Vi riassumo una breve storia che mi ha colpito molto e che mi ha insegnato a vedere nel dolore, non la sofferenza, ma la forza.
“Sokei era un’apprendista giapponese intento a creare la sua prima opera d’arte, un vaso di terracotta.
Lo splendore di questo capolavoro non stava solo nell’accurata scelta della materia, ma dall’amore e dalla passione che questo apprendista artigiano ci stava dedicando.
La sua anima entrò in contatto con quella della creta, che tra le sue mani stava prendendo vita e si stava trasformando in un’opera d’arte: in una proiezione della sua essenza, della sua creatività e libertà di espressione.
Mentre la pallina di terracotta cucinava in forno, Sokei contemplava tutto il processo, con l’euforia trattenuta di chi è testimone diretto della nascita di qualcosa di unico, tanto che riusciva a stento a trattenere l’emozione.
Le aspettative di Sokei erano alte e, dopo una lunga attesa, dedizione e pazienza,
Sokei aveva finalmente davanti a sé il risultato del suo capolavoro e del suo amore.
Era così bello che non poté evitare di sussultare.
Un tremore pervase il suo corpo, comprese le mani, tanto che la bellissima ciotola cadde e si ruppe in sei pezzi”e Sokei andò in disperazione.
“Caro Sokei, intervenne il suo maestro di ceramica, è arrivato il momento che ti spieghi una nuova tecnica, l’arte ancestrale del Kintsukuroi, perché tu possa ricomporre la tua vita, le tue illusioni e il tuo lavoro”.
Vai a prendere l’oro che custodisco nella cassetta sull’ultimo scaffale”.....
Che cos’è il KINTSUKUROI?
Il Kintsukuroi è l’antica arte giapponese di aggiustare ciò che si è rotto.
Quando un pezzo di ceramica si rompe, i maestri Kintsukuroi lo ricompongono aggiustando le crepe con fili d’oro, lasciando in vista la riparazione dato che, per loro, un’opera ricostruita è contemporaneamente simbolo di fragilità, forza e bellezza.
La tecnica del Kintsukuroi non mira a riparare un oggetto, ma a ricomporlo.
La riparazione è un atto immediato, che ha come obiettivo di recuperare le funzionalità di ciò che si è rotto; ricomporre quanto rotto invece, significa dare vita a qualcosa di nuovo con passione e amore.
Trasformare cioè la materia in qualcosa di nuovo e più forte dando valore alle crepe, senza nasconderle, ma al contrario, impreziosendole.
Similarmente il Kintsukuroi è anche “L’arte giapponese di curare le ferite dell’anima”.
Quando ci si trova di fronte a un’avversità di qualsiasi natura, la nostra reazione è frantumarci in pezzi e piangere nella nostra sofferenza.
Molte volte ci facciamo travolgere dal dolore, sentendoci sfortunati e lo viviamo passivamente in attesa che succeda qualcosa di miracoloso che ci possa fare uscire da quella triste e ingiusta situazione.
Cerchiamo quindi di ripararci senza attribuire alla sofferenza il giusto valore.
Il Kintsukuroi invece, ci insegna a curare le crepe, senza nascondere il dolore, convivendo con esso e lasciandolo in evidenza.
Molte volte nel dolore si matura e si cresce. Nel dolore noi ci fortifichiamo e ci rigeneriamo in persone migliori.
Le cicatrici inoltre, ci ricordano che siamo stati forti e che siamo riusciti a superare le difficoltà.
Il dolore ci insegna e ci rafforza.
Ci insegna che dentro di noi abbiamo la capacità di superare tutto e ci rafforza perché dal dolore, reagendo ad esso, si tirano fuori le risorse per superarlo.
Se riusciamo a trasformare queste energie negative in punti di forza, ci fortifichiamo per diventare persone migliori.
Spesso si è alla ricerca di un modo per essere felici, invece sarebbe importante trovare il modo per essere forti, per poter affrontare le avversità, senza negare o fuggire.
