Buddha esortava i suoi discepoli a prendere come oggetto di meditazione il proprio corpo e la propria mente.”
Un oggetto frequentemente utilizzato, ad esempio, è la sensazione associata all'inspirazione e all'espirazione nel corso del naturale processo respiratorio.
Sedersi in silenzio prestando attenzione al respiro porta, col tempo, allo sviluppo di chiarezza e calma.
In questo stato mentale è possibile discernere più chiaramente tensioni, aspettative, e scioglierli con l'esercizio di una scoperta intensa e delicata al tempo stesso.
“Il Buddha ha anche insegnato però che è possibile sostenere la meditazione nel corso dell'attività quotidiana, e non solo quando si siede immobili in un certo luogo. Si può portare l'attenzione sul movimento del corpo, sulle sensazioni fisiche o sul flusso di pensieri e sentimenti che si avvicendano nella mente.” Questa attenzione dinamica si definisce come 'presenza’, o consapevolezza.
E allora potremmo fare un tentativo, rallentare, e concederci il dono prezioso di osservare, sentire, prenderci cura di noi ed imparare l’arte di ascoltare quel “mare”, quello spazio infinito e silenzioso che c’è dentro di noi …
Buon ascolto.

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