“Sokei era un’apprendista giapponese intento a creare la sua prima opera d’arte, un vaso di terracotta.
Lo splendore di questo capolavoro non stava solo nell’accurata scelta della materia, ma dall’amore e dalla passione che questo apprendista artigiano ci stava dedicando.
La sua anima entrò in contatto con quella della creta, che tra le sue mani stava prendendo vita e si stava trasformando in un’opera d’arte: in una proiezione della sua essenza, della sua creatività e libertà di espressione.
Mentre la pallina di terracotta cucinava in forno, Sokei contemplava tutto il processo, con l’euforia trattenuta di chi è testimone diretto della nascita di qualcosa di unico, tanto che riusciva a stento a trattenere l’emozione.
Le aspettative di Sokei erano alte e, dopo una lunga attesa, dedizione e pazienza,
Sokei aveva finalmente davanti a sé il risultato del suo capolavoro e del suo amore.
Era così bello che non poté evitare di sussultare.
Un tremore pervase il suo corpo, comprese le mani, tanto che la bellissima ciotola cadde e si ruppe in sei pezzi”e Sokei andò in disperazione.
“Caro Sokei, intervenne il suo maestro di ceramica, è arrivato il momento che ti spieghi una nuova tecnica, l’arte ancestrale del Kintsukuroi, perché tu possa ricomporre la tua vita, le tue illusioni e il tuo lavoro”.
Vai a prendere l’oro che custodisco nella cassetta sull’ultimo scaffale”.....
Che cos’è il KINTSUKUROI?
Il Kintsukuroi è l’antica arte giapponese di aggiustare ciò che si è rotto.
Quando un pezzo di ceramica si rompe, i maestri Kintsukuroi lo ricompongono aggiustando le crepe con fili d’oro, lasciando in vista la riparazione dato che, per loro, un’opera ricostruita è contemporaneamente simbolo di fragilità, forza e bellezza.
La tecnica del Kintsukuroi non mira a riparare un oggetto, ma a ricomporlo.
La riparazione è un atto immediato, che ha come obiettivo di recuperare le funzionalità di ciò che si è rotto; ricomporre quanto rotto invece, significa dare vita a qualcosa di nuovo con passione e amore.
Trasformare cioè la materia in qualcosa di nuovo e più forte dando valore alle crepe, senza nasconderle, ma al contrario, impreziosendole.
Similarmente il Kintsukuroi è anche “L’arte giapponese di curare le ferite dell’anima”.
Quando ci si trova di fronte a un’avversità di qualsiasi natura, la nostra reazione è frantumarci in pezzi e piangere nella nostra sofferenza.
Molte volte ci facciamo travolgere dal dolore, sentendoci sfortunati e lo viviamo passivamente in attesa che succeda qualcosa di miracoloso che ci possa fare uscire da quella triste e ingiusta situazione.
Cerchiamo quindi di ripararci senza attribuire alla sofferenza il giusto valore.
Il Kintsukuroi invece, ci insegna a curare le crepe, senza nascondere il dolore, convivendo con esso e lasciandolo in evidenza.
Molte volte nel dolore si matura e si cresce. Nel dolore noi ci fortifichiamo e ci rigeneriamo in persone migliori.
Le cicatrici inoltre, ci ricordano che siamo stati forti e che siamo riusciti a superare le difficoltà.
Il dolore ci insegna e ci rafforza.
Ci insegna che dentro di noi abbiamo la capacità di superare tutto e ci rafforza perché dal dolore, reagendo ad esso, si tirano fuori le risorse per superarlo.
Se riusciamo a trasformare queste energie negative in punti di forza, ci fortifichiamo per diventare persone migliori.
Spesso si è alla ricerca di un modo per essere felici, invece sarebbe importante trovare il modo per essere forti, per poter affrontare le avversità, senza negare o fuggire